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Il Bene e il Male eterni si combattono e l'Uomo è solo una pedina nel grande Gioco della Vita. Ancora una volta il mondo è alla resa dei conti...
Per il Centro del Mondo? Dritti fino all'Albero . . .
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Il soggetto è interessante, anche se non proprio originale nell'universo "mysteriano". Ancora una volta il BVZM si trova preso in mezzo ai disegni del Destino, ancora una volta ha l'incarico di salvare il Mondo, ancora una volta (oltretutto ad un anno di distanza dalle vicende del quarto gigante "La maledizione del Sahara") finisce nel deserto australiano. Ma ci sono diverse stonature, tali da rendere Martin difficilmente riconoscibile da chi lo "frequenta" da molti anni. Sono inspiegabili, infatti, certi atteggiamenti che, se da un lato ci presentano un Mystère più umano e fragile, dall'altra lo mostrano assolutamente inconsapevole e meravigliato dinnanzi ai mysteriosi piani della sorte che spesso, in passato, aveva affrontato con decisione e totale partecipazione. Come scritto anche nella scheda della storia, ci si chiede che fine abbiano fatto gli insegnamenti di Kut Humi, quelli di Kunanjun o anche soltanto le esperienze derivate dalle situazioni vissute dal BVZM. Il suo "terzo occhio", in fin dei conti, dovrebbe consentirgli di "vedere" meglio degli altri...
Altro elemento, a mio parere negativo, è il grande debito, ben oltre la semplice "ispirazione" dichiarata a pag.222, verso il libro di Marlo Morgan "...E venne chiamata due cuori". Intere sequenze della vicenda provengono, infatti, pari pari dal libro, e sono: Insomma, la sufficienza è raggiunta, ma un po' di coerenza (e di originalità) in più non avrebbero certamente fatto danni. La sceneggiatura è ben realizzata, con continui ma lineari e coerenti spostamenti da un luogo all'altro e da un gruppo di personaggi all'altro, ma risente del "peccato non originale" del soggetto, e ne esce penalizzata nel punteggio, che avrebbe potuto certamente raggiungere livelli ancor più alti del comunque positivo "4".
Senz'altro suggestivi, i disegni di Morales e Grimaldi. Bellissime le scene di tempesta, il totem, i volti di Oota, Joseph Brown (in alcuni primi piani), Grigorij Efimovic e Java (che, viste anche le precedenti prove, credo sia il personaggio preferito di Morales). Molto male Eltsin (sembra un pupazzo), male D'Alema (somiglia troppo al suo imitatore di "Striscia la notizia" negli atteggiamenti), John Ferguson, "Cucciolo" e Frate Francesco (una straordinaria piattezza nei volti, nella maggior parte dei casi).
Un bel minestrone riscaldato. Questo è il sapore che resta alla fine della lettura del Gigante 5 del Buon Vecchio Zio Marty. Il che non significa che sia cattivo, certamente, ma un po' troppo familiare, se mi si passa la metafora.
Comunque al "Marco Spitella lettore di fumetti" (identità segreta del recensore...) l'albo è piaciuto ed il punteggio globale pari a 5 viene dal fatto che il minestrone del giorno prima spesso è più buono di quello appena fatto... No?! ;-)
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