uBC

Qui di seguito Bepi Vigna risponde a recensione e commenti su NN69. uBC e l'autore invitano tutti ad esprimere la propria opinione, sia su quanto è esposto in questa pagina che in generale sul fumetto e sul personaggio Nathan Never.

Lanciamo quindi con questa pagina un nuovo modo di fare critica reso possibile dalla rete: il confronto interattivo autori-critici-lettori. Ovvero un'analisi che non leggerete mai su una rivista di carta. Ringraziamo l'autore per la disponibilità e la sensibilità dimostrata con la sua partecipazione a questa iniziativa.

Quindi, non mancate di farci sapere la vostra! I messaggi più interessanti saranno riportati nella pagina degli Interventi dei Naviganti. Per inviare i vostri commenti utilizzate il form del Fatecelo Sapere.

Dietro una storia

intervento di Bepi Vigna

L'intento mio e di Catacchio era quello di cercare di far aderire il più possibile le immagini e il montaggio delle vignette alla materia narrativa con la quale ci stavamo cimentando.

Ho ritenuto che una vicenda cyberpunk si prestasse a questo tipo di esperimento: potevamo, infatti, provare a rendere attraverso le immagini la particolare prosa (un po' barocca) che costituisce una delle caratteristiche più interessanti dei romanzi di Gibson. "Cacciatori di Virus" è stata, insomma, il banco di prova per saggiare alcune soluzioni espressive, l'occasione per usare un linguaggio leggermente diverso dal solito.

Utilizzando una griglia di sei vignette su tre strisce (creando graficamente una vera e propria gabbia, come quella delle carceri) abbiamo cercato di rendere l'atmosfera claustrofobica e il senso

disegni di Catacchio
(c) 1997 Bonelli

di oppressione che provava il protagonista. Nelle sequenze ambientate nel cyberspazio, invece, le vignette a tutta pagina, scontornate o comunque più ariose, dovevano rendere quel senso di libertà che Case ricollegava al periodo in cui lavorava come hacker. La griglia di tre vignette su due strisce, ci obbligava a lavorare soprattutto sui primi piani e sui dettagli, utilizzando in maniera espressiva anche i dialoghi fuori campo.

Con la sceneggiatura ho cercato di accentuare il ritmo sincopato che, in questo modo, assumeva la narrazione, spezzando le scene un po' prima che si esaurissero del tutto, cercando così di assecondare la sintesi che ci imponeva il taglio delle vignette. Inoltre, per non condurre quest'operazione solo su un piano puramente formale, ho scelto un soggetto classico (il tema del riscatto)per smascherare - anche attraversoi i dialoghi - le radici della letteratura cyberpunk, ovvero l'hard boiled americano (genere che amo tantissimo).

Probabilmente qui ho commesso un errore, perchè avrei dovuto sorprendere di più il lettore (il quale non necessariamente deve essere costretto ad apprezzare i giochi linguistico-espressivi dello sceneggiatore). Certo, avrei potuto usare qualche trucco del mestiere e guadagnare qualche complimento dai lettori più sprovveduti, ma non l'ho fatto, non ci ho pensato perchè ero troppo preso dal problema di "come raccontare".

La storia è stata vista come una "scopiazzatura" di Neuromante. Non è così: tutto l'impianto narrativo è strutturato diversamente, le convergenze (peraltro dichiarate, esplicite) sono solo nella superfice. Il plot è totalmente un'altra cosa. Ma siamo in un campo dove di assolutamente originale non c'è nulla. Potrei citare venti romanzi che hanno un impianto drammatico identico a quello di "Neuromante", ma non è il caso di "Cacciatori di Virus", che semmai percorre schemi più antichi (e anche più solidi) di quelli utilizzati da Gibson.

Naturalmente, sia io che Onofrio Catacchio, sapevamo che il lavoro che stavamo facenda comportava dei rischi, ma abbiamo pensato che valesse comunque la pena portarlo avanti. I virtuosismi della sceneggiatura non sono piaciuti a tutti, ma molti lettori (e soprattutto alcuni addetti ai lavori) li hanno apprezzati. Io, comunque, sono contento di averla scritta, anche se mi è costata una certa fatica.

Vorrei fare notare che non è la prima volta che ho provato a sperimentare strutture narrative ed espedienti espressivi insoliti. Con "Cuore di Tenebra", ho condotto una narrazione su tre piani diversi, intersecanti tra loro. Con "L'Ultima Onda" e "La storia di Kathy Teller" ho costruito il racconto sui flashbacks, usando per (la prima volta alla Bonelli) le vignettone su due pagine; con gli Almanacchi ho sperimentato il Nathan che narra in prima persona avvenimenti passati (e ho fatto una storia con tre episodi realizzati da disegnatori diversi); con "Operazione Drago" ho studiato un ritmo narrativo serrato, che accorcia il tempo di lettura nelle scene concitate d'azione; orse sono lo sceneggiatore che usa più spesso il cosiddetto "piano sequenza", quello che inserisce figure simboliche e metaforiche nella narrazione e forse anche quello che coinvolge maggiormente i disegnatori con cui lavora. Una volta, qualcuno mi ha accusato di usare un linguaggio troppo cinematografico, ma io credo che questo sia un merito.

Mi piace lavorare così, mettendomi in discussione, rischiando, cercando strade difficili. Ogni sceneggiatura è l'occasione per provare qualcosa di nuovo sul piano del linguaggio, per affinare la tecnica. Alcuni lettori affezionati mi apprezzano per questo, altri non mi sopportano. Ma rispetto tutti e cerco di fare sempre meglio il mio lavoro.

Un saluto a tutti.
Bepi Vigna

Vai agli Interventi dei Naviganti..

creation date [ 15.03 1997 v1.0 ]