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I vecchi tempi del futuro remoto
recensione di Luigi Ferrini Tanto tempo fa, in una galassia solo apparentemente lontana, gli uomini conquistavano il cosmo, incontravano esseri alieni, e giungevano sempre a incontrare se stessi...
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Poesia. Passione. Nostalgia. E allora ecco la nostalgia di un tempo in cui leggere o scrivere di fantascienza voleva davvero dire fantasticare sulla scienza e sui suoi traguardi. Nostalgia anche di un'epoca, che traspare dalle prime pagine, in cui si poteva "navigare a vista sulla destra di Marte", lasciandosi trasportare dal senso del meraviglioso. E infine la poesia, che trasforma la fantascienza rendendola specchio dell'umanità e della vita; la poesia di chi sa scegliere la morte per una causa, la poesia che canta l'uomo succube del suo stesso sentiero verso la distruzione, la poesia che ci dice infine come sia piccola la nostra umanità quando non capiamo ciò che è diverso da noi e quanto questo contribuisca a renderci infelici. Bonvi in questo è stato maestro, e con quest'ultima opera ce lo ha dimostrato.
La storia di Bonvi era stata scritta originariamente per le pagine di Zona X, per essere disegnata da un autore "realistico". Poi è finita così, con i disegni di Cavazzano, ed è decisamente l'epilogo migliore che avrebbe potuto desiderare. Con il suo stare in bilico tra il reale e l'astratto, con la sua eccellente caratterizzazione dei personaggi e delle emozioni, l'artista veneziano dona alla storia tutta la carica emotiva che essa ricerca.
Ottima, per finire, anche la scelta dei colori, sempre accuratamente selezionati per trasmettere precise sensazioni: una sottile angoscia nel primo episodio, dove tutto sembra troppo perfetto, una sensazione di "sporco e arrugginito" nel secondo, un'atmosfera solare e surreale nel terzo.
Chi è l'autore comico? Non semplicemente quello che scrive storie "leggere" o disegna in maniera non "realistica". L'autore comico è colui che rappresenta il reale mascherato dietro il grottesco, certe volte il fantastico. Chi abbia acquistato quest'albo aspettandosi l'ultimo libro di Giobbe Covatta sarà forse rimasto deluso. E allora sia lode all'editore, che pubblica, chiamandolo "comico", un albo che fa pensare più che ridere, come già era accaduto lo scorso anno con "La città". A un lettore che si aspetti da un "grande comico" qualcosa in più di quanto offra un film di Vanzina, questo albo però piacerà.
E magari l'apprezzamento dei lettori piacerà
anche a Bonvi, dal lontano Pianeta in cui è approdato
adesso; ci piace figurarcelo così, il Bonvi, tra un
bicchiere e l'altro, che mugugna insoddisfatto
"lettori scassaballe"; ma poi si volta, e di nascosto
abbozza un sorriso... Il tempo di un attimo, ed
è già pronto a un nuovo balzo nell'iperspazio.
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