La fine della saga
il quinto e il sesto capitolo dell'esalogia di Boselli
Recensione di G.Del Duca | | dampyr/

La fine della saga
Scheda IT-DP-101
- Alla ricerca di Kurjak
valutazione (3,3,6) 60%
Scheda IT-DP-102
- Spettri del Taklamakan, Gli
valutazione (6,5,6) 78%
A Mauro Boselli, sceneggiatore di tutti e sei i numeri della saga, va un plauso per aver saputo costruire un arco narrativo convincente sia nell'intrecciare i fili che nel districarli, per essere riuscito ad inserire all'interno di questo ciclo un albo, il n.100 "Il Re del mondo", che è al tempo stesso un numero speciale e un tassello dell'avventura.
Se la qualità complessiva della saga è molto alta, i singoli capitoli presentano alcuni alti e bassi, e i due albi conclusivi ne sono un esempio.
Sulle ali della fantasy
Proseguendo nel solco tracciato nel n.100, "Alla ricerca di Kurjak" gioca a sorprendere il lettore con uno scenario che non ha nulla a che fare con quelli tipici della serie. Disintegrato al termine del n.99, il fedele "pard" di Harlan si trova proiettato nel lontano pianeta Mongo, completamente privo di ogni ricordo se non quello di essere un guerriero.La sceneggiatura gioca con le commistioni tra i generi, anche se il risultato è inferiore rispetto al numero precedenteCome da classico canovaccio,
Ma in quel caso la transizione tra generi diversi era un riuscito escamotage per rendere narrativamente coerente quanto sarebbe accaduto dopo (e nel n.102) - oltre che per rendere speciale il numero celebrativo. Nel caso di "Alla ricerca di Kurjak", invece, l'ambientazione appare piuttosto pretestuosa, e l'intero dipanarsi della trama assomiglia molto ad un riempitivo, senza veri colpi di scena e con uno svolgimento prevedibile, anche se è probabile che - come d'abitudine per Dampyr - ci sarà prima o poi una continuazione che risponda alle domande lasciate in sospeso (la principessa
Per fortuna quella di Kurjak è solo una delle linee narrative del n.101. Anche se tutti gli attori in scena si muovono verso il più inevitabile dei finali, la maestria dello sceneggiatore rende questi intermezzi la cosa migliore dell'albo. E non tanto lo stato di sospensione in cui
La parte fantasy ha però un pregio, quello di dare ad Arturo Lozzi la possibilità di mostrare il proprio talento anche in ambientazioni meno convenzionali.
La resa dei conti
Non c'è transizione tra "Alla ricerca di Kurjak" e "Gli spettri del Taklamakan". Appena tornato nel nostro mondo, al termine del n.101, Harlan annuncia di voler partire alla ricerca dell'ingresso terreno al mondo di Draka, e all'inizio del n.102 troviamo il gruppo al gran completo che si prepara ad affrontare un viaggio che ai più appare come un suicidio."Gli spettri del Taklamakan" è in un certo senso la summa di Dampyr, con tutti gli elementi che hanno finora contraddistinto la serie, pregi e difetti compresi"Gli spettri del Taklamakan" è in un certo senso la summa di Dampyr, pregi e difetti compresi, e per giudicarlo occorre ripetere molte delle cose già dette nelle recensioni dei 100 numeri precedenti.
Ad esempio, che sembra quasi impossibile che in sole 94 pagine sia contenuta una storia così ricca. Se il n.101 era decompresso e con lunghe sequenze riempitive, "Gli spettri del Taklamakan" è un continuo alternarsi di trame, riferimenti al passato, anticipazioni del futuro (il sogno di Kurjak), immancabili indicazioni di carattere storico, e azione. Boselli riesce anche a trovare spazio per far interagire di nuovo - in modo breve ma significativo - i tre personaggi principali, e soprattutto per arrivare ad un finale che chiude un capitolo ma apre molte strade per il futuro.
Veniamo a sapere cosa è accaduto a Martin De Vere dopo che Harlan lo ha salvato dall'ira di Draka, e come questo lo abbia paradossalmente portato ad odiare ancora di più il suo nemico con cui sembrava essersi alleato ne "Il Re del mondo". Facciamo la conoscenza di
Tanta carne al fuoco, e come capita spesso, ciò porta ad una conclusione rapida, troppo repentina considerata la lunghezza della fase preparatoria. Boselli ci tiene poi a chiarire anche le cose lasciate in sospeso, ma le spiegazioni in questo caso appaiono superflue (come quando
Anche in questo caso ottima la parte grafica affidata ad Alessandro Bocci, diventato ormai una delle colonne della testata, il cui parco disegnatori è uno dei migliori - se non il migliore in assoluto - di tutta la Sergio Bonelli Editore.
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