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" Il virus di fine millennio "


Pagine correlate:

Vincent Von Hansen, Sergej Orloff, Chris Tower, Angie, il duo Kelly e Dee, Orfeo e Euridice. Un vero dream team per concludere una saga durata due anni. A vederli tutti insieme, la domanda sorge spontanea:

"A che ora (e con quale fuso) è la fine del mondo?"
recensione di Gianluigi Fiorillo



TESTI
Sog. e Sce. Alfredo Castelli    

Eccolo, con l'invito in mano, all'ingresso del sontuoso palazzo all'indirizzo indicato sulla busta. Il maggiordomo che gli apre è in livrea, e con gesto solenne gli indica la direzione.
Davanti c'è da attraversare un corridoio illuminato. Le pareti sono colme di dipinti, alla destra di ognuno di essi un titolo. C'è "Il caso Majorana", ritratto del famoso fisico misteriosamente scomparso. Ci sono scene che rappresentano entità varie alle prese con portali dimensionali ("Il Trono di Hampton", "I guerrieri del lupo") o calamità d'ogni tipo causate da macchine fantastiche ("L'isola delle rose", "Tragedia nel cielo"). Una serie di quadri, intitolata "La città dei cinque anelli", sembra raccontare una storia antica di uomini modernissimi. Curiosamente, ognuno dei dipinti porta in calce un numero negativo, a mo' di count down. E in fondo al corridoio, una porta, e sulla porta un grande "-1".

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Chi si rivede! Vincent!
Ti ricordavamo più giovane, però.
(c) 2000 SBE
   
 
Eccolo, il Lettore, aprire quella porta emozionato e carico d'attesa. Già da lì fuori, insieme ad alcune familiari, gli pare di sentire alcune voci di persone che non vede da un'eternità. E così gira quella maniglia ad occhi chiusi, per aprirli all'improvviso una volta dentro. Vuole essere stordito dall'Evento.
E sì, ci sono proprio tutti! Manca il padrone di casa - si sa, lui è sempre in ritardo, prima o poi si farà… vivo - ma gli altri sono lì. Chris che discute con Antonietta e soci, Kut Humi che sorseggia un Bellini, persino Sergej che parla amabilmente con… nooo, è Vincent? E il cameriere che gli porge un cocktail sussura qualcosa sul probabile arrivo della stupenda Angie e dei suoi loschi amici estivi. Il Lettore è lì, frastornato, quasi incapace di fare un passo. Non ha mai visto tanto potenziale tutto in una stanza, ha paura di muoversi e di perdere magari qualche parola o qualche movimento importante. Vorrebbe ascoltare e vedere tutto, diamine! E il meglio, pensa, deve ancora venire.
"Tutta questa gente - il pensiero si forma nella sua mente gongolante - è qui per qualcosa di speciale". Si sforza di tener d'occhio le entrate del salone - cavolo, quante porte ci ha messo, questo architetto? -, soprattutto le più nascoste. Sa bene che il padrone di casa è avvezzo ad entrate in scena sorprendenti, e sa bene che il tutto inizierà quando egli si farà finalmente… vivo. Mette una mano nella tasca sinistra del vestito buono, dove ha riposto l'invito. E' più che altro un gesto di nervosismo, quell'invito lo conosce a memoria. Non è che in realtà dica molto, è una semplice frase scritta con caratteri dorati: "Non puoi mancare". Nessun accenno a cosa sarebbe avvenuto, ma egli sa che è sicuramente qualcosa di speciale. Prima, mentre percorreva il corridoio, la sua mente, stimolata dai variopinti scenari dei quadri, aveva iniziato a formulare ipotesi e congetture. Egli l'aveva fermata, sicuro che anche questa volta sarebbe stato stupito. Ora ritorna su quei pensieri, ma un tocco sulla spalla destra gli fa sollevare gli occhi fissi sul cartoncino dell'invito. E' Martin. E quello che indossa… - sono almeno 10 anni che non lo vede vestito così - … è proprio quel mitico quanto fuori moda giubbotto che lo accompagnava nelle sue prime avventure!
In realtà non sa come riesce a rispondere al saluto del professore, e a chiedergli cosa significhi tutta questa incredibile gente lì, sopraffatto dall'emozione come è. Sa solo che la risposta gli causa un mancamento, un senso acuto di stordimento, mentre attonito realizza: - Dunque tutto questo è solo… uno… stamaledettissimo buffet! -

Questo incipit mi è stato dettato dal Lettore in persona. Il Recensore non avrebbe voluto riportarlo ma, ahimè, il Lettore è una persona subdola. S'intrufola tra le righe scritte dal Recensore e ne squinterna le espressioni. Così questa volta il Recensore ha pensato bene di lasciarlo sfogare, per poter poi scrivere senza interferenza alcuna.
Come il Lettore ha coloritamente espresso, il leggere un'opera è assimilabile ad un lungo viaggio verso una meta. Più lungo e misterioso è il viaggio, più è agognata e attesa la meta. Quindi, in parole povere, da una saga durata due anni ci si aspettava tutto fuorché un finale a tarallucci & vino come quello di questi due albi. Si pensava che tutto ciò che era accaduto durante le tappe del count down diventasse alla fine legna da ardere per il grande falò finale, e che tutte le cose lasciate all'ombra durante il viaggio fossero rivelate dalla sua luce.

E invece la sensazione che rimane alla fine della lettura è esattamente contraria: quella che non
tutto fosse chiaro all'inizo neppure nella mente di Castelli.
   

E invece la sensazione che rimane alla fine della lettura è esattamente contraria: quella che non tutto fosse chiaro all'inizio neppure nella mente di Castelli. Si era consci del fatto che molte delle storie che hanno piastrellato questo cammino fossero state sagomate forzatamente per incastrarsi con le altre, ma si era ragionevolmente sicuri che lo scheletro, quelle 5 - 6 storie cardine, fosse solido e tutto proteso verso una conclusione "naturale" e, non lo si può negare, sorprendente. Invece quella che ci è stata proposta sembra l'unica conclusione che a posteriori fosse possibile, quasi un esercizio di ragioneria per far quadrare i conti. Sicuramente è stato un complesso esercizio di ragioneria, con molte voci da mettere in conto e un lungo periodo da coprire; ci sarà voluto tutto il mestiere del BVZA per raccordare tutti i fili di arianna che aveva sparso nel labirinto del countdown. Per abbellire il tabellone, che forse sarà apparso alla fine troppo scarno, Castelli si è servito di una spruzzatina di vecchi personaggi dell'empireo mysteriano. Spruzzatina che, come lo zucchero a velo, ha il pregio di aggiungere qualcosa alla forma ma non certo alla sostanza. Il redivivo Orloff ma soprattuto il reinvecchiato Vincent Von Hansen sono corpi estranei alla storia. La Magic Patrol è lì per una nomination per gli effetti speciali, nulla più. Persino Martin è ridotto a risolutore di indovinelli da videogioco adventure. Alla fine l'unica cosa decisiva la fa Brooke, il vecchio programmatore, piazzando un bel millenium bug nella macchina dell'Apocalisse.
E' decisamente mancato il colpo di genio finale, solo parzialmente riuscito con la trovata dell'astronave amplificatore di onde gravitazionali.


Orfeo ha perso la testa, che insegue un elicottero (!?)
Disegno di Giancarlo Alessandrini (c) 2000 SBE



DISEGNI
Giancarlo Alessandrini    

Siamo alle solite: come si può valutare Alessandrini quando disegna Martin Mystère? E' come voler misurare il metro campione depositato al Museo della Misura di Parigi: Alessandrini è il creatore grafico della serie e pertanto il suo tratto è al massimo confrontabile con le sue stesse passate performance: qui siamo certamente ai massimi livelli. Molto belle, in particolare, le sequenze che hanno come protagonisti elicotteri e il decapitato Orfeo, oltre alle due copertine.



GLOBALE
 



Ecco i saluti degli invitati al buffet... ops, volevo dire, degli amici e dei nemici di Martin
di Giancarlo Alessandrini (c) 2000 SBE

Questa è la conclusione e quindi mi tocca ripetere ciò che ho detto fino alla noia nella recensione: era lecito aspettarsi di più. Inoltre il timore del Lettore è che con questa saga si sia davvero raschiato il fondo del barile (delle idee). Timore parzialmente fugato dal Recensore, che sa (spera?) che molti giovani cervelli stanno lavorando per allungare la vita del BVZM.
 

 


 
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