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Per combattere il grigiore delle vostre giornate, ecco una storia a colori con
il BVZM che indaga sui colori.
Auguri Professore!
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Ad otto anni e quattro mesi dall'uscita del primo numero a colori di Martin
Mystère, n.100 Di tutti i colori (luglio '90),
Castelli
ci riprova, nel senso che sceglie di riutilizzare l'idea alla base di quella
storia per quella del n. 200. Imbastisce, così, all'interno delle
canoniche 94 pagine, quattro storie aventi come tema comune i colori,
realizzate da quattro disegnatori diversi.
Le varie storie sono raccordate tra loro
da un'altra, così come era buon abitudine fare un po' di tempo fa per i
Classici di Walt Disney.
Passiamo alle storie vere e proprie. Sembrerà strano ma la storia migliore è
proprio quella di raccordo, con un vero colpo di scena finale come non se ne
vedevano da tempo. Nessuno, almeno credo, si sarebbe mai immaginato un futuro
privo del colore nero. Castelli lo ha fatto ed ha reso l'invenzione di una,
per noi, comunissima matita, una svolta epocale.
Per le varie curiosità vi rimandiamo alla Scheda della Storia.
E qui ora viene il bello. La parte più difficle di questa parte della mia recensione è stata decidere come agire: da una parte l'idea di dare un voto unico all'opera disegnata, dall'altra quella di differenziare i vari episodi e i loro autori. Alla fine ho preso la seconda opzione: dare un voto unico, che scaturisce dalla media dei voti dati ai vari disegnatori. Giancarlo Alessandrini - 5/7. Come al solito le tavole dell'autore marchigiano hanno un livello qualitativo medio alto. Passa con molta naturalezza dall'ambientazione favolistisca del suo episodio al contemporaneo, fino ad arrivare al futturo prossimo venturo della storia di raccordo. I colori realizzati dallo stesso Alessandrini con le ecoline (vedi articolo "Martin Mystère 200" con le indicazioni di Castelli ai tipografi) non sono stati resi al meglio, danno l'impressione di pennarelli sbafati, bisognerebbe avere a disposizione gli originali per giudicare al meglio. Comunque l'effetto non dispiace. Lucio Filippucci - 7/7. Che dire se non su-per-la-ti-vo. Filippucci si sta dimostrando sempre più bravoo. Arrivato sulle pagine di Martin Mystère, sembrava destinato a rimanere nel limbo degli autori epigoni di Alessandrini, ed invece man mano che passano le storie brilla sempre più di luce propria. La tavola di pagina 22 è splendida. Sembra una vera e propria tela, d'altronde l'ha colorata ad olio. Rende ottimamente anche l'ambientazione inglese di epoca vittoriana. Rodolfo Torti - 4/7. Qui si può fare la stessa considerazione fatta in precedenza, solo che in questo caso, Torti non riesce proprio a tirarsi fuori da quel limbo sopramenzionato. Le sue tavole sono leggibili e godibili, ma niente di eccezionale, sono "solo" più che sufficienti. Franco Devescovi - 4/7. Da lui mi aspettavo qualcosa di più. Forse il fatto di dover realizzare dei disegni adatti alla colorazione effettuata da altri al computer ha limitato la sua enorme capacità espressiva. Le sue tavole mi danno un senso di incompiuto, come se mancasse sempre qualcosa. La maggior parte degli sfondi della sua storia, tra l'altro, sono realizzati al computer per rendere l'effetto dei sterogrammi.
E' doveroso e d'obbligo menzionare l'enorme lavoro effettuato
dalle coloriste Valentina Mauri e Sara Villa. Sicuramente
senza di loro l'albo non avrebbe mai visto la "luce" delle edicole, visto che
il 50% del lavoro consisteva nell'effettuazione delle selezioni dei colori,
necessarie per rendere possibile la storia. Avranno dovuto sopportare anche
la presenza "ingombrante" di un Castelli che aveva in mente effetti cromatici
diversi per ogni tassello componente l'albo. Come già detto nella recensione
sui disegni di Alessandrini, i colori della prima storia danno
l'impressione di non essere stati riprodotti alla perfezione in
fase di stampa, ma, sinceramente, non so dove finiscono le colpe del
tipografo ed iniziano quelle del fotolito e viceversa. Sta di fatto che si
poteva fare di meglio. La seconda storia è quella più gradevole.
La colorazione in toni d'ocra, molto ben riuscita, dà persino un effetto
riposante. Molto ben riprodotti i ritratti di Martin Mystère e Dorian Gray,
realizzati ad olio da Filippucci. La colorazione a retini larghi della terza
storia non è granchè, ma in questo caso è proprio quel tipo di colorazione
che da' quell'effetto, voluto fortemente da Castelli per dare alla storia un
taglio quanto più simile alle storie colorate negli anni trenta. I toni
sfumati della quarta sono poco curati. Non sono riuscite, le coloriste,
ad utilizzare al meglio le potenzialità delle varie sfumaure che
invece di essere un completmento sembrano, in alcuni casi, aggiunte così per
fare scena (vedi ad esempio i volti). Infine resta la colorazione a tinte
piatte della storia di raccordo. Purtroppo, e qui vale la cosiderazioni
fatta per i retini larghi, quelle sono le tinte, diversamente non si può
fare. Comunque per chiudere il capitolo technicolor, Valentina e Sara,
meriterebbero 7/7 solo per il fatto di aver dovuto "sopportare" il
BVZA. |
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