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" La decima vittima"


Pagine correlate:

Chi ha detto che a Londra l'unico negozio che appare e scompare è quello di Hamlin, Safarà?

Che brutto questo libro, quasi quasi lo rileggo.
recensione di Oscar Tamburis



TESTI
Sog. e Sce. Tito Faraci
   

La narrativa di ogni tempo è costellata da una vasta bibliografia di testi cosiddetti "dannati" o "maledetti"; in alcuni casi, anzi, essa poggia le sue fondamenta proprio sulla loro esistenza, vera o presunta che sia. Siffatta bibliografia non manca di fare la sua presenza anche nel microcosmo dell'Indagatore dell'Incubo, e questo numero provvede ad arricchirne le fila una volta ancora.

E una volta ancora Faraci si diverte a rimestare nel paiolo delle idee, traendone uno spunto poco più che carino, ma provvedendo ad impreziosirlo quel tanto che basta con le spezie del suo orticello, prima di servirlo fumante al desco del lettore, accompagnandolo stavolta con un vinello dal tono leggermente più "sanguigno" rispetto a quelli scelti in passato per altre pietanze.
Nonostante tanta cura, però, il palato del lettore avverte un po' troppo chiaramente i singoli sapori, cercando invano con le papille gustative un amalgama che in passato il cuoco era riuscito ad infondere alla portata, conferendone così una dignità anche a dispetto dei semplici ingredienti di partenza - mai privi però di un amorevole trattamento durante le fasi di preparazione e cottura.

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La libreria
disegni di Ugolino Cossu (c) 2004 SBE
   
 
Non va. Non completamente, almeno. Il plot di partenza richiama troppo da vicino quello di una "qualsiasi" storia di Safarà, e purtroppo non basta che sia lo stesso Dylan ad accorgersene (pag.42), per giustificare la cosa. Sembra che a Londra vi sia un'agenzia immobiliare specializzata in locali che scompaiono, ovviamente ubicati in stradine misconosciute. E anche la clientela deve aver un'origine non meglio specificata, almeno da quanto si evince dall'analisi del libraio Harvier, il quale purtroppo rimane ancorato ad un ruolo troppo marginale, quasi da daemonus ex machina, così da influire solo in minima parte sull'economia della storia, pur essendone in qualche modo una delle "cause" scatenanti.

Un discorso diverso va fatto per la metà oscura del mancato scrittore horror Roland Jerks, ed in generale per la sceneggiatura. Continuando la metafora culinaria, Faraci si dimostra come al solito capace di insaporire ad arte le semplici fragranze con le quali si diletta ai fornelli. E' un buon Groucho il suo, che ravviva i toni un po' spenti di Dylan con una mezza depressione che strappa più di un sorriso (e che comunque si mantiene lontana dai campanilismi sclaviani della storia breve "Serial killer", nel quinto Gigante); diverte, come si diceva, il folle uccisore dei malcapitati lettori delle fantasie distorte di Jerks, con quel suo linguaggio preso talmente di peso dalla categoria degli "Horror Z-movies", da apparire quasi come una colta e raffinata citazione.

"...se Dylan è in genere il "sale" della storia, stavolta non è presente nella quantità giusta"    

Accade però a volte che il cuoco non abbia il tempo (o la voglia) di assaggiare ciò che propina agli avventori in sala, e magari si sbaglia nel dosare uno degli ingredienti principali, come il sale.
E se Dylan è in genere il "sale" della storia, stavolta non è presente nella quantità giusta: disturba quasi assistere alla sua reazione (pag.27-28) dopo la (pur ennesima) morte della sua bella di turno.

Un paio di espressioni ingrugnite sono ben lungi dal rendere l'idea di un coinvolgimento emotivo che è, necessariamente, straziante - un trasporto espresso invece in maniera poco meno che superba da Paola Barbato nel n.175.
Per il resto il protagonista svolge diligentemente il suo ruolo da (ex) poliziotto, contribuendo a rendere chiaro il legame tra i lettori e le vittime del misterioso libro, secondo una sequenza che dovrebbe abbondare quanto a splatter, in realtà con scarsi risultati (si veda il commento ai disegni).

Classico finale aperto: forse questa stessa minestra la servono anche altrove...



DISEGNI
Ugolino Cossu    

Una premessa indispensabile: un così basso voto non è da attribuire ai disegni in sé. La costruzione delle tavole si presenta bene, la scelta delle inquadrature è nel complesso corretta, pur senza indulgere in sperimentazioni prospettiche o similia.

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Dylan, Harvier ed il libro
disegni di Ugolino Cossu (c) 2004 SBE
   
 
Un altro punto in più sarebbe stato di certo meritato...se non fosse che questa NON era una storia da far disegnare a Cossu! Un soggetto come questo, leggeremente più splatter rispetto all'attuale media dylaniana (per stessa ammissione degli autori) avrebbe reso molto meglio se affidato ad un tratto "sporco" come quello di Piccatto, o alla "linea chiara" di Brindisi. Magari anche al secco "bianco/nero" di Montanari & Grassani.

Vignette come quella che apre la pag.50, o le ultime di pag.53 e 89, così pulite e precise, si rivelano purtroppo poco efficaci ed evocative per questa storia, fallendo così nel loro principale intento che è quello di supportare il testo, al fine di offrire un prodotto che tenga desta l'attenzione del lettore.

Lo ripetiamo, quindi: non si tratta di una critica al disegnatore, quanto una nota di rammarico per averlo visto cimentarsi in una storia che non era proprio nelle sue corde.



GLOBALE
 

A conti fatti, in sede di giudizio la soluzione migliore appare quella di equilibrare le spinte in positivo ed in negativo, in favore di una più onesta neutralità aritmetica.
Quello della commistione dei generi è un gioco nel quale Faraci si produce con abilità e passione (basti vedere la sua precedente storia), a volte magari compiacendosi un po' troppo - ma qui si rischia di invadere la sfera della soggettività di giudizio del singolo lettore.
E' questa una storia che un altro tratto avrebbe certo valorizzato maggiormente, vista l'intrigante idea di base e la presenza di buoni ruoli di contorno. Per la prossima volta è quindi lecito aspettarsi di più.

La copertina di Stano, oltre a riprendere una vignetta di pag.9, non aggiunge né toglie nulla al prodotto finale; forse all'espressione di Dylan e della ragazza avrebbe giovato un piglio più drammatico.

Vedere anche la scheda della storia
 

 


 
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