L' Uomo Nero non sta sotto il letto
una storia di ordinario razzismo
Recensione di T.Barone | | julia/


Scheda IT-JU-124
- Mostro, Il
valutazione (6,6,4) 83%
Il modo in cui si costruisce pian piano il rapporto tra il ragazzo e il
vecchio barbone è magistrale. Si definisce per contrasti, mediante
dialoghi sintetici che luno dopo laltro sfaccettano i personaggi, la
loro vita, fino a trasformarli in compagni di ventura e amici nella
disgrazia. Unamicizia profonda, persino un ponte generazionale, nel
quale si mescola un confronto fra un giovane di colore, odiato e
vilipeso da una società razzista, e un interlocutore apparentemente
senza segreti e addirittura saggio. Sarà proprio questa saggezza del
poi, a regalarci un finale che di retorico ha ben poco - o forse la sola
superficie -, capace di toccare le intime corde di un lettore (o di una
chitarra, che dir si voglia!).
Dunque, perché non dire che si tratta di una narrazione politica a tutti
gli effetti?
Dunque, perché non dire
che si tratta di una narrazione politica a tutti gli
effetti?
Se lintenzione non era questa, linterpretazione, al contrario, è
legittima. In controluce, infatti, è possibile scorgere, in quel di
Ma non finisce qui.
In questalbo, la vita di Julia diventa il mezzo diretto per operare in
tal senso. Essa si concede alla trama per lasciare che il problema
razzismo sia ben individuato nei personaggi, nelle locazioni (si pensi,
ad esempio, alla comunità di padre
Ovviamente, la storia non approfondisce tutte le tematiche toccate, né
ha la pretesa di farlo. Pensiamo ad esempio allaccenno alle
diseguaglianze sociali come ricco-povero, ma anche agli accenni alla
tragedia del Ruanda. Dunque, abbiamo molti spunti tematici che
vanno a coagularsi nella vicenda centrale, che ne fanno quasi da
contesto narrativo, con elegante maestria, conducendo verso un sentiero
che è quello del dramma del diverso, del colpevole "mediatico" e
pregiudizialmente tale, non solo per i benpensanti.
Julia manifesta tutto il suo disappunto per le testimonianze "contro il
negro" e, in linea con il personaggio che rappresenta, ciò non è
affatto, o, almeno, non va letto come, buonismo a buon mercato. Julia
esprime se stessa in tutta la sua naturalezza: non vi sono forzature o
prese di posizione gratuite. Ed è per questo che il livello narrativo si
mantiene alto. A noi interessa che sia (stata) raccontata una bella
storia e che quindi venga rispettata la volontà del narrare, prima
ancora che quella di comunicare un messaggio.
Non mancano alcuni siparietti divertenti, come
Julia è un fumetto sociale e politico, oltre ad essere una rappresentazione del reale- o forse proprio per questo -, e vale la pena di porvi laccento, visto che la Bonelli difficilmente, di questi tempi, pubblica opere così "audaci". In una situazione editoriale in cui impera il "politically correct", questo fumetto costituisce un'eccezione molto significativa.
I disegni del duo Piccioni/Mattone non vanno oltre la visione
artigianale. Il tratto di Piccioni, soprattutto, domina la scena
garantendo comunque unonesta leggibilità, nonostante alcune vignette
appaiano rozze o tirate via (vedi, per es., lultima vignetta pag. 58) e
alcune fisionomie e posture siano un po legnose (ultima vignetta pag.
65; quarta vignetta pag.69).
Sul fronte copertina, neppure Soldi se la cava meglio. Anzi.
Pur essendo uno dei più valenti copertinisti di Casa Bonelli, Soldi non
rifugge da una certa noncuranza dinsieme (il viso di Webb è
irriconoscibile e l'espressione dei volti e la linea dei corpi non
convincono).
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Scheda IT-JU-124
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