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Sog. e
Sce. Claudio Nizzi
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Gli abiti non fanno Tex.
Nel nizziano teatrino del già visto e sentito, sgambettano sgraziate le malriuscite imitazioni dei personaggi creati nel 1948 da G. L. Bonelli. Disarticolate e ottuse, obbediscono alle mani di un mangiafuoco spietato e senza idee. Uno dei burattini indossa la sacra fascia di Wampum: trucchetto sufficiente a ingannare gli spettatori seduti e ipnotizzati dai movimenti lenti e annosi dei fantocci che, sfiorando le assi scricchiolanti del palco, si affannano nel confezionare la storia risaputa. Chi, in piedi e per dovere di cronaca, ha assistito all'orrenda rappresentazione, se ne allontana in fretta, nauseato e disgustato dall'ennesimo, patetico tentativo di far passare per Aquila della Notte e Capelli d'Argento spente marionette i cui autentici nomi sono Tordo della Notte e Capelli Bianchi.
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Capelli Bianchi e Tordo della Notte Disegno di Carlo Ambrosini
(c) 2005 SBE
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Strutture narrative, scene, dialoghi, termini, definizioni, metafore lisi, stantii, buoni a ogni evenienza - segno, si badi bene, non di un linguaggio costruito al fine di significare secondo una precisa traiettoria l'universo texiano, ma di un apparato linguistico derivato dalla cristallizzazione in categorie stereotipate dei topoi creati dalla fertile fantasia del papà di Tex - scendono come fili a manovrare primattori dal cuore di comparsa, figure bidimensionali, personaggi a tempo.
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Carlo Ambrosini
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Intervistato, Ambrosini si è detto lusingato per aver avuto la possibilità, disegnando Tex, di "contribuire a fargli fare almeno un passo lungo la strada che lega il suo lungo passato al futuro". Se passo c'è stato, è stato compiuto non in avanti ma fuori dalla suddetta strada. Figlia di una volontà costantemente tesa all'indagine, all'esplorazione, all'analisi dello scenario da tradurre in immagini, la linea densa, ruvida, plastica dell'illustratore lombardo ben poteva confluire in un'interpretazione nuova e ricca di suggestioni del mondo di Aquila della Notte. Niente di tutto questo. L'alibi costituito da una sceneggiatura inanimata può reggere fino a un punto determinato: oltre il quale emergono nitide le responsabilità del creatore di Napoleone, autore di una prova inguardabile.
Del tutto assente la cura del dettaglio, infinite le vignette prodotte frettolosamente - si avverte, netta, la sensazione di essere di fronte a un lavoro eseguito controvoglia -; personaggi incapaci di offrire una recitazione credibile, inespressivi; in alcuni punti, volti appena abbozzati, caricaturali, anatomie imperfette: grossolani coaguli di inchiostro ad arredare tavole realizzate con freddo distacco.
  
Gradevole la copertina. Unico aspetto positivo di un albo da condannare a un eterno oblio.
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