<dopolavoro> il blog di uBC

Giovedí, 9 Luglio 2009

  • weblog/?4502
    messaggio da G.Gentili - 09/07/2009 23:00
    Il sito Uncannyxmen.net ha realizzato una divertente mappa di tutte le relazioni nell'universo degli X-Men e anche tutta una serie di alberi genealogici.
    Tag:

    Venerdí, 3 Luglio 2009

  • messaggio da P.Dionisio - 03/07/2009 22:05
    Da un articolo de Il Sole 24Ore di Fabrizio Lo Bianco:
    «A Panda piace» è una raccolta di strisce a fumetti di Giacomo Bevilacqua. Ora pubblicate in volume dalle Edizioni BD, le avventure di Panda nascono su un blog. Grazie a un efficace passaparola tra internauti e ai consueti scambi di link, in pochi giorni il sito viene visitato da migliaia di utenti che ne fanno un piccolo fenomeno del web 2.0. Qualcosa di simile è avvenuto in precedenza per le strisce quotidiane di «Eriadan» (pseudonimo di Paolo Aldighieri), poi pubblicate in versione cartacea dalle edizioni Shockdom.
    Fin dalla metà degli anni '90, il fumetto ha faticato a trovare una sua strada in Internet. Si sono susseguiti tentativi, spesso interessanti, di fondere tradizione e innovazione, anche grazie a software che rendevano «sfogliabile» i web comics. In gran parte, questi tentativi pionieristici sono però naufragati forse perché snaturavano il fumetto avvicinandolo piuttosto ai cartoni animati. Accantonata l'innovazione a tutti i costi, sono tornate in rete le tavole semplicemente scansite. I lavori che avevano davvero qualcosa da dire hanno cominciato a riscuotere un successo crescente e su di essi si è concentrata l'attenzione degli editori. Questo è anche il percorso di «A Panda piace».
    (..)

    Mercoledí, 1 Luglio 2009

  • messaggio da Il Team di Collezioneggio - 01/07/2009 21:20
    Il sito Collezioneggio ha pubblicato un'intervista a Fabio Visintin, autore della graphic novel "Vita amori, avventure veneziane di Messer gatto con gli stivali".
    La sua risposta alla domanda "Da chi è nata l’idea di realizzare questa graphic novel?":
    II libro nasce da una mia idea, ma solo una serie di "fortunati eventi" ha consentito che il progetto di questa Graphic novel potesse svilupparsi e arrivare a buon fine. I gatti si sa sono animali un po’ magici ed evidentemente anche questo "Gatto con gli Stivali" non si sottrae alla regola, ma andiamo con ordine: un po’ di tempo fa, un po’ tanto diciamo, mi ero appassionato alle opere di una scrittrice inglese, Angela Carter, una grande scrittrice che meriterebbe di non essere dimenticata (appello, qualcuno ripubblichi le sue opere, o almeno "La camera di sangue " e "Notti al Circo" sono due libri fantastici!). Uno dei libri a suo tempo tradotti in Italia era la raccolta dei testi di alcune commedie radiofoniche che alla Carter sulla scia del suo gran successo editoriale in Inghilterra agli inizi degli anni 80 erano state commissionate dalla BBC e che lei aveva tratto da alcuni suoi racconti già presenti nel libro "La camera di sangue", una di queste commediole è appunto il gatto con gli Stivali (Puss in Boots). Leggendola mi sono reso conto che era una sceneggiatura perfetta, e così per puro piacere e per esperimento ho cominciato a disegnare uno storyboard, la cosa funzionava perfettamente, l’unico problema era la questione diritti, volevo trovare un accordo con la Carter (gli eredi, poiché nel frattempo purtroppo lei era deceduta) oppure con il suo agente, ma sfortunatamente non riuscii nemmeno ad entrare in comunicazione, lettere, mail .. nessuna risposta e così questo progetto, come altri finì nel cassetto del "Si vedrà" e lì restò per parecchio tempo.
    Molto tempo dopo Francesca Varotto Editor di Marsilio con la quale collaboro da molto tempo per le copertine di gialli della collana "le farfalle", vide questo Storyboard e siccome c’era voglia di sperimentare nuove aperture all’interno della casa editrice, mi propose di far vedere il progetto a Jacopo de Michelis che era l’Editor interessato a questo tipo di progetti, il quale (I Gatti sono fortunati) disse subito di sì, ma restava il problema dei diritti della Carter della cui trattativa si fece carico la Varotto con una pazienza degna di Giobbe, tra l’altro ci fu molto utile il casuale ritrovamento di un’intervista in cui la Carter, che sapeva d’essere malata dichiarava la volontà che i suoi testi fossero tranquillamente usati in ogni modo, elencando in un elenco molto divertente tutte le possibilità con cui le sue opere sarebbero potuto essere rappresentate, finendo la lista con "spettacolo con i pattini sul ghiaccio".
    Così il gatto è arrivato in libreria (I gatti hanno 9 vite) e credo che anche alla Carter la cosa non sarebbe spiaciuta.

    Martedí, 30 Giugno 2009

  • messaggio da M.Galea - 30/06/2009 23:00
    Da un articolo de La Stampa di Luca Castelli:
    Nel 2000, il fumetto Persepolis ha raccontato la rivoluzione iraniana del 1979 e la graduale trasformazione dello stato asiatico in un regime teocratico sempre più oppressivo, attraverso il punto di vista di una ragazzina, nata nel 1969, diventata adolescente negli anni ’80 e infine scappata in Francia: l’autrice Marjane Satrapi. Nel 2007, quel fumetto è diventato un film d’animazione. Nel 2009, a trent’anni dalla rivoluzione islamica e poche settimane dopo le controverse elezioni di Teheran e i successivi scontri tra cittadini e forze della milizia, una nuova versione di Persepolis torna a raccontare al mondo i fatti iraniani. Questa volta però Marjane Satrapi non è coinvolta direttamente. E il fumetto è disponibile solo su Internet.
    Persepolis 2.0 è un progetto di Sina e Payman, due dei tanti iraniani cittadini del mondo, sparsi per i cinque continenti dalla diaspora successiva alla rivoluzione del 1979. Entrambi a ridosso dei trent’anni, residenti a Shanghai, impegnati professionalmente nel settore del marketing. "Io sono cresciuto negli Stati Uniti, dove ho studiato antropologia culturale", ci racconta Sina via email. "Mi sono trasferito in Cina tre anni fa. Payman è invece un iraniano cresciuto in Belgio, specializzato in business management, arrivato a Shanghai un anno prima di me".
    Il fumetto è molto breve - tre pagine - e lo si legge in pochi minuti. E se vi sembra che lo stile sia molto simile a quello dell’originale della Satrapi, sappiate che non si tratta di semplici similitudini: i disegni sono proprio gli stessi. Sina e Payman hanno selezionato alcune tavole di Persepolis, cambiandone l’ordine e riscrivendo le battute pronunciate dai personaggi. "Abbiamo deciso di utilizzare le immagini della Satrapi perché la storia sta davvero ripetendo se stessa", spiega Sina. "Milioni di persone che scendono in strada per protestare contro l’ingiustizia, esattamente come accadde nel 1979". Persino il nome di Neda, sul quale si chiude la storia, non è casuale: anche nel Persepolis della Satrapi c'è una ragazzina che si chiama così e cade vittima innocente della barbarie.
    (..)
  • weblog/?4491
    messaggio da P.Dionisio - 30/06/2009 16:25
    Da un articolo de La Stampa:
    Nel lussureggiante bosco di La Source, vicino all’Università di Lovanio, si scorge un sorprendente prisma allungato che pare librarsi nella foresta secolare, sovrastato da una parete che esibisce un Tintin di spalle con l’inconfondibile ciuffo ribelle. Si tratta di un’architettura assai complessa che pare in movimento: fuori enormi vetrate, dentro una torre a quadri blu e bianchi (per l’ascensore), quattro volumi colorati. Insomma, un museo spettacolare per Hergé (al secolo Georges Prosper Remi) il padre di Tintin, fra i più venerati e acclamati disegnatori di fumetti del XX secolo, tradotto in 55 lingue. A firmare il museo, che si estende per 3600 metri quadri, è l’archistar Christian de Portzamparc, vincitore nel 1994 del premio Pritzker (il Nobel dell’architettura): «Ho voluto creare - dice - uno spazio colorato, onirico: quasi fosse un nave arenata tra gli alberi, un po’ come quella di Fitzcarraldo in Amazzonia».
    Imponente, dinamico e intrigante l’edificio è stato realizzato in soli due anni, non senza infuocate polemiche per gli alberi abbattuti nella foresta del Brabante Vallone. Fanny Rodwell, seconda moglie di Hergé (nato nel 1907 e morto nell’83) desiderava da anni un luogo dove erigere il «tempio» adatto a un sognatore, qual era il padre di Tintin. Nel ’96 la Rodwell si rivolse a Portzamparc ma non trovò uno spazio adatto per il museo finché non le offrirono questo luogo a 30 chilometri da Bruxelles. Chiamò così a raccolta i maggiori specialisti di Hergé, che alla sua morte aveva voluto fossero sospese le pubblicazioni dei suoi fumetti, pronunciando la frase: «Tintin c’est moi». L’équipe, fra cui il direttore Laurent de Froberville, gli scenografi Joost Swarte e Winston Spriet, ha lavorato con l’architetto a ideare un museo che riflettesse la multiforme personalità dell’artista.
    (..)

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