A volte riscopro perché ancora oggi leggo tanti albi bonelliani: perché in
ognuno di essi c'è in potenza un vero e proprio romanzo, nonostante le
delusioni siano sempre più frequenti. E questo può avvenire con naturalezza,
leggendo questa storia così semplice e perfetta, tra le più belle di una
testata che ha saputo offrire moltissimi racconti di grande valore.
Una storia che affronta con sensibilità e ironia un tema difficile e delicato
come quello della vecchiaia, una storia dove non c'è recitazione, dove non ci
sono eroi, ma solo uomini e donne come quelli che potremmo incontrare ogni
giorno, e che a volte riescono ad essere meglio di qualunque eroe. E a volte
no. Manfredi li ritrae tutti con lo sguardo del naturalista, li osserva
"Una storia che affronta con sensibilità e ironia un tema difficile e delicato
come quello della vecchiaia …"
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scoprirsi e svelarsi nella loro intimità psicologica, senza mai forzarne i
tempi o voler mostrare più di quanto sia giusto aspettarsi da loro. Li mostra
nel loro bene e nel loro male, e anzi ancora una volta lascia che siano essi
stessi a farlo. Quattro ritratti costruiti con pochi elementi, eppure completi
e non bisognosi di altro per rimandare l'immagine di quattro persone umane
vere: l'orgoglio brusco, la gelosia e la generosità calda di
Gambe Salde, la rustica saggezza di Cerchi-nell'Acqua, il complesso fondersi
di paure, gelosie, manie, esaltazioni e slanci di Flauto Lamentoso, la gaia e bonaria
follia e la vitalità panica di Pelle-di-Lontra, possibili solo per chi abbia ormai oltrepassato la paura della morte. A questi si aggiunge la caratterizzazione di un Magico Vento attentissimo a offrire il suo aiuto e la sua guida al gruppo, cercando
di non ferire l'orgoglio dei quattro, sopportandone le bizze, guidandoli con
discrezione verso il loro obiettivo, o meglio mettendoli in condizione di
guidare se stessi.
L'uomo e lo sciamano sono qui perfettamente fusi e paritetici. Illuminanti i brevi squarci onirici nei quali Ned Ellis trova in Rifiuta-di-smettere quasi una nuova guida spirituale, che rinnova il patto tra lo sciamano bianco e la sua gente di adozione tutta; mentre la donna Rifiuta-di-smettere è forse qualcosa di più per l’uomo Magico Vento, come l’ultima tavola dell’albo potrebbe adombrare.
"Magico Vento è qui nella pienezza della sua umanità e della dimensione di sciamano"
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Il viaggio dei quattro non è iniziatico e neppure di crescita, ma finisce, e senza
che questo appaia forzato, per donare nuova consapevolezza al più debole tra loro, Flauto Lamentoso, e per condurre a morte gli altri due uomini del
quartetto, una morte che per loro probabilmente è preferibile ormai alla vita,
ma senza che in questo vi sia tristezza, rimpianto o peggio: resa.
La "digressione" di Topo Muschiato serve a infondere azione in una storia
altrimenti troppo statica, e tra la rievocazione della leggenda dell'antico
Topo Muschiato fatta da Pelle-di-Lontra e la morte del suo discendente per
mano di Magico Vento c'è il tempo per abbozzare velocemente ma in modo non
banale il ritratto di un deraciné perduto dietro la sua mania, ma privo di
aloni romantici: un predone sbandato come molti ve ne furono sicuramente.
Barbati e Di Vincenzo, e soprattutto il primo in assolo, sono davvero molto bravi a cogliere i sottili
risvolti psicologici del racconto, e i personaggi risultano ben rafforzati in
quella dimessa ma mai banale quotidianità che è la cifra di quest'albo.
L'altro grande protagonista, che fanno agire nella narrazione è la natura.
"Ottimo il lavoro dei disegnatori, uomini e natura hanno il respiro di un’epica quieta e rasserenante”
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Maestosa o vicinissima alla dimensione umana, che sia un'impervia montagna
innevata o un cespuglio rado, un'aquila ad ali spiegate, una piccola lepre in
fuga o un pesce catturato all'amo, la realtà esterna interagisce con quella
interna dei personaggi e la completa, fornendo al lettore l'accompagnamento
(quasi musicale) degli eventi, scandendone i tempi e i modi, dal dramma alla
commedia più brillante.
Vedi anche la scheda della storia.
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