Intervista a Giovanni Gualdoni

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Intervista a Giovanni Gualdoni
 

Intervista a Giovanni Gualdoni

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uBC ha contattato Giovanni Gualdoni in occasione del decennale della sua nascita, e ha posto a lui (come ad altri noti esponenti del mondo del fumetto) una serie di domande per analizzare questi 10 anni appena trascorsi, e provare ad immaginare insieme i prossimi 10.

1) 1996-2006... pensando rapidamente agli ultimi dieci anni come è cambiato il fumetto e il suo mondo editoriale (in Italia e/o all'estero)?

Premetto che, per chi ancora non mi conosce, il mio nome è per molti sinonimo di “Giovane Rivoluzionario del Fumetto Italiano”, e come tale: impulsivo, passionale, incosciente e un po' arrogante. Sebbene a trent'anni giovane non mi senta più molto, ho deciso comunque di non deludere la mia fama e rispondere a questa intervista in modo schietto e un po' polemico, conscio che darò sicuramente fastidio a molti, ma, me lo auguro, farò riflettere qualcuno.

Tornando alla domanda iniziale mi sento di affermare che la prima grande differenza che vedo evidente tra l’editoria a fumetti di dieci anni fa e quella di oggi risiede in quanto ormai la crisi del settore sia evidente e diffusa. Continui cali delle vendite, crescita dei resi (anche per i grandi editori), impossibilità per gli esordienti, soprattutto con stili troppo originali, di esordire (perdonatemi il gioco di parole!), difficoltà di trovare lavoro anche per gli autori professionisti, “Migrazione delle Matite” su altri mercati, inflazione dei prezzi delle tavole, incapacità di conquistare nuovi lettori e molto altro ancora. Nulla, è vero, che non ci fosse anche dieci anni fa, ma se quelli di allora erano i sintomi di un raffreddore che si poteva curare con l’aspirina, quella che c’è oggi è quasi l’infermità di un mercato che solo una lunga riabilitazione potrebbe rimettere in moto.

L’altra differenza che colpisce è come in Francia la figura dell’Editore sia essenzialmente quella di un “Produttore”, ovvero qualcuno che, pur non avendo competenze di fumetti, decide di investirci, come farebbe per una qualunque altra attività.

2) Finito il boom di Dylan Dog si è iniziato a parlare di crisi del fumetto italiano. Ma la cosiddetta "crisi" oggi c'è veramente? In caso di risposta positiva, direbbe che la crisi riguarda principalmente quale tra le seguenti ipotesi?

  1. a) l'età media dei lettori
  2. b) il numero di copie vendute
  3. c) le idee degli autori
  4. d) il coraggio degli editori di fare nuove proposte
  5. e) il fumetto come medium

La “C” e la “D”, anche se forse più quest’ultima, dato che le idee degli autori, per giungere ai lettori, passano per forza di cose attraverso il filtro degli editori che, oltre al coraggio, devono avere anche i mezzi per sostenerle. Ed è ovvio che un editore (almeno quelli Italiani) preferisca investire del denaro in qualcosa che sente vicino al proprio gusto rispetto a qualcosa che non gli piace o non comprende. Anche se, la storia del fumetto ce lo insegna, i maggiori successi a fumetti degli ultimi 20 anni sono nati da idee di autori che hanno faticato a convincere gli editori a farsi pubblicare. Il che avrebbe dovuto spingere gli editori a credere di più nei nuovi autori, e forse, in parte, è anche stato così, ma poi è bastato qualche insuccesso per tornare a una maggiore cautela o, in alcuni casi, alla convinzione che le nuove serie dovessero essere costruite a tavolino e con l’intervento di tante teste e infiniti compromessi.

Due cover de L'anello dei Settemondi
l'edizione tedesca e quella spagnola

(c) aventi diritto

Due cover de L'anello dei Settemondi<br>l'edizione tedesca e quella spagnola<br><i>(c) aventi diritto</i>

Alla lista di cause elencate nella domanda io mi permetterei di aggiungerne anche un’altra che ritengo importante, sebbene anche questa subordinata al coraggio degli editori, ovvero il mercato a cui il fumetto, sino ad oggi, si è rivolto, e cioè quello delle edicole. Un luogo che ha dato moltissimo allo sviluppo e alla diffusione del fumetto popolare ma che, proprio per la sua natura, ha impedito a questo mezzo di fare il salto di qualità che, come in Francia, l’avrebbe portato a essere considerato letteratura disegnata. Non è un ragionamento difficile da capire. E’ sufficiente pensare a ciò che si vende in Edicola, ovvero quotidiani, rotocalchi, settimanali di enigmistica, ecc. Tutto materiale il cui scopo è essenzialmente quello di fornire un intrattenimento di breve durata, giusto per ingannare l’attesa di un autobus, la corsa in treno, oppure la pausa pranzo.

Al pari, il Fumetto, rivolgendosi al pubblico delle edicole, è stato per molti anni considerato dalla maggioranza dei lettori Italiani nulla di più che un semplice passatempo. E i passatempi, quando non diventano passione, si cambiano facilmente con l’età e con l’avvento di nuovi e più moderni mezzi di intrattenimento. Ai tempi in cui andavo io a scuola ricordo che compravo diversi fumetti prima di partire e li leggevo in treno. E, come me, molti altri ragazzi e ragazze facevano lo stesso, tanto che entrando nel vagone si assisteva alla marea di albi aperti: all’epoca era il Dylan ad andare per la maggiore. Oggi, prendendo il treno, ho constatato che la maggioranza dei ragazzi ha le cuffie dell’I-Pod nelle orecchie, oppure manda SMS con il cellulare, quando, addirittura, non si guarda un DVD sul portatile. Quasi più nessuno compra un fumetto per leggerlo in treno. Il che mi sembra un chiaro segnale che non si può più guardare alle Edicole come unico mezzo di diffusione perché il pubblico che vi attinge è oggi attratto da mezzi più moderni e tecnologici.

3) A questo proposito la recente tendenza (in Italia) di allegare ristampe di fumetti a quotidiani o riviste come va valutata?

Una bella iniziativa che però, temo, non abbia portato grande ritorno al mercato tradizionale dei fumetti.

In giro per la rete


Play Press
sito ufficiale della casa editrice
Star Comics
sito ufficiale della casa editrice
Kappa Edizioni
sito ufficiale della casa editrice

4) Immaginiamo di andare a cercare un fumetto nel 2016. La prima cosa che mi viene in mente è...

  1. a) mi vedo andare in edicola come oggi
  2. b) me lo scarico in un qualche tipo di dispositivo digitale mobile
  3. c) mi vedo da un antiquario specializzato

Al museo di Paleofumettologia, no? Scherzi a parte, penso che tra una decina d’anni i grandi fumetti saranno ancora in edicola, affiancati da una grossa produzione da libreria di varia e libreria specializzata. Nella speranza che, per allora, le fumetterie abbiano finito di fare concorrenza alle edicole sui manga e che si siano dedicate a coltivare un po' di più il maltrattato fumetto italiano. Sicuramente i fumetti scaricabili da internet saranno moltissimi, per non dire tutti. Basti pensare ai film che oggi si possono scaricare da internet rispetto a quanti se ne potevano trovare 10 anni fa. Una condizione che, però, non ha ucciso il cinema che, anzi, continua a prosperare con il nascere di multisala sempre più grandi. E qui potremmo aprire una piccola parentesi riguardo a chi, tempo fa, sosteneva che il cinema era morto, quando poi si è scoperto che le ragioni della crisi erano legate solo al fatto che non si producevano dei buoni film. Il che dovrebbe insegnarci che se qualcosa è fatto bene, sia esso un romanzo, un film o un fumetto, la gente lo compra.

Quindi invece che piangersi addosso perché la gente non legge più fumetti, dovremmo solo rimboccarci le maniche e fare fumetti migliori e sicuramente la gente ricomincerà a leggerli. Tornando alla domanda, penso che, si, tra dieci anni il fumetto avrà con internet lo stesso rapporto che questi ha oggi con il cinema. Sicuramente si potranno scaricare moltissimi, se non tutti, i fumetti da internet, ma ciò non toglierà ai lettori il piacere di andare a comprarli per leggerli su carta.

5) Qual è oggi il rapporto del fumetto con gli altri media come cinema, videogiochi…?

In Italia è praticamente inesistente. A parte casi isolati quali Ratman, Martin Mystere e un paio di produzioni Disney Italia (Monster Allergy, WITCH). In altri paesi è l’esatto contrario, fino ad arrivare a casi limite come quelli degli Stati Uniti dove grandi case editrici pubblicano in perdita alcune serie all’unico scopo di guadagnarci poi con i prodotti collaterali. C’è anche, che fa riflettere, il caso della Virgin, che ha recentemente aperto la Virgin Comics con il dichiarato intento di pubblicare fumetti nuovi allo scopo di alimentare con nuove idee una propria etichetta cinematografica. Solo in Italia, per ragioni forse più di volontà che di opportunità, non si sono mai sfruttate largamente le incredibili possibilità che una serie a fumetti può offrire nel settore dei prodotti derivati. Prodotti che, non fosse altro, sono un mezzo di ricondurre pubblico verso i fumetti da cui quei giochi, film e altri media sono tratti.

Gualdoni e Luca Boschi

(c) aventi diritto

Gualdoni e Luca Boschi<br><i>(c) aventi diritto</i>

6) A metà degli anni '80 abbiamo opere come Watchmen o Dark Knight Returns che influenzano schiere di autori. Nel periodo considerato esistono opere (non solo italiane) dall'impatto equivalente o comunque significativo?

A parte i già citati Dylan e WITCH, penso che un certo impatto su i nuovi autori l’abbiano avuto anche Il Custodi del Maser di Frezzato e Sky-Doll di Barbucci&Canepa, dato che queste due opere, più di altre, hanno fatto da apripista per l’invasione di Autori Italiani in Francia. Un’invasione che per quanto ne so io continua, con successo, ancor’oggi e che ha permesso a tanti bravi autori di dare il meglio di sè al di fuori della povertà di risorse e rigidità di stili imposti dall’editoria italiana.

7) Sono ormai quasi vent'anni che i manga vengono pubblicati in Italia.
Ci hanno influenzato come autori o come lettori? E in termini positivi o meno?

Ad averci influenzato, per non dire “plagiato”, sono stati, molto prima dei manga, i cartoni animati. Vent’anni di bombardamento televisivo hanno mutato radicalmente il gusto per la

...se quelli di allora erano i sintomi di un raffreddore che si poteva curare con l’aspirina, quella che c’è oggi è quasi l’infermità di un mercato che solo una lunga riabilitazione potrebbe rimettere in moto.
grafica, per le storie e per la narrazione di una o più generazioni, rendendo inevitabile la successiva colonizzazione che, da li a breve, è stata quella dei Manga. Se i grandi Editori fossero stati più opportunisti avrebbero potuto, come in Francia, sfruttare e dirigere il fenomeno, aprendo etichette o collane parallele alle proprie consuete produzioni apposta per pubblicare Manga. Magari accettando l’idea di lasciare che alcuni autori, influenzati da questo stile che ha tanto richiamo nei giovani lettori, potessero comunque pubblicare anche su serie dal segno più tradizionale, aiutando a svecchiarle. Ma, al solito, si è preferito tirare dritto come schiacciassassi e lasciare che l’invasione dei Manga fosse un fiume in piena che, in breve, ha rubato un’intera generazione di lettori che, pur avvicinandosi al fumetto giapponese, non riescono ad appassionarsi a quello Italiano, stilisticamente e concettualmente vecchio di decenni.

8) Italia / Francia: fuga di cervelli (e matite) o possibili sinergie editoriali per cambiare anche il mercato italiano?

Ad oggi, solo un gran fuggi fuggi di matite. Una fuga motivata non, come accusano alcuni, da snobismo verso l’Italia, ma in larga misura per una reale necessità di trovare lavoro con cui “campare” e, a seguire, per il bisogno fisiologico di lavorare in libertà, al di fuori dei consueti rigidi schemi stilistici e narrativi.

9) Nel 1995 inizia a diffondersi internet come fenomeno di massa. Nel 2001 appaiono nella rete italiana i primi esperimenti di "fumetto elettronico" (nato per il web e non trasposto dalla carta).
Nel 2006 la giapponese NTTSolmare dichiara che in un mese vengono scaricati a pagamento nei cellulari "3 milioni di manga digitali".
I cosidetti webcomics sembrano però ancora cercare una propria identità e molti autori sembrano tuttora non riconoscergli una vera dignità.
C'è futuro per questa particolare forma di fumetto?
E si può parlare di fumetto senza carta?

Ammetto di saperne abbastanza dell’argomento “web-comics”, dato che in realtà ho iniziato a scrivere proprio per un fumetto elettronico che si intitolava Armadel. Si trattava in realtà di un “iper-fumetto”, in cui la scritta “iper” sottintendeva il fatto che era un fumetto con ipercollegamenti, sia testuali che grafici. In pratica erano pagine orizzontali, fatte apposta per il web e contenenti storie che era possibile fruire come semplici fumetti su internet, oppure esplorare in modo multimediale attraverso collegamenti all’interno del fumetto stesso. Un’esperimento che ebbe un buon successo di pubblico ma che non riuscì mai a decollare economicamente per via della difficoltà di trovare degli sponsor. Ciò nonostante Armadel ha significato moltissimo per me e per gli autori del mio gruppo, dato che è da li che è iniziata la nostra collaborazione e la nostra amicizia. Parlo quindi di “fumetto elettronico” con una certa familiarità, e anche con un po di nostalgia, affermando che sicuramenente i fumetti su internet sono un’esperienza destinata a crescere, frenata per ora in Italia dalla difficoltà di farsi pagare i contenuti scaricati.

L'homepage di Armadel
http://armadel.clarence.com

(c) aventi diritto

L'homepage di Armadel<br>http://armadel.clarence.com<br><i>(c) aventi diritto</i>

10) Le fanzine cartacee dalla incerta diffusione e certissima passione dei produttori sono scomparse. Al loro posto le varie web-zine. Abbiamo perso o guadagnato qualcosa nel cambio?

Secondo me al loro posto sono arrivati i cosidetti “editori-amatori”, ovvero quegli appassionati di fumetti che, con pochi mezzi e zero esperienza, si improvvisano editori, limitandosi a investire appena i costi di stampa, risparmiando invece sui costi di produzione e promettendo agli autori, di solito esordienti ma, sfortunamente, non solo, percentuali sulle vendite che, per intuibili ragioni di tiratura esigua, non arrivano mai a vedere. Il risultato sono delle fanzine più curate a livello di stampa, ma neppure questo è sempre vero, ma, indubbiamente con molta meno passione, dato che spesso questi editori-amatori hanno anche la pretesa di dire agli autori cosa realizzare, smorzando creatività ed entusiasmo.

11) Internet pone un'altra domanda: quale rapporto tra autori e "forum di discussione"? L’interazione tra autore e lettore non è mai stata così facile e pubblica come oggi. Fermo restando il diritto di ognuno di scegliere la propria “politica” in questo senso, se doveste consigliare un collega, suggerireste come Clifford D.Simak al neoscrittore Asimov: "Isaac, ora che sei dall'altra parte della barricata non puoi più battibeccare con i lettori sulla pagina della posta delle riviste"?

Come sempre… dipende dagli autori. Alcuni, rarissimi, hanno la capacità di ascoltare le critiche dei lettori e discernere tra ciò che è sensato e ciò che è un capriccio dettato dal gusto personale del singolo. Come ho detto, sono rarissimi. La maggioranza degli Autori che conosco, io stesso compreso, identificano troppo spesso il proprio lavoro con se stessi. Una critica ad un proprio lavoro è pertanto uguale ad una offesa personale e, di solito, provoca grande frustrazione. Per questo la maggioranza degli Autori evita, per quanto possibile, di leggere le critiche in Internet, soprattutto quelle dei forum dove, per via dell’anonimato dato dai nick-name, è difficile conoscere realmente chi scrive e quali competenze possiede in merito all’argomento che si trova a criticare. Discorso diverso quello di alcuni siti specializzati, dove gli articoli sono firmati con nome e cognome e dove, spesso, si ha la possibilità di conoscere poi realmente gli autori che li redigono.

Dr. Voodoo
la copertina del volume

(c) aventi diritto

Dr. Voodoo<br>la copertina del volume<br><i>(c) aventi diritto</i>

12) Uno sguardo al passato. Recentemente è stato finalmente ristampato il Commissario Spada. Ci sono altri fumetti italiani immeritatamente sepolti di cui le ultime generazioni di lettori non hanno potuto usufruire?

Sebbene io sia anche un collezionista di fumetti e adori frugare per fiere e bancarelle alla ricerca di pezzi smarriti nella storia del fumetto, credo che in questo momento le operazioni di “restauro” siano già moltissime e che, anzi, ci si dovrebbe stupire di come si preferisca ristampare per la decima volta lo stesso volume di un certo autore, piuttosto che finanziare autori nuovi che chiedono solo un’occasione che nessuno sembra più volergli dare.

13) Uno sguardo al futuro. Tra i nuovi autori italiani pubblicati negli ultimi 10 anni, salta in mente qualche nome come possibile nuovo Pratt / Bonvi / Caprioli / Bonelli...?

Roberto Recchioni. Il suo John Doe è il fumetto più innovativo e più al passo con i tempi degli ultimi anni. Se fosse stato realizzato con maggiori mezzi economici, pubblicato da un’editore in grado di dargli una tiratura di lancio maggiore e la relativa visibilità e diffusione, non esito a credere che sarebbe potuto essere un nuovo Dylan Dog.

14) 2006-2016... pensando ai prossimi dieci anni che linee di tendenza si possono vedere nel futuro dei fumetti (in Italia e/o all'estero)?

La mia idea è che, a livello di narrazione, i fumetti erediteranno sempre più le tendenze televisive, giocando sempre di più sulla “continuity”, ovvero una storia all’interno della storia. Avventure autoconclusive ma legate le une alle altre dalle vicende personali dei protagonisti. Protagonisti, inoltre, sempre più umani e sfaccettati, invece che eroi di pietra in cui nessuno riesce più ad immedesimarsi. Una formula assolutamente vincente che unisce il piacere di un’avventura autoconclusiva (che chiunque può godersi senza leggere tutta la serie) alla voglia di appassionarsi delle vicende personali dei vari protagonisti. A livello di disegno, invece, credo che la contaminazione del Manga sarà sempre più evidente, dato che la prossima generazione di fumettisti, almeno dai miei sopralluoghi nelle scuole, ignora largamente il fumetto popolare italiano, ed è invece appassionato o comunque aperto a tutto ciò che proviene dall’estero, con particolare riferimento all’oriente.

15) Tu ti stai facendo strada con molte iniziative positive (penso, ad esempio, ai cartonati dello studio Settemondi e, per l’edicola, a Wondercity) che ben fanno sperare per il futuro del fumetto italiano: come inquadri queste tue attività in questo momento di presunta “crisi” del fumetto?

Due cover di Wondercity
l'edizione italiana e quella croata

(c) aventi diritto

Due cover di Wondercity<br>l'edizione italiana e quella croata<br><i>(c) aventi diritto</i>

Inanzitutto, ti ringrazio, sia a nome mio che del gruppo. Rispondendo alla domanda devo dire che i nostri non sono tentativi di migliorare una crisi ormai davvero grave, quanto più un modo di fare resistenza ad oltranza. I nostri prodotti, fatti ancora con grande passione e voglia di sperimentare, sono più che altro un desiderio di dare un esempio che rischia di cadere nel vuoto se non ci saranno altri che ci seguiranno su questa strada e, soprattutto, grossi investitori disposti a sostenerla economicamente, cosa che a tutt’oggi in Italia non vedo e che abbiamo trovato solo all’estero. Da qui non la volontà ma la necessità di produrre inizialmente altrove i nostri lavori e, solo secondariamente, riportarli in Italia.

16) Quale è la tua visione del mondo del fumetto francese, da interno ai lavori, rispetto a quello italiano?

Ogni mercato ha le sue regole e le sue eccezioni, i suoi pregi e i suoi difetti. Devo ammettere che quello francese, almeno per me, è un buon modello di ciò che si potrebbe realizzare in Italia. La differenza più evidente, che salta subito all’occhio, è il diverso rispetto e interesse che la gente comune ha verso i fumetti, che sono qui considerati vera e propria letteratura disegnata. Anche, a mio parere, per il fatto di essere venduti in libreria e non in edicola. Discorso già spiegato in precedenza.
L’altra differenza che colpisce, almeno che ha impressionato me ed altri autori che conosco, è come in Francia la figura dell’Editore sia essenzialmente quella di un “Produttore”, ovvero qualcuno che, pur non avendo competenze di fumetti, decide di investirci, come farebbe per una qualunque altra attività. E come normale, chi investe non partecipa al processo creativo, se non scegliendo gli editor con le competenze per scegliere, a loro volta, i progetti e gli autori

Ogni mercato ha le sue regole e le sue eccezioni, i suoi pregi e i suoi difetti. Devo ammettere che quello francese, almeno per me, è un buon modello di ciò che si potrebbe realizzare in Italia.
da pubblicare. Ciò che ne consegue è che le idee degli autori arrivano incontaminate al lettore che, in base ad un’affinità di gusto, decreta realmente il successo o la scomparsa di una serie o di un’autore.
C’è da notare anche il fatto che in Francia i nomi degli autori siano sempre in copertina, cosa che porta all’ovvia conseguenza di farli conoscere ai lettori che in questo modo si affezionano più ad un’autore che ad una serie. L’opposto che avviene in Italia, dove a essere conosciuto dalla gente comune è il nome di Diabolik, ma dove solo gli addetti ai lavori sanno chi lo realizzi o l’abbia inventato. Una condizione che, ovviamente, avvantaggia gli Editori proprietari di una serie che, a discapito di chi la scrive o disegna, sono sicuri che i lettori acquisteranno comunque questo o quel fumetto perché appassionati della serie.
Si potrebbe poi discutere dell’importanza che in Francia viene dato ai prodotti derivati dai fumetti, in testa l’animazione che sta vivendo, proprio oltralpe, un periodo di grandissimo sviluppo. Cosa che, di riflesso, porta pubblicità al fumetto stesso e che, se fosse più coltivata anche in Italia, sarebbe un mezzo straordinario per riavvicinare il giovane pubblico ad un fumetto che, a giudicare dai suoi lettori, diventa sempre più vecchio. Per contro, il fumetto francese può essere molto spietato, e gli insuccessi di pubblico decretano quasi sempre l’impossibilità di continuare a pubblicare per una determinata editrice. Una sorta di selezione naturale in cui solo i migliori vanno avanti. E anche qui, le differenze con l’italia, sono evidenti.

Per chiudere mi scuso per la “logorrea” che vi ho riversato addosso e ringrazio quanti sono arrivati a leggere fino in fondo.

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