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"Phobia"

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Un viaggio introspettivo . . . un po' troppo superficiale!
recensione di Daniele Frantellizzi



TESTI
Sog. e Sce. Paola Barbato    

E' lo stesso titolo dell'albo a presentarci nel modo migliore questo episodio di Dylan Dog. L'indagatore dell'incubo ci accompagna infatti in un viaggio introspettivo nelle viscere della psiche umana: le fobie sono appunto il tema dominante di tutta la storia, attorno al quale Paola Barbato, costruisce il suo intreccio narrativo.

Purtroppo, in questa occasione, la sceneggiatrice sembra occupata soprattutto ad istruire il lettore proprio sulle varie tipologie di fobie, relegando la storia da raccontare in secondo piano, quasi fosse un ostacolo, un fastidio da espletare in qualche modo (ed ecco ricomparire quella che è la vera croce stilistica della Barbato, le lunghe didascalie di spiegazione: vedi ad esempio la sequenza alle pag.20-25, dove vengono illustrate accuratamente le fobie dei personaggi).

La conseguenza è che se da un lato le fobie vengono trattate accuratamente e con dovizia di particolari, dall'altro l'intreccio vero e proprio non acquista spessore e non riesce a coinvolgere emotivamente il lettore nelle angosce che vivono i personaggi. Teoricamente, i protagonisti (un gruppo di 5 fobici scelti da un luminare della medicina, il burbero Dottor Aschenbach, per condurre degli studi sulle loro patologie) dovrebbero essere angosciati e terrorizzati (altri tre pazienti dello stesso gruppo di ricerca sono appena stati trovati morti): invece i personaggi restano "sulla carta", non acquistano spessore, non portano il lettore ad identificarsi nelle loro paure.

"...i personaggi entrano ed escono in una maniera pressochè anonima: le loro morti scorrono via senza provocare particolari scossoni emotivi"
     
L' unico personaggio che riesce a trasmettere qualche sentimento è Lene, la co-protagonista di questo episodio. La sua personalità emerge un pò più chiaramente, ci sono dei momenti in cui la sua figura domina la scena al pari di Dylan (ad esempio nelle prime 15 pagine riesce a catturare perfettamente l'attenzione del lettore). Purtroppo, al contrario, gli altri personaggi entrano ed escono dalla storia in una maniera pressochè anonima: le loro morti scorrono via senza provocare particolari scossoni emotivi.

Inoltre, il nodo principale della vicenda costruito attorno alla misteriosa identità dell'eccentrico dottor Aschenbach, si scioglie già a metà dell'albo, quando è perfettamente comprensibile che l'esimio dottore, e l'ereutofobico Stanley Bourn, sono la stessa persona. Infatti, quest'ultimo viene mostrato sempre nell'ombra (accorgimento un po' troppo forzato per nascondere il suo volto) e i due personaggi non appaiono mai contemporaneamente. Buono, invece, l'utilizzo che la Barbato fa di Groucho: le battute che pronuncia sono divertenti, e formano un filo ironico che si snoda per tutto l'albo, spezzato solo nel momento drammatico della morte di Marjorie. La vignetta di pag. 67 ci mostra un tenero e commosso abbraccio tra lo stesso Groucho e Dylan, restituendo al personaggio quella sua carica di umanità spesso dimenticata da altri autori.

Dopo episodi di un discreto spessore emotivo, come "Lo specchio dell'anima" e "Il seme della follia", Paola Barbato ribadisce il suo interesse per profonde introspezioni nel subconscio e nella psiche umana, anche se in questo caso l'approccio narrativo è un po' troppo superficiale.



DISEGNI
Ugolino Cossu    

Ai pennelli il disegnatore romano che esordì nella serie con l'ormai lontano n.56 "Ombre". E proprio grazie ai disegni di Cossu se i personaggi acquistano qualcosa in termini di in personalità, regalandoci efficaci primi piani che mostrano tutte le loro emozioni (stupore, terrore, angoscia, rabbia, meditazione) perfettamente dipinte sui loro visi.

Il suo tratto "pulito" e chiaro, inoltre, si addice particolarmente alla scena-madre di questa storia: mentre il dottore tiene Dylan sotto il tiro della sua pistola, Lene si trova in uno stato di eccitazione sui binari mentre le sfrecciano accanto treni ad alta velocità. Ecco, i disegni "limpidi" di Cossu (che magari in altre occasioni possono essere stati accusati di ricoprire i personaggi una specie di patina di freddezza) in questo caso contribuiscono a rendere l' idea degli "spazi aperti" che l'agorafobica Lene si trova ad affrontare.



GLOBALE
 

Un albo leggero, con un buon soggetto di partenza, che tuttavia si lascia leggere dalla prima all'ultima pagina senza creare particolari sussulti emotivi nel lettore. Forse l'ossessione del mostrarci fino a che livello patologico possa spingersi una fobia, ha distratto l'autrice impedendole di dar maggior corpo e sostanza al gruppo di personaggi che ha messo in scena.

Azzeccata la copertina. La situzione, i colori, ma soprattutto l' espressione del volto di Dylan, tentennante sul piano più alto del Tower Bridge, esprime perfettamente il senso di paura e angoscia che sembra attanagliarlo dall' interno (Dylan soffre notoriamente di vertigini).

 

 


 
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