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Pierino torna a casa con la pagella: un collezione di insufficienze. La madre, mantenendo
il controllo a stento gli domanda: "Bene! Questa volta che scusa pronta hai, a tua discolpa!"
Pierino con fare maturo e serioso risponde: "Francamente mamma, questa volta sono proprio in imbarazzo..."
di fronte a questo incipit la madre ha un moto di sorpresa e di rinnovata speranza e dopo un attimo
di riflessione Pierino conclude "...non riesco a decidermi fra le cause ereditarie e l'influenza
dell'ambiente familiare".
Occhio malocchio amanita muscaria e finocchio
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Nelle pagine di Gea n.5 possiamo mettere a fuoco almeno tre sottotrame.
A Leonardo è proprio capitato questo. Ridotto su una sedia a rotelle a causa di un autista distratto. Che fare? Piangere per la propria sfi... ehm... sfortuna? Certo che no! Godersi la vita è quello che fa, anche se deve farlo guardando il mondo da una prospettiva più... bassa, ma fisicamente. Intellettualmente sicuramente più elevata. Piangersi addosso vuol dire abbandonarsi al lato oscuro, esattamente come abbandonarsi al lato oscuro è anche non avere aderenza terapeutica per chi ha contratto la sindrome da immunodeficienza (AIDS). Che fare? Piangersi addosso in quest'altro caso? No, andare avanti, lungo il sentiero della vita. Fermarsi non si può, si può solo scegliere se percorrere la via luminosa oppure quella del nero. Non esiste meglio o peggio. Tutto rientra in un disegno più vasto. Il Nero, sceglie di percorrere la via oscura? Bene! Nel far questo uccide Naga fino al momento di trovarsi di fronte ad un ragazzino che non vuole perdere la madre. Questo sentimento protettivo risveglia nel fanciullo un antico dono celato nel sangue e creduto ormai perduto. Se il Nero non avesse imboccato il suo sentiero, il giovane Naga non avrebbe neppure potuto cominciare il proprio di cammino personale verso una più profonda conoscenza di se stesso. Il Grande Disegno ha così voluto che la conclusione di un sentiero oscuro fosse anche il principio di un sentiero luminoso.
Nella realtà disegnata e scritta da Enoch, vi è quindi tutto ed il contrario di tutto. Essere sieropositivi non impedisce di imboccare il sentiero della luce. Avere la capacità di proiettarsi astralmente non vuol dire essere per forza dalla parte del bene, può farlo anche il Nero. Non essere capaci di proiettare il proprio corpo astrale non vuol dire non poter servire la causa del bene, il Pesante può farlo pur avendo lo spirito vincolato al corpo. Fumare erbe strane non vuol dire essere per forza schiavi di un vizio, i Naga lo fanno perché non abituati alla concentrazione di azoto presente nella nostra atmosfera. Mangiare purèa di amanita muscaria non vuol dire essere tossicodipendenti, Gea lo fa per ragioni funzionali, legate alla sua personale tradizione. Vedere anche l'articolo "Sotto il segno della croce" che approfondisce alcuni temi collegati.
Questo albo è ricco di soluzioni grafiche che appagano l'occhio. Primo fra tutti il viaggio astrale di Gea nella dimensione estatica. Vi sono inoltre rappresentate molte nuove entità intrusive ed un nuovo incontro coi baluardi adulti da non poter dimenticare.
Da notare inoltre lo sforzo di infrangere ogni tanto la gabbia bonelliana proponendoci tavole panoramiche molto piacevoli. Il tutto senza osare troppo. Nel complesso un'ottima prova grafica per questo autore completo. Storia complessa ed articolata, non c'è che dire. La filosofia enochiana è evidente nella sua forma più manifesta: bene e male sono facce della stessa medaglia, ma concepire la realtà come bipolare è anch'esso un limite mentale da cui ci dobbiamo svincolare.
La realtà è molto più simile ad un prisma che ad una medaglia. Un prisma con un numero di facce elevatissimo... tante quanti sono gli occhi che lo osservano. Per avere la visione del prisma, bisogna interpolare tutti gli infiniti punti di vista, ma attenzione! C'è chi il proprio punto di vista vuole imporlo, a costo di cavarvi gli occhi... per poi darvi del cieco. Enoch è un bambino! Sì, un bambino!! Per sua stessa dichiarazione, da piccino, scoprì quale fosse il suo sentiero artistico divertendosi a colorare le pareti del bagno di casa usando le sue feci prelevate a mani nude dal vasino che nella sua fantasia si trasformò nella tavolozza di un grande pittore. Come ci ha ricordato Forrest Gump, "La merda capita". Solo un orbo non si accorgerebbe che ne siamo circondati. Con occhio clinico possiamo invece accorgerci che Enoch, ormai adulto ed autore affermato, persevera coi giochi di bambino. Afferra noncurante nelle sue mani tutte le guerre, le ipocrisie, le discriminazioni, le malattie, le ingiustizie, tutte le brutture insomma e con candida passione le sparge sulle sue tavole, riuscendo a divertirci, commuoverci, insegnarci, ammonirci: aiutandoci a vedere il mondo con occhi nuovi insomma. Enoch è il Re Mida del fumetto: trasforma la m*#%a in arte! :-)
Vedere anche la scheda della storia.
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