Una guerra maledetta
la missione della pattuglia del capitano Artz
Recensione di M.Cappelli | | bonelli/


Una guerra maledetta
Scheda IT-LSTR-7
- Pattuglia, La
valutazione (3,4,5) 60%
Il conflitto del Vietnam
A scorrere velocemente gli argomenti trattati nei numeri precedenti del mensile Le Storie, e soprattutto la rubrica d'apertura Story Teller, sembra che la maggiore fonte di ispirazione degli autori di questa collana sia rintracciabile, nella gran parte dei casi, nell'immaginario cinematografico. A maggior ragione questo sembra essere vero per l'avventura proposta ad aprile, La Pattuglia, una vicenda di guerra, con venature horror, ambientata in
Al di là della fonte di ispirazione del soggetto alla base, occorre rendere merito agli autori di essere riusciti a costruire una vicenda inquietante e disturbante, condita da alcune scene veramente notevoli: il massacro nel villaggio vietnamita e a seguire la folla di bambini che circondano i soldati responsabili, senza tralasciare lo scatto della foto di gruppo, primo inquietante segnale dell'anormalità della spedizione di soccorso.
La missione di recupero della pattuglia del capitano
Un'avventura non semplicemente di guerra, ma con risvolti horror, come si è già detto inquietanti, favoriti anche dallo stile di disegno del maestro Casertano, sempre in bilico tra realismo e grottesco, anche se forse in una prova qui nel complesso leggermente inferiore rispetto al suo esordio nella collana nel n.1, Il boia di Parigi.
Un difetto della storia è forse uno scarso approfondimento generale della psicologia dei soldati protagonisti, legato probabilmente alla scarsità delle pagine a disposizione. Il capitano Artz nella prima parte della storia sembra assurgere a protagonista assoluto nella vicenda, con le terrificanti ferite che porta sul volto, specialmente quando si dimostra implacabile nel giustiziare il soldato responsabile della morte degli innocenti vietnamiti. In realtà ben presto è il giovane
Tutto il gruppo dei nove soldati, in cui è resa appieno la composizione etnica variegata dell'esercito statunitense, è poco approfondito, quasi a voler rendere l'anonimato delle divise indossate, che li rende tutti egualmente responsabili delle atrocità commesse, soprattutto ai danni dei bambini, il cui massacro si ripercuote sugli stessi soldati, dato che le loro immagini ritornano più volte durante il loro cammino.
L'introduzione sembra voler indulgere nel mostrare la vita dei soldati americani in Vietnam, una vera e propria forza di occupazione per quasi 10 anni, con i momenti di tempo libero, il golf e il concerto rock, che sembrano quasi vissuti come una colpa dagli stessi soldati. Quasi assenti sono invece i Viet Cong, che fanno capolino soltanto nel momento della trappola iniziale a
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