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Martin Mystère alle prese con la più "classica" delle commedie degli equivoci... con qualcosa in più!
Che ora è . . . che giorno è . . .
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Bene! Bravi! Bis! Era tanto che, con profondo rammarico e disappunto, non mi capitava di leggere una storia di Martin Mystère così fresca e divertente. Castelli e Beretta (o Beretta e Castelli...) hanno costruito un meccanismo perfetto, del quale reputo il massimo pregio quello di averci fatto credere, fino a poche pagine dalla fine, di stare leggendo un'avventura del BVZM.
L'equivoco è stato costruito con grande maestria, cominciando dalla "tirata" di Martin nel prologo e mostrandoci le vicende di Forman approfondendo senza approfondire, dicendo e non dicendo, fino al colpo di scena finale. Particolarmente riuscito è l'effetto di spiazzamento creato presentando un "Martin" assolutamente ignaro di quelle che sono le "sue" conoscenze, ben note a tutti i lettori. Il soggetto è ben congegnato e sviluppato e la vicenda "fila" perfettamente, portando il lettore a spasso, senza farlo mai pienamente rendere conto di dove stia andando. Le situazioni si incastrano, poi, perfettamente le une con le altre in una sceneggiatura scritta con grande abilità. Il personaggio di Forman è tratteggiato molto bene, evidenziando e sfruttando al meglio le similitudini, ma anche le differenze, col BVZM: Forman è sposato e Martin... boh! ;-); Forman vive in un appartamento vicino a Central Park e Martin no; Forman ha un figlio e Martin no; Forman è "sensibile al fascino femminile" e Martin... anche! Tutto questo contribuisce assai efficacemente a mantenere viva l'attenzione del lettore e ad incuriosirlo sugli sviluppi successivi della vicenda. Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi di contorno, su tutti Kate, la cacciatrice di giovinezza, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto (sarebbe stato interessante vederla come rivale del vero Martin). Il finale è molto ironico, anche nella sequenza del crollo della caverna durante il quale Martin cita scherzosamente le sue esperienze passate dicendo che "...erano un po' di anni che non assistevamo al classico 'crollo della grotta che contiene un laboratorio di Atlantide'", e lascia, comunque, aperto uno spiraglio dal quale potrebbe, e lo spero, entrare una nuova storia nella quale Forman e Mystère si incontreranno di nuovo... Così potremo, forse, conoscere il dono di Forman al quale aveva spesso accennato Kate.
Come concludere? Ma è chiaro: Bene! Bravi! Bis!
Unica nota dolente di questo ottimo albo sono i disegni del solitamente più attento Torti. Ho già scritto di avere il massimo rispetto per il lavoro di questi artisti, e lo confermo, ma il mio giudizio su questo lavoro pur superando, anche se di poco, la sufficienza, non può essere molto positivo. Nulla da eccepire sulla maggior parte dei personaggi, sempre espressivi (a volte anche esageratamente...) pur con la caratteristica economia di linee tipica di Torti nei campi lunghi, bene le ambientazioni, buono il tratto... Ma allora perchè un "4" al disegno? Molte imprecisioni. Ed una fastidiosa mancanza di attenzione per i particolari, come evidenziato nella scheda, dove tutte le incongruenze da me rilevate sono relative al disegno. Oltre a questo, mi è sembrato di vedere un eccessivo (almeno per me) uso della fotocopiatrice. Tutta la sequenza del "Martin assorto nella lettura" del prologo, benchè efficace da un punto di vista espressivo, è composta (foto)copiando Mystère in due posizioni alternative (nelle quali, oltretutto, le mani sono disegnate non proprio bene...) ed integrando con elementi di sfondo le immagini. Un po' di impegno e di "fatica" in più non avrebbero guastato. Un altro punto negativo viene dall'approssimazione con cui è disegnata Kate, che muta di fisionomia di vignetta in vignetta, risultando a volte difficilmente "riconoscibile", quando non addirittura disegnata da un'altra mano. Credo, e ne abbiamo le prove da precedenti lavori, che Torti sappia fare di meglio, e avrei voluto (spero non solo io) che avesse mantenuto il suo consueto standard. I lettori di Martin Mystère, credo, siano abbastanza preparati ed esigenti da richiedere "lavori" più curati di questo.
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Eureka! Finalmente un'avventura di Martin Mystère con un suo senso di completezza dopo tante prove non pienamente, purtroppo, convincenti. Il "biografo ufficiale del Detective dell'Impossibile" ci apparecchia una tavola ricca di sapori, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, la veridicità e l'attualità del vecchio detto (ebbene si, concedetemi un po' di luoghi comuni ;-): "l'occhio del padrone ingrassa il cavallo".
E, per mantenersi in tema, elabora questa divertente avventura partendo dall'idea del suo sosia artistico, quel Vincenzo Beretta che sempre di più può essere considerato l'erede del BVZA. Soldini ben spesi, quelli sborsati per l'acquisto di questo albo, che pur non presentando una storia "importante" (o forse proprio per questo...) come quelle consuete di Mystère ci diverte e ci appassiona, riportandoci in contatto con la parte ironica, profondamente ironica, del "Detective dell'Impossibile" (o del suo "biografo"? ;-)
In conclusione, sappiamo bene che (ancora la saggezza popolare, scusatemi...) "una rondine non fa primavera", ma mi piace pensare che questo albo segni il ritorno alla luce di una verve da lungo tempo sepolta sotto la stanchezza di una "carriera" quasi ventennale. Un "grazie" agli autori, e che ce ne diano ancora!
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