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Primo Piano
Lily è una ragazzina malinconica dall'espressione triste negli occhi dalle lunghe ciglia, il viso affilato di chi deve saltare qualche pasto, il corpo smagrito costretto su una sedia da un incidente avvenuto durante la sua infanzia, e che le ha lasciato in ricordo una gamba che non funziona più. Così ce la presenta Gino D'Antonio - con il supporto grafico di un Renato Polese che per lei dà il meglio di sé, baciato dalla grazia del Genio del Fumetto - a pag.12 del n.34 "Senza legge"; e nonostante la retorica da me sparsa a piene mani per introdurre Lily :-), il padre della Storia del West non ne fa uso alcuno: D'Antonio partecipa della situazione della giovane, se ne commuove (e soprattutto ci fa commuovere), ma la sua descrizione è asciutta, lontana dall'enfasi retorica che autori meno dotati avrebbero utilizzato, il personaggio non è mieloso, ma al contrario risulta autentico nelle sue pene e nei suoi slanci e nella prefigurazione di una personalità decisa e forte come poi mostrerà il futuro (pag.30 dell'episodio di cui sopra).
Sembra tutto finito qui - una splendida e solitaria apparizione per un personaggio struggente che lascia il segno - quando Gino D'Antonio riporta Lily alla ribalta all'improvviso, e con un'entrata in scena a dir poco brutale: ancora una volta asciutto e misurato lui nel gestire i suoi personaggi presentandoli nell'essenzialità della vita; ma ancora una volta inevitabile la retorica nel descrivere situazioni, dialoghi, disegni che commuovono e che stupiscono per la naturalezza e la sobrietà con cui la commozione viene suscitata. Quando Ben e Lily si ritrovano nel n.56 "Grido di guerra", la giovane è in un saloon, dove balla e senza dubbio esercita la professione materna. Della timida ragazzina che fantasticava delle gesta di Achille, Ettore, Ulisse resta ben poco, ma l'amore tra i due c'è sempre stato (e a fugare ogni dubbio provvede subito lo schiaffo che Lily dà a Ben in risposta alle sue parole sferzanti a pag.21) e ora può accendersi adulto, senza i sogni di quel primo, lontano, incontro. La vita non era stata tenera con Lily, e ancora meno lo sarà in seguito, come per Ben. Quando Lily uccide il suo sfruttatore per legittima difesa Ben se ne assume la colpa (non altrimenti avrebbe potuto comportarsi quel cavaliere medievale) e i due inizieranno la loro fuga, destinata a concludersi tragicamente con la morte di Lily. E' nel proprio stesso DNA che un personaggio come Lily trova scritta la propria fine; ma l'autore, che si era riservato il privilegio di disegnare il nuovo incontro tra i due, conduce la sua creatura alla conclusione senza il minimo sentore di quel moralismo che all'occhio del lettore moderno suonerebbe fin troppo falso: inevitabile, sì, la morte di Lily, ma anche naturale, un evento che rientra nei casi della vita. Tra i due momenti del nuovo incontro e della morte della giovane, D'Antonio ci narra la storia d'amore di Ben e Lily, perfetto contraltare a quella tra la bella Belinda e Bill Adams . Al lungo, profondo, contrastato romanzo tra lo yankee dal nobile cuore e la pragmatica lady del sud - amore infine realizzato, e giocato sui toni della commedia - egli contrappone il breve e disperato rapporto che lega una giovane sbandata e un ragazzo sempre in bilico tra legalità ed illegalità; i toni sono quelli della tragedia, anche nei pochi momenti di requie. Tanto è "scandaloso" e drammatico questo, quanto era appassionato e romantico quello. D'Antonio non risparmia nulla ai suoi personaggi che hanno così modo di mettere in mostra i propri caratteri, sempre pronti a sacrificarsi l'uno per l'altra, come quando - in "Grido di guerra" - Lily abbandona Ben, lasciandolo svenuto nella prateria, conscia del fatto che il ragazzo dovrebbe continuamente battersi per lei contro i più vari tipi di avventurieri ("Io non ti porto fortuna... Ben, tu dovresti batterti ad ogni passo per me in questo mondo selvaggio e crudele. E io ti amo troppo per sopportare che tu rischi la vita ad ogni istante... vorrei che lo capissi. E poco dopo - parlando con Bat Masterson che le chiede perché abbia abbandonato Ben -, ribadendo tutto il proprio disincanto sugli uomini, affermerà: "Che si ammazzino... Ben è diverso e non voglio che si batta per me ad ogni passo. Ora sapete perché l'ho lasciato...").
C'è una sorta di parallelo in questo e nel formarsi dei loro rispettivi caratteri, tra Lily e Belinda; e se a Lily manca lo spirito brioso ed impertinente con cui Belinda si è misurata con Pat, la sua dignità dolente dà miglior misura di un personaggio segnato dalla sofferenza. Sono entrambe - Lily e Belinda - donne che si emancipano in un mondo dominato totalmente dal maschile; ma partono da posizioni diametralmente opposte: abituata ai minuetti ipocriti delle convenzioni sociali dell'aristocrazia terriera della Virginia, Belinda - troppo forte per accettare condizionamenti esterni - rinnega il ruolo di donna decorativa che il suo ambiente sociale le imporrebbe per affrontare gli uomini sul loro terreno ed imporsi loro in virtù delle sue qualità e della sua intelligenza; e senza mai perdere la propria specificità femminile. Lily, d'altronde, riuscirà a trovare nel suo amore per il giovane MacDonald le forze per prendere in mano le redini della propria vita - e viverla fino in fondo da donna libera - breve o meno che fosse. Nel mezzo di tutte le tragedie che fa vivere loro, Gino D'Antonio riesce a ritagliare per Ben e Lily anche qualche rara occasione di gioia, quasi provasse pietà, specie per quella sua figlia così sfortunata e alla quale ha riservato la morte precoce degli eroi del mito, quegli eroi che Lily sognava da ragazza. Ecco allora che i due possono rubare pochi momenti di serena intimità alla tirannia della narrazione, come in Sentieri selvaggi nella sequenza all'interno del saloon della ghost town; o addirittura assaporare la felicità vera, grazie alla generosità di Don Nacho che, nel n.65 "Rio Grande" li accoglie presso di sé permettendo loro di sperare, per un breve momento, in un futuro di pace ed amore. Puntualmente, seguirà la fine di ogni illusione, e la morte di Lily ristabilirà l'ordine (narrativo) delle cose: esaurito il proprio compito di aver rappresentato le virtù catartiche dell'amore e la sua opposta carica di disperazione, questa fragile eppur decisa biondina dall'anima ricca d'amore e di contrasti, uscirà di scena per scolpirsi nella memoria di coloro che hanno letto "Storia del West". Per chiudere mi sia concesso di tornare ad un parallelo con l'altra grande figura femminile della saga: Belinda. Nel ritratto che le ho dedicato l'ho definita "un sogno", ebbene anche Lily lo è; e se Belinda è il sogno di una donna che amiamo ed ammiriamo, Lily è il sogno di una donna che amiamo e vorremmo proteggere, salvandola dalla sua fine così ingiusta; ma sappiamo che lei non vorrebbe, che ha accettato quella fine per potersi liberare dalla protezione degli uomini - di ogni uomo - e poter vivere la propria vita con Ben su un piano di rispetto reciproco. E allora ci accontentiamo di amarla, così, semplicemente.
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n.34 1866| Lily è una ragazzetta adolescente, figlia di una prostituta sul viale del tramonto, della quale condivide la grama esistenza costretta su una sedia da una gamba offesa in un incidente anni prima. L’incontro ad Abilene con il giovane Ben MacDonald segnerà per sempre la sua vita: il sensibile e romantico Ben riuscirà infatti a procurarle il denaro per poter andare nell’est e sopportare i costi di un’operazione chirurgica che le restituisse la funzionalità dell’arto.
n.56 1875|
A Fort Sill Ben MacDonald ritrova una Lily cresciuta e i cui sogni di adolescenza sono naufragati nella prosaicità e crudezza della realtà: la ragazza è una ballerina di saloon. n.62 1876/7| Lily e Ben continuano la loro fuga; sulle loro tracce è una strana figura di cacciatore di taglie, Hellman, che posa da predicatore. Anche Pat MacDonald è sulle orme del figlio che vorrebbe riportare a casa. Sarà proprio lui a regolare i conti con Hellman, che aveva ferito Ben in una ghost town. Pat dovrà quindi lasciare il figlio e Lily sotto l’ala protettrice di Geronimo che porterà i due con sé in Messico.
n.62 1877-8?|
Giunti in Messico, e ripresosi Ben dalla sua ferita, i due salvano la pelle a Lazaro, un ladro vagabondo che si rivelerà in seguito essere il comandante Rivera, un ufficiale della polizia messicana sguinzagliato sulle tracce dei ladri di bestiame che imperversano in Messico. |
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