|
| ||||||||
La fiaba, in carne e sangue.
|
C'è sempre un pizzico di timore nell'accostarsi ad un'opera "tratta da". Ogni buon lettore, spettatore, in una parola "divoratore" di "manufatti culturali" ben sa che ogni "medium" ha le sue "specificità", caratteristiche del suo linguaggio, del "codice", che non sono uguali a nessun altro. Per cui, se per fare un buon prodotto "ex-novo" occorre un buon "artigiano", per fare una buona "conversione" da un "codice" ad un altro, occorre un artigiano eccellente! Okano Reiko, autrice di "The Calling" ("Il richiamo") si mette alla prova in questo senso scegliendo di trasportare le parole e la narrazione di "The forgotten Beasts of Eld" ("Le Fiere dimenticate di Eld", pubblicato da Urania Fantasy con il titolo di "La Maga di Eld") di Patricia McKillip. Già nella scelta la Okano dà prova di ambizione: scoperta da Marion Zimmer Bradley, Patricia McKillip è un'autrice forse unica nel suo genere: i suoi libri non possono infatti essere inseriti in nessuno dei filoni principali della letteratura fantasy, nè tra gli epigoni di Tolkien, nè tra i fautori dell'epica alla Howard, nè nel filone, di cui la sua tutrice è stata rappresentante di successo, del fantasy a suggestioni storiche. Patricia McKillip scrive "fiabe". I personaggi dei suoi racconti sono i personaggi delle fiabe: le bestie parlanti, il ragazzo ingegnoso, il re pavido, la strega, la matrigna e la principessa della torre. Resi, però, di carne e sangue: l'arte di questa autrice sta nel fornire a questi "tipi" quella profondità che la favola non poteva dare loro. Il loro mondo è quello delle fiabe, le loro azioni sono quelle di personaggi delle fiabe, ma il lettore li vede, forse per la prima volta, come esseri veramente vivi di cui, finalmente, capisce le motivazioni. Probabilmente la mia descrizione è inadeguata e questo dovrebbe dare una misura di quale complessità presenti questa scrittrice. Scrittrice che, per di più, non ha neanche la notorietà di un Tolkien o, per lo meno, di una Marion Zimmer Bradley, che sarebbero state scelte più scontate per una fumettista che avesse solo voluto "disegnare un romanzo fantasy". Non si tratta quindi di una scelta presa con leggerezza.
Senza conoscere altri esseri senzienti ella cresce indipendente affinando la capacità del suo sangue, studiando sui libri dei maghi e discutendo senza sosta con i più saggi dei suoi animali, il Cinghiale Parlante Cyrin, che conosce la risposta ad ogni enigma, e la grande gatta Moryah che ha conosciuto generazioni di potenti streghe. Il suo unico interesse: chiamare a sè come ha fatto con gli altri animali il Liralen, l'uccello fatato che può volare fino ai confini dell'universo. Ma il secondo potere del suo sangue, quello regale, la porterà a tornare nel mondo degli uomini, venendo coinvolta in una faida che la vedrà presa tra un rancoroso principe azzurro, un bimbo figlio di re, un re deluso dagli uomini, un mago nero annoiato di tutto. Di abitudine, mi è difficile raccontare la trama di un fumetto, soprattutto quando si tratta di una bella trama: mi sento sempre un po' come se tradissi il lettore. Per cui lascerò, una volta di più, la narrazione sospesa, nella speranza che la curiosità spinga il lettore a procurarsi il romanzo e, quindi, questo particolare fumetto. Senza rovinare la sorpresa, però, penso si possa scendere di più nelle "specifiche" dell'opera in sè, affrontando questo secondo volume.
La sceneggiatura, rispettando fedelmente il romanzo, fa del suo meglio per rendere la tensione disperata dello svolgimento: i dialoghi si fanno tronchi, affannati, pieni di invocazioni, esclamazioni e implorazioni. I personaggi si muovono come su di un palco d'opera, con movimenti ampi che quasi sempre si congelano in un gesto difensivo o di resa.
Spesso, in una figura dormiente, in una donna che cammina, nelle fiere di Eld, in un personaggio accasciato o invocante, ci coglie il "deja-vu". Era forse il tema di un arazzo? Un comprimario di una Pala religiosa? Un frammento di affresco?
Per quanto, infatti, tenti di coniugare con fedeltà la parola del romanzo con l'Arte Sequenziale, il risultato resta sospeso a metà. Ogni lettore sa, infatti, che vi è una "ritmica" della parola che i più bravi romanzieri conoscono quasi d'istinto. Chi ha avuto occasione di leggere "The Lord of The Rings" nella sua lingua madre saprà cosa intendo e, nel suo piccolo, anche la McKillip pare conoscere questo ritmo lirico a menadito che, sia detto questo ad onore dei traduttori nostrani, ben si può cogliere nella traduzione italiana. Questo "ritmo", questa "lirica" delle parole comuni appena accostate, non si traspone, purtroppo, nel fumetto di Reiko Okano. L'impegno che ella profonde nel timore di "snaturare" l'opera, la inibiscono nello sfruttare a fondo la "ritmica", altrettanto nobile, del fumetto, componendo con più libertà e attingendo a forme dinamiche che il fumetto (per non dire quello giapponese) mette a disposizione in gran copia. La dinamica della narrazione romanzata, la sua forza immaginifica, purtroppo non trova perfetta rispondenza nella dinamica della narrazione per immagini e nel potere della "closure" (della limitazione) del disegno riquadrato di evocare il non visibile. A causa di ciò, la tensione del narrato originale resta insuperata.
Si tratta di un fumetto "d'autore" che non scontenterà il suo pubblico: coloro che vogliono non solo l'intrattenimento ma anche un certo approfondimento e, perchè no, un bell'oggetto. Si tratta, soprattutto, di un esperimento raro che, come sempre, troverà sostenitori e detrattori ma che non potrà lasciare indifferente chi si avventurerà nella sua lettura. Magari dopo, e questo è un consiglio che andrebbe preso quasi come un ordine (o "un'offerta che non si può rifiutare"), aver recuperato su qualche bancarella di usati il romanzo da cui è tratto: rara perla in un genere che troppo presto si è impantanato in acque stagnanti.
The Calling di Reiko Okano |
|