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Nel 1212 un gruppo di bambini partì per la Terra santa per combattere una crociata. Molti secoli dopo, un gruppo di bambini parte per l'Italia per sfuggire alla miseria.
La voce dell'innocenza
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Quando dei resti umani appartenenti a bambini tornano alla luce durante gli scavi per la costruzione di un ipermercato, è più facile pensare a tremendi delitti risalenti ai secoli bui del Medioevo, piuttosto che alla barbarie dei giorni nostri.
Ma la differenza non è poi così marcata se qualcuno, mosso da un odio implacabile, decide di dar voce alla sua sete di vendetta per conto di tutte le vittime innocenti.
Anche per questo secondo numero, la testata creata da Giuseppe Di Bernardo e Andrea J. Polidori punta sull'intrecciarsi di piani temporali diversi. In questo caso, a differenza del n.1, il legame tra passato e presente è meno concreto e più concettuale, ma gli autori sono ugualmente abili nel mettere in scena una storia avvincente in cui Medioevo e giorni nostri si rincorrono lungo il dipanarsi della vicenda, e, pur senza mai toccarsi, sono perfettamente funzionali alla riuscita della storia e a ciò che gli autori intendevano comunicare. La sceneggiatura conferma quanto visto nel primo numero. In più, liberi dalla necessità di dover presentare personaggi fissi e ambientazioni, gli autori possono cercare una maggior fluidità della narrazione. E infatti la sceneggiatura è ricca di eventi, ma non è mai ridondante nè prolissa, la scansione temporale è sicuramente efficace, priva di lungaggini e tempi morti, con sequenze molto serrate ma anche momenti di pausa. In una parola, la sceneggiatura ha ritmo.Ciononostante la perfezione è lontana, e anche in questo numero i difetti non mancano. In primo luogo una ingenuità di fondo, che entro un certo limite rientra nelle caratteristiche della serie, ma che in certi frangenti mette a rischio la coerenza interna. E' il caso del comportamento dell'operaio del cantiere, che prima chiama Desdemona in radio e poi arriva alle mani con Fabio per cacciarla via dal cantiere. Comportamento funzionale alla narrazione ma ben poco logico. Migliora la qualità dei dialoghi, anche se c'è ancora un certo scarto tra la ricerca di uno stile colloquiale e scorrevole e alcune frasi che risultano forzate.
Non era facile disegnare una copertina per un albo del genere, quindi Palumbo e Benevento sono andati sul classico, riuscendo comunque a disegnare una cover d'atmosfera che sa comunicare inquietudine. In conclusione un albo che invita ad avere fiducia in una testata che, formato a parte, cerca di distaccarsi dalla classicità dei fumetti da edicola in formato bonelliano, e si sforza di essere originale, per tematiche e personaggi.
Una testata che, tornata in edicola dopo anni di assenza e solo da due numeri, dimostra di avere già un'identità ben definita. E non è poco.
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