Le citazioni sono da sempre una delle caratteristiche principali di Dylan Dog e, generalmente, rappresentano una mera strizzata d'occhio nei confronti dei lettori, riguardando aspetti secondari di una storia. Nel caso di "Daisy & Queen" si va troppo oltre. Non si può parlare di plagio, poiché la trama ideata da De Nardo ha una sua identità, ma il "prestito dello spunto narrativo" alla base di essa è troppo forte. L'idea che "il re del brivido" Stephen King ebbe nella sua casa del Maine per "Misery", uno dei suoi romanzi più agghiaccianti, è di quelle irripetibili e permea ogni pagina dell'albo e non può che portare a giudicare negativamente il soggetto in termini di originalità. A tale proposito, si leggano le considerazioni riportate nella recensione de "La città perduta" (n.137), per una situazione più eclatante di questa (sempre con i testi di De Nardo).
Quando si dice "avere il coltello dalla parte del manico"... disegno di Nicola Mari (c) 2003 SBE
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La storia si legge, comunque, con piacere. Ci presenta due donne tanto affascinanti quanto letali ed un simpatico e sfortunato giornalista tedesco, che abbiamo voluto omaggiare nel titolo della recensione (giocherellando con il titolo della versione cinematografica del libro di S.King). De Nardo si fa, amichevolmente, beffe del lettore facendo credere (un pò troppo vistosamente, a dire il vero), che le due sorelle siano un'unica persona. Ci sono un pò troppe coincidenze (Dylan che ha un incidente proprio nel luogo di cui Hugo gli aveva parlato, Hugo prima e Groucho poi che arrivano all'ultimo istante utile) ma è interessante l'assenza del "buonismo alla Dylan" con riferimento alle tragiche cause della follia delle ragazze (abusi del padre): Daisy e Queen oggi sono due psicopatiche, punto. E Dylan pensa alla propria pelle piuttosto che a versare lacrime o spendere paroloni pieni di retorica, come troppo spesso lo vediamo fare. Ogni giudizio sul dramma personale di Daisy e Queen è lasciato alla sensibilità del lettore.
Efficace la prova di Nicola Mari, il cui stile semi impressionistico, forse povero di dettagli ma di indubbio effetto, gioca un ruolo essenziale per sottolineare le atmosfere cupe ed angoscianti della vicenda. Ottime le raffigurazioni della fragilità di Dylan, impossibilitato a muoversi per la ferita alla gamba, e della follia (e bellezza) di Daisy e Queen.
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