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Mesi in cui abbiamo avuto la possibilità di leggere quattro albi di questo
cavaliere di ventura di un'epoca post-apocalittica. Purtroppo, però,
dopo questo primo periodo le storie non sembrano ancora riuscire a decollare. 
Brendon è un eroe alquanto strano. Combatte, cerca assassini o persone
scomparse... per poter sopravvivere, ma non viene quasi mai pagato o 
rifiuta offerte eccezionali. La marionetta Christopher compare di
rado, e quelle volte che lo fa è troppo una copia "meccanica" di Groucho 
(vedi Dylan Dog). L'ambientazione, poi, 
che dovrebbe essere il punto forte delle storie, visto che si tratta di un 
mondo ex novo, è troppo statica: dopo quattro numeri siamo passati sempre
nello stesso deserto, dove si incontrano sempre gli stessi nomadi. 
 
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Brendon è un eroe alquanto strano. Combatte, cerca assassini o persone
scomparse... per poter sopravvivere, ma non viene quasi mai pagato
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La parte iniziale della storia è alquanto intrigante. Vengono introdotti nuovi elementi
molto interessanti: il drago, i figli di Es, gli automi umani...
Però come accade spesso nelle storie di Brendon, ad un certo punto, quando si arriva
alla resa dei conti c'è qualcosa che non quadra. In fase di 
sceneggiatura ci sono addirittura delle scene che si ripetono; a pagina 15, Brendon
sta per essere sopraffatto (o meglio strangolato) da un Nomade del deserto, si salva
afferando un animaletto che poi sbatte in faccia all'avversario. A pagina
93 sta per essere strangolato (o anche sopraffatto) da Trevanian, si salva afferrando
un dardo con la mano conficcandolo nel fianco dell'alchimista. A ciò aggiungiamo
che si salva da un taglio in due con un trucco da baraccone e che schiva una freccia
scagliata a distanza ravvicinata (e di nascosto), spostandosi alla velocità della 
luce. La mia impressione è che Chiaverotti cerca troppo il colpo ad effetto o
(ma questo non accade in questo albo), di razionalizzare tutto trovando spiegazioni
contorte che rendono stucchevole la lettura delle storie.
 
Per le varie curiosità vi rimandiamo alla Scheda della Storia.
 
     
 
 
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Dis.
Corrado Roi
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A prima vista, sfogliando il giornale in edicola, l'impressione è di
avere tra le mani un numero di Dylan Dog più fantasy del solito. Invece no,
il disegnatore (quasi inflazionato negli ultimi tempi) è una delle
colonne dell'Indagatore dell'Incubo, mentre il protagonista della storia è
Brendon. La seconda impressione è che finalmente rivediamo il vero Roi;
dopo le deludenti prove di Julia n.4 e del suo 
ultimo numero di Dylan Dog.
Ecco, quindi, il disegnatore che abbiamo imparato ad apprezzare sin dai
primi numeri di Dylan Dog, con le sue atmosfere gotiche, i suoi tratteggi,
le sue prospettive e i suoi primi piani. Per capire cosa intendo dire
guardate con attenzione il primo piano di uno
dei figli di Es a pagina 31 (vignetta 1) o l'espressione vuota di 
uno degli automi umeni di pagina 42 e confrontateli con i disegni realizzati per
il n. 4 di Dylan Dog "Il fantasma di Anna Never" e poi con i suoi
ultimi lavori.
Ribadisco, per chiudere, questo è Roi, le altre erano solo delle volgari
"imitazioni commerciali" realizzate dallo stesso Roi.
     
 
Il giudizio complessivo dell'albo resta positivo solo grazie alla presenza di Roi. Bellissima la
copertina, bellissimi i disegni. Per le rubriche presenti l'albo
meriterebbe di non essere acquistato, eppure avere a disposizione un mondo post-apocalittico
da ricostruire avrebbe dovuto invogliare l'autore e la redazione che si occupa di Brendon
a strutturare gli articoli in maniera diversa (vedi ad esempio il 
Blizzard Gazette di Magico Vento.
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