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" Bonnie e Clyde"

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Bonnie e Clyde fuggono su una decapottabile nelle polverose strade dell'America di provincia degli anni '30. Anzi no, cancella tutto. Bonnie guida per le strade di New York negli anni '90, e il vento nei capelli non lo sente in auto, ma grazie all'altezza del volo in dirigibile.

Voglio una vita esagerata
recensione di Marco Migliori



TESTI
Sog. e Sce. Gino D'Antonio    

Bonnie è decisa, matura e responsabile. Lei non si perde in sciocchezze, e appena sente la sirena, stabilisce che è il momento di tagliare la corda. E se vi ruba un dirigibile, è solo per togliere il "bimbo" dai guai.

Clyde è irruente e immaturo. Quando non gioca con Bonnie, non sa cosa fare. E se si trova davanti a una gioielleria, non resiste e perde l'occasione del colpo grosso. Ma se state per cadere da un aeroplano in volo, lui vi tira su e vi ributta si fuori, ma con il paracadute.

L'esagerazione è il sale della vita di questi due giovani, che nemmeno il serioso Nick Raider può evitare, in fondo in fondo, di trovare simpatici. Si respira in quest'albo, la stessa voglia di libertà che caratterizza molti episodi della Storia del West di D'Antonio.

Bonnie e Clyde non sono i moderni indiani del 2000. La loro più che una comunione con la natura, o senso di indipendenza, è vera e propria ribellione. Ribellione contro gli schemi della società: una vita da ufficio o da cantiere non fa per loro.

L'importante non è vincere per loro, ma partecipare. Che importa se si fa il colpo grosso o meno. La loro ragione di vita non è il presente, ma il prossimo colpo. Di solito nessuno si fa male, e questo segna la loro differenza con i predecessori, indispensabile attributo per figurare bene nella serie gialla della Bonelli.

D'Antonio agita con grande professionalità questi ingredienti in un albo in cui non mancano le singole personalità. Il sergente all'ingresso ha infatti occasione con poche battute di uscire dallo schema e dare l'avvio all'indagine. Il Tenente Art stabilisce con grinta che quando è in ballo l'onore del distretto, la pensa come "ciaocara" Vance. Jimmy si dimostra attento e competente. E'un micromondo che come tutti i posti di lavoro contiene gente di tutti i tipi. La differenza con il solito tran-tran della serie, è che tratteggiate da D'Antonio sembrano persone reali.

(19k)
Art suona la carica
di Tacconi (c) 2001 SBE

Grande finale in cui emerge la sensazione di libertà e incoscienza della coppia. Nick non può non restarne affascinato, ma tuttavia cosciente del pericolo che potrebbero causare. Bonnie sempre all'erta e sveglia, disillude il "bambinesco" Clyde e gli impone di fuggire. Non ci viene mostrata la conclusione (ottima scelta), ma è scontata. Se non a Santa Ana, in qualche altro posto sperduto si infrangerà il loro sogno.



DISEGNI
Ferdinando Tacconi    

Tacconi maneggia ancora con maestria le vignette e spesso bastano pochi tratti per caratterizzare al meglio un personaggio.

Ecco quindi ad esempio la prima striscia di pag.51, dove le espressioni sono rese al meglio. Purtroppo però Tacconi su Nick Raider soffre di un problema: la carenza di sense of humour.

Non ci riferiamo a Tacconi, ma proprio al protagonista e ai suoi comprimari. Non mancano le battute nella serie, ma sono devolute a personaggi che hanno la professione di macchietta. Non troppo adatti quindi ad un disegnatore ancora capace di caricare di aristocratica ironia, le espressioni dei suoi personaggi.

Il tratto di Tacconi che tanto si è evoluto nei suoi 50 anni e passa di professionismo è ormai irrimediabilmente ancorato allo stesso stile visto sugli Aristocratici (testi di Castelli) o sugli episodi d'autore degli anni '80 (le storie in coppia sempre con D'Antonio su Orient Express,Il Giornalino e Un uomo un'avventura).

E così se questa caratteristica ci descrive un distretto vivo nella prefazione, in cui i poliziotti sorridono cercando di scambiarsi qualche battuta, a volte invece scade nell'enfatizzare l'espressione di qualche personaggio. Caratteristica mitigata dai testi di D'Antonio, ma comunque tale da risultare forse fastidiosa in qualche vignetta, per gli amanti del duro Nick Raider.



GLOBALE
 

E' sempre un piacere leggere le storie di una coppia come D'Antonio e Tacconi. Sarà il "peso" del loro passato a predisporci positivamente, ma non si può negare che D'Antonio sia l'autore che meglio è riuscito a costruire un distretto di polizia credibile. E che Tacconi comunque porti personaggi frizzanti e caratteristici.

Quest'albo ne è un esempio. Non un capolavoro, ma un prodotto professionale, godibile e simpatico. Un buon viatico per il giro di boa del centocinquantesimo numero.

 

 


 
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