Morire insegna
una legge per la prosperità nazionale insegna la vita dalla morte
Recensione di M.Dollari | | manga/
Morire insegna
Uno su mille
Uno su mille ce la fa, cantava Gianni Morandi nell'ormai lontano 1985 e l'italico cantante credeva che, finché la campana non avesse suonato, si poteva andare avanti e sperare fino in fondo. Non è il caso dei protagonisti di questo drammatico manga: anche qui la selezione avviene in uno su mille, ma il risultato finale è tutt'altro che positivo e l'epilogo è definitivo, senza via di scampo.
In una nazione che somiglia in tutto e per tutto al Giappone, ma che non è il Giappone, il governo ha messo in atto una "Legge per la prosperità nazionale" secondo la quale, per diminuire crimini e suicidi ed aumentare il prodotto interno lordo e la natalità, ai bambini delle scuole elementari deve essere iniettato un vaccino del tutto particolare: una siringa su mille contiene una speciale nanocapsula che, quando il bambino avrà raggiunto un'età compresa fra i diciotto e i ventiquattro anni, esploderà nei pressi del cuore, uccidendo all'istante il soggetto.
24 ore per dare un senso a tutta la propria vita...
Ventiquattro ore prima della morte, un incaricato del governo, denominato Messaggero, ha il compito di consegnare l'avviso di decesso all'interessato di turno: in questo modo, il futuro cadavere ha un ultimo giorno in cui poter fare tutto ciò che vuole. Il vincolo è tuttavia quello di non compiere crimini, cosa che toglierebbe ai familiari il diritto alla "Pensione di prosperità nazionale".
Un incarico vissuto con conflittualità
"Ikigami", che vuol dire appunto "avviso di decesso", è incentrato su due punti di vista: quello delle vittime della mostruosa legge e quello di un messaggero,
Dall'altro lato ci sono loro, le vittime designate, coloro che servono al governo per mantenere alta l'attenzione del popolo, coloro il cui sacrificio involontario insegna a tutti gli altri che la vita va vissuta attivamente, senza perdite di tempo e senza pentimenti. Ma la realtà è che a nessuno di questi importa nulla di cosa pensano gli altri e viceversa: "mors tua, vita mea", chi sopravvive oltre i ventiquattro anni tira un sospiro di sollievo e dimentica ben presto cosa sarebbe potuto succedere. Chi riceve l'avviso di decesso inizia invece a vivere nel ricordo di se stesso le ultime ore della propria vita. Allora la mente vacilla e visto che non c'è più nulla da perdere si compiono azioni estreme, logicamente legate alla propria sfera caratteriale. Chi serba rancore lo sfoga, chi ha dolci ricordi cerca di riviverli, chi è assorbito dal lavoro rivolge a questo le ultime energie e così via, in un incontrollabile scroscio di lacrime di angoscia e paura.
Una legge dagli esiti ambigui
A questo si aggiunge che l'evoluzione delle due sottotrame procede secondo due velocità diverse. Quella di Fujimoto ha ancora dei risvolti tutti da scoprire e avanza lentamente fra una consegna e l'altra, mettendo tuttavia in evidenza un fatto sconcertante che si riflette all'opposto sulle vicende dei malcapitati. Mentre nella sua storia, tutto ciò che lo circonda viene avvolto dalla negatività della professione (la ragazza che lo lascia, il capo che lo puntella spesso e lo tiene sul chi va là, gli amici che lo evitano, i condannati che lo maledicono, ecc), in quelle dei morituri c'è sempre almeno una persona il cui percorso della vita viene positivamente influenzato dal tragico evento.
...una legge spietata ed efficace al tempo stesso...
Questo impone un fattore molto importante nella narrazione delle storie. L'autore sembra far rimbalzare il concetto di utilità della legge per la prosperità. Da un lato, essa sembra fatta apposta per far capire a chi sopravvive l'importanza di vivere una vita al massimo, come se si sapesse di dover morire il giorno dopo. In questo senso perciò la legge sta adempiendo al suo scopo. D'altro canto, però, a causa del dramma vissuto da coloro che devono lasciare questa valle di lacrime viene anche messo in evidenza quanto crudele sia la modalità con cui il governo ha scelto di "insegnare" qualcosa ai suoi contribuenti. La cosa sembra esser resa ancor più inutile nel quarto episodio, dove una psicologa del governo ammette che "non esiste una terapia efficace per qualcuno che sappia di dover morire il giorno dopo". Per non parlare poi del quinto episodio, in cui si fa strada in un personaggio un moto di rivolta nei confronti della legge.
Questo porre la chiave di lettura in continua contraddizione è forse il segreto con cui scoprire l'evoluzione di "Ikigami": il lettore potrebbe non saper scegliere con chi schierarsi. Sembrerebbe banale dire "io sono contro una legge così spietata", ma davvero Motorô Mase vuole mettere in risalto la crudeltà della legge rispetto agli effetti benefici che questa ha sul popolo pseudo-giapponese così presentato?
Ikigami, di Motorô Mase, Panini Comics, 216 pg. b/n, brossurato, tre volumi a cadenza bimestrale (ciascuno dei quali contenente due episodi autoconclusivi) pubblicati dal giugno all'ottobre 2007 , euro 7,00NB: la data di pubblicazione del quarto e per il momento ultimo volume della serie non è stata ancora precisata


