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Sog. e
Sce. Tiziano Sclavi
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Un Dylan Dog non da leggere, ma da rileggere. Avete presente la gioia che si prova quando, grattando via
la superficie da un quadro che è apparentemente solo una crosta, ci si trova di fornte ad un capolavoro?
Probabilmente no ed è per questo che
vi consiglio di rileggere l'albo. Per provare quella gioia.
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Perché il piccolo capolavoro di Sclavi è una storia
"pesante" che diventa leggera e poi di nuovo pesante,
e poi di nuovo leggera. | |
Perché il piccolo capolavoro di Sclavi è una storia
"pesante" che diventa leggera e poi di nuovo pesante, e poi di nuovo leggera. Non è semplicemente un
giallo, lo si può definire un "giallo a pois". E mi piace il modo leggiadro con cui l'autore cammina su di una storia
densa, intricata, ingarbugliata, su di un vero e proprio "intrigo internazionale". L'intuizione giusta è stata
proprio quella di raccontare una storia di uomini cattivi in cui il deus ex machina è un cane, anzi un cagnone bavoso,
simpatico, tenerone. Ma non solo. Ci voleva qualcosa che unisse due mondi così distanti - il buono del cane e il
cattivo dei killer - e quel qualcosa c'è: è la figura sempre incombente del cane infernale, con il suo aggirarsi tra le pagine
del fumetto in maniera solo apparentemente illogica.
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Davvero infernale, questo cane...
(c) 1998 SBE
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Infatti, ad una prima lettura, è proprio il cane l'elemento che
stona in una storia che che sembra una matassa da sbrogliare, perché unico elemento irrazionale della trama.
Trama, che, seppur complicata dall'alternarsi di realtà vera e virtuale, comunque rimane razionale (se ne ritrova
il filo pagina dopo pagina). Sempre ad una prima lettura, quello che lascia sbalorditi è il finale: proprio l'animale,
elemento secondario, assurge all'improvviso al ruolo principe, capace di cambiare completamente il flusso degli
eventi e di determinarne la conclusione. Ma se non ci fermiamo alla superficie, se "scrostiamo" la tela, non possiamo non apprezzare quanto un plot, inconcludente seppur ricco di spunti, diventi da semplicistico a semplice,
proprio grazie ad Archie. E' lui che divora (anche in senso fisico) tutta la storia, ed è proprio distruggendola che le
dà nuova vita. Così acquista nuova luce il binomio tecnologia virtuale, che ingloba l'uomo reale, lo assorbe, creandolo
ed uccidendolo a suo piacimento, e medicina senza confini, quella che in un futuro molto prossimo potrebbe
sconfiggere la morte e con essa (forse) la vita.
A questo punto sono spaventata, più che dalla capacità di Sclavi di reinventare il giallo, da
cosa potrebbe uscire da una seconda rilettura...
  

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Franco Saudelli
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Un Dylan espressivo fino all'inverosimile, a volte quasi caricaturale, ma perfettamente in
sintonia con la storia, o meglio con l'impronta che Sclavi ha dato alla stessa.
Si apprezzano soprattutto i primi piani dell'indagatore dell'incubo insieme al cane,
in cui le loro espressioni si fondono e confondono ad aumentare a volte l'ilarità,
a volte la drammaticità, delle scene. Da segnalare le immagini "parallele" a pag 23
e a pag. 54, rispettivamente perdita e presa di coscienza di Dylan: un perfetto esempio
di sincronismo a distanza.
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