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Potevamo stupirvi con effetti speciali. . recensione di Gianluigi Fiorillo Davies Whitley aveva già incontrato gli ufo, quella volta venivano dal profondo della sua mente. Forse oggi sono tornati, e dal profondo dello spazio.
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Ancora un volto conosciuto incrocia il destino di Dylan. E' Whitley Davies, già protagonista di "Terrore dall'infinito" (vedi scheda n.61). Da allora gli alieni si sono "esteriorizzati" divenendo reali e vittime della congiura del silenzio. Come al solito Sclavi prende spunto da un fatto trito e ritrito quale il filmato sull' autopsia del presunto "ufino" perito nel sempre presunto crash del '47 a Roswell per tirarne fuori una storia alquanto originale, a metà strada tra un albo di Martin Mystére e "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Soprattutto da questa ultima opera Sclavi travasa l'atmosfera mistica ed il legame esp ufino-uomo. L'idea degli ufini che viaggiano tra una dimensione e l'altra su dischi volanti di carta stagnola, "impantanandosi" ogni tanto nell'atmosfera del nostro pianeta, è sì poetica, ma in un certo senso addirittura coerente con i dubbi e le domande che ogni scettico si pone riguardo l'argomento.
La storia corre via godibilissima e ricca di colpi di scena non scontati. Perno principale la RAF nel ruolo degli "uomini in nero" e tenutaria dei segreti sull'esistenza degli ufo. Non convince molto l'accanimento dei militari inglesi nel coprire le falle della sicurezza nazionale addirittura uccidendo testimoni: alla luce della "confessione" del generale riguardo l'assoluta non pericolosità degli alieni non si capisce a che pro il rimanere in piedi di tale reparto difensivo. "Non è facile cambiare le cose, ve l'ho detto..." è troppo leggerina come motivazione. I dialoghi ed i personaggi sono all'altezza delle migliori prove di Sclavi. L'incipit strappa più di un sorriso, così come il personaggio del contadino smemorato alle prese con la sua particolare mucca. La stanchezza di Whitley nei confronti della vita è tangibile, lo stesso è per l'atmosfera da miracolo dell'atterraggio dell'astronave (condita dal famoso "effetto speciale" di cui vi parlerò nella sezione disegni). A chiosa di tutto c'è il discorso finale tra Dio ed un suo subalterno (ok, siamo tutti subalterni ;) a confondere le idee come in ogni buon DyD che si rispetti. ![]() ![]() ![]()
Altra ottima prova di Brindisi dopo l'eccezionale "3x0". Albo molto vario e difficile da disegnare. Per prima cosa i disegni appaiono più "seri" del lavoro precedente, vista la drammaticità della storia. Il nostro si rivela di nuovo a suo agio nel disegnare... animali. Dopo il tacchino del n.125 ecco la splendida mucca Starlet, disegnata con un tratto tridimensionale davvero stupefacente. Volti come di consuetudine davvero espressivi (a parte Bloch, un pò ingrassatello e senza collo...): persino l'"alieno" volto dell'alieno lascia trasparire con evidenza le emozioni dell'ufino.
Molto belle anche le tavole dell'atterraggio, nobilitate dalla sorprendente tavola multicolore di pagina 97. Se non siete stati avvertiti non potrete evitare un sussulto alla vista della coda arcobaleno che segue la luce che si allontana, come una moderna cometa. Un artificio semplice ma di grandissimo effetto che fa di questo numero, già bello di per sè, una pietra miliare della serie. ![]() ![]() ![]()
Copertina di atmosfera come l'albo all'interno, con un Dylan dal volto stranamente simmetrico per gli standard di Stano. Beh, albo sorprendente per dimensione, ben 100 pagine, per contenuti, e per effetti grafici (la frase di presentazione di questa recensione l'ho letta, dopo averla pensata, in seconda di copertina, ma di meglio non si poteva trovare, davvero :-).
Sono sicuro che questo numero farà al più presto capolino nelle nostre Top Ten.
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