![]() |
|
Darkwood Monitor
|
Presentando su queste stesse pagine (cfr. Darkwood Monitor n.4, p.10) la prima bibliografia ragionata di Zagor, avevamo accennato all'eventualità di riproporre in questa sede alcuni dei contributi critici più significativi che, negli anni, hanno preso in considerazione il celebre personaggio di Nolitta e Ferri. Ciò, soprattutto, per far conoscere, a molti per la prima volta, alcuni scritti concernenti l'universo dell'eroe di Darkwood di scarsa diffusione oppure di ardua reperibilità. Abbianio pensato bene, perciò, di cominciare questa rassegna di "letture zagoriane" con un interesante articolo di Stefano Cristante apparso nel bel voluine miscellaneo, curato da Giulio Cesare Cuccolini ed edito dall'A.N.A.F, "Un editore un'avventura" (Numero Speciale del Fumetto, Roma 1983), e mai più ristampato. L'analisi di Cristante, a dispetto dell'apparente tono leggero, quasi scanzonato, appare in realtà ben degna d'attenzione ed anche oggi, a distanza di quasi un ventennio, risulta ampiamente condivisibile - come avrete modo di giudicare da soli. Al di là della benevola ironia, l'autore non manca di notare come il successo di Zagor sia riconducibile ad una magica "alchimia fumettistica" dove però anche il mondo del cinema gioca un ruolo fondamentale. Infine, da vecchio aficionado zagoriano, anche Cristante testimonia calorosamente il suo affetto nei confronti di uno dei personaggi più amati del fumetto popolare italiano. Ci auguriamo, quindi, di fare cosa gradita a quanti desiderino approfondire la conoscenza dello Spirito con la Scure, non solo dalla costante ed appassionata lettura degli albi, vecchi o nuovi che siano, ma pure dalla produzione saggistica che da quelle storie ha avuto la sua ragione d'essere. [D.B.] Se Ken Parker può essere considerato a tutti gli effetti il vero "Alter Cepim" (dove per Cepim s'intende soprattutto Bonelli Gianluigi e il di lui figlio prediletto, non Sergio, ma Tex Willer), Za-gor-te-nay, lo Spirito con la Scure, puo' essere a tutti gli effetti considerato il primo (riuscito) esperimento di chirurgia plastica dei fumetti di massa italiani, esploratore di altri mondi fumettistici, prima avanguardia del curiosare bonelliano (Sergio) nell'estesa gamma dei comportamenti e delle mode collettive del pubblico. Ragioniamo un attimo di famiglie. Allora: se Bonelli (Gianluigi) è padre sia di Tex sia di Sergio, se ne deduce che i due sono fratelli, come minimo fratellastri. E se Bonelli (Sergio) è il padre di Zagor, se ne deduce che Tex è lo zio di Zagor, al massimo uno ziastro. E che Bonelli (Gianluigi) è il nonno dello Spirito con la Scure. Si potrebhe andare più in là, azzardare per esempio che Kit Willer è cugino di Zagor (essendo il figlio del di lui zio) e che Kit Carson è una specie di superzio di entrambi. Ma fermiamoci qui. È sufficiente questo per capire alcune cosette:
Che Zagor sia un mutante o un novello mostro sintetico non ci sono dubbi. Il problema è capire come un simile personaggio, artificiale dalla testa ai piedi, abbia potuto avere tanto successo. Bonelli (Sergio) dice spesso che Zagor viene letto dai più giovani, che sono più ingenui e che sono disposti a leggere Zagor come un giochino un po' superficiale. Dissento, Zagor è un personaggio molto più complesso dell'antipatico Willer. In lui si mescolano troppe cose, e così pure più chiavi di lettura. Per leggerlo bisogna essere preparati a tutto. A vederlo sconfitto da un bellimbusto con mania di super-grandezza, a vederlo recuperare all'ultimo istante grazie a un colpo di reni. Zagor è uno da zona Cesarini. Non come Tex, che galoppa spedito verso la vittoria fin dalla prima tavola. Zagor è persino morto, in uno degli ultimi numeri. Ed è risorto con una performance degna di Gesù Cristo. E' un fumetto da cardiopalmo. Certo, ci vuole un po' di disponibilità, bisogna stare al gioco, "tenere botta" al magma fantastico che ballonzola nella testa dell'ottimo Bonelli (Sergio). E saperci ridere sopra, anche. Con quella congerie di scorrazzatori del West che sembrano usciti dalle comiche americane, a cominciare dal postino demenziale Drunky Duck per arrivare a Trampy, brillante inventore della sopravvivenza colta nel violento West (senza combinare nulla nella vita) per finire a Guitar Jim, che proprio ridere non fa, ma che è simpatico lo stesso. In Zagor c'è molto cinema, di quello che piace a Bonelli, marchiato U.S.A. Molto spettacolo, molto teatro. E anche un certo spirito di trasformazione, che in alcuni casi si muta in desiderio di rivolta aperta, di ribellione. Ma Zagor è un mutante saggio. Sa quando ci si deve fermare, quando è venuto il momento di lasciare a terra lo sceriffo subdolo pesto e sanguinante e prendere tra le braccia il cadavere del fiero amico pellerossa e trovare un posto decente dove seppellirlo. È saggio e fantasioso, il nostro Frankenstein del West. La maggior parte, cifre alla mano, continua a prediligere "le bistecche alte due dita con una montagna di patatine fritte". Ma quello di Zagor è un pubblico speciale, formato da anime grandi e giovani, quelli che da piccoli si costruivano le scuri con una canna di bambù e una pietra ovale e che urlavano "Ahyakkk!!!!!" arrampicandosi sull'unico pino del giardino familiare. Per loro (per noi) Willer è un antico vecchio schematico. Lontano dal sostrato post-moderno di Zagor, l'eroe mutante che unisce tratti e caratteristiche di epoche diverse. E, da piccoli, lo Spirito con la Scure avremmo voluto leggerlo cosi, immersi in un enorme sofà dentro una casetta di legno, mentre fuori il torrente scorre limpido e si perde nelle cascate, e dove, a pochi passi, misteriosi e giganteschi alberi tendono le liane per i percorsi rapidi. Consapevoli che, d'un tratto, un piccolo marziano verde può cercare di trascinarci in un'astronave spaziale, o tentare di vaporizzarci con un'arma sconosciuta. O un vampiro morderci. O un mago incantarci e renderci schiavi. Ma a quel punto chiameremo Zagor e, rassicurati dal suo urlo selvaggio, continueremo a leggere i suoi misteriosi viaggi e le sue affascinanti avventure. |
![]() |
Copyright (c) 1998- | ![]() |
Ultima revisione: |