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" Agli ordini della CIA "

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Delia

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Dunque, vediamo...Mister No, Phil Mulligan, Harvey Fenner, Max Culver, Delia, Morgan II, Hiden, la CIA, l'FBI, James Ellroy, la dietrologia da film di Stone, killer dal cuore d'oro, nani, ballerine e donne barbute. Mancano solo Maurizio Costanzo e il Cardinal Tonini, e poi siamo al completo...

Complottatori di tutto il mondo, unitevi!
recensione di Paolo Ottolina



TESTI
Sog. e Sce. Michele Masiero e
Stefano Marzorati
   

Per una volta buttiamo un occhio alla quantità: 5 numeri interi per 5 mesi di storia, 470 pagine, 75 (settantacinque!!) personaggi "nominati" più decine di comparse (li trovate tutti, ma proprio tutti, elencati nella Scheda della Storia), 2 sceneggiatori, ben 3 disegnatori, citazioni a gogò, rimandi alla storia misternoiana come se piovessero. La mastodontica"Sfida al Pantanal" morde la polvere in quanto a numero di pagine, fermandosi a 417 misere tavole.

Non si può negare un plauso alla redazione per l'aver messo in cantiere (e portato fino in fondo) un simile kolossal, in tempi che sono anni luce distanti dai fervori stakanovisti di Nolitta, G.L. Bonelli, Galep, Ferri, Donatelli, etc.

Alcune considerazioni le avevamo già proposte a storia in corso (v. Dopolavoro). E' quindi da rimarcare come il buon voto che la storia rimedia sia soprattutto merito di un convincente finale, in cui, finalmente ci verrebbe da dire, i testi riescono a fare quello che per 4 puntate non erano riusciti a fare: selezionare. Per 4 mesi gli sceneggiatori avevano buttato nel calderone di questo feuilleiton qualunque spunto venisse buono per battere il record di lunghezza in casa Bonelli, quasi come se la sintesi e la capacità di scelta non contassero nulla nella confezione di un soggetto: e allora dentro servizi segreti, sezioni deviate, vecchia mafia, nuova mafia, g-men, casi umani (Harvey e la prostituta) e disumani (il killer e il cane), cimeli della continuity misternoiana (Michael Morgan II, Delia, Phil Mulligan), citazioni e strizzate d'occhio (ne trovate in abbondanza nella scheda).

Per tre albi la cosa migliore delle 96 pagg. di Mister No sono stati i riassunti: intendiamoci, questo non vuole essere in nessun modo uno sberleffo alla qualità delle storie, bensì un grosso plauso al redattore (magari uno degli sceneggiatori stessi) che mirabilmente ha saputo, mese dopo mese, farci luce su una trama che (volutamente) diventava sempre più inestricabile.

Poi, una sceneggiatura asciugata dai fronzoli e dalle sbrodolate retoriche (chiudiamo un occhio sul siparietto buonista tra Harvey Fenner e Myrtle Evans), ha fatto piazza pulita di trame, sottotrame e sottosottotrame, regalandaci un episodio duro, potente e metropolitano. E soprattutto, interessante e tirato, mentre solo l'esordio (e in parte il quarto episodio) era parso veramente giustificare l'uso di tutte le 94 tavole della sceneggiatura.

Elogiato l'elogiabile, veniamo a criticare il criticabile (una buona dose di appunti alle magagne della saga erano già stati segnalati, v. Dopolavoro). Ora, sarà un caso, ma i due numeri più fiacchi sono risultati quelli sceneggiati "a solo" da Marzorati: non vorremmo ripeterci, nè vorremmo apparire pregiudizialmente contrari alle storie di Stefano, ma il vizio di scrivere senza preoccuparsi della "pregnanza" dei testi nei ballons non riesce a scrollarselo di dosso. Troppi dialoghi, troppo blabla, e troppo blabla banale, retorico e affettato: al cinema si possono girare bei film di 100 minuti fatti solo di dialoghi (entrate in una sala e guardate uno qualunque dei film indipendenti americani), in un fumetto è ben più dura. In un periodo in cui i manga affermano una narrazione che si fonda prevalentemente sul "visivo" e meno sul testo, i testi di Marzorati non lasciano praticamente mai spazio al non detto o al visto.

Uno tra i mille esempi possibili: Jerry entra nel riformatorio di Wilkinson e inizia a pensare "Gran brutto posto, sangue di giuda!" "...Dev'essere dura per questi ragazzi..." "mmm... Entri qui dentro che credi di essere un duro, ma altri più duri di te ti fanno capire che sbagliavi..." etc. Ora, a parte che tutti i dialoghi di Marzorati hanno un che di affettato e bassohollywoodiano (avete presente gli orribili tv-movie genere "Il dramma di una madre con una figlia anoressica" o "Essere padre a 16 anni" o "Vita d'inferno con un ottuagenaria non-autosufficiente"), le parole dei suoi personaggi non affiancano quasi mai una narrazione, ma la sostituiscono. In qualsiasi corso di scrittura creativa ti insegnano che per descrivere personaggi e situazioni con icasticità, non bisogna scrivere "quel rapper è maleducato", ma illustrare alcune situazioni in cui emerge che il rapper in questione è maleducato (evitando stereotipi, ma questa è un'altra storia), e lasciare al lettore la libera inferenza sul carattere del soggetto. Altra caratteristica che sa esaltare la narrazione sequenziale del fumetto è la sintesi, la capacità di espungere dalla narrazione il superfluo (per ovvi motivi di spazi, ma anche di linguaggio del medium): ora, nella scena raccontata sopra Jerry impiega due intere tavole (11 vignette) per un passaggio di transizione, utilizzato per altro senza che nulla in più ci venga illustrato su Wilkinson di quanto già sappiamo o possiamo immaginare (già l'ultima vignetta dell'albo precedente ci aveva chiarito che Wilkinson non era un'accogliente colonia estiva, e tutti sanno che i riformatori sono più spesso scuole di delinquenza che di redenzione).

Se solo Marzorati riuscisse ad affiancare una maggior sobrietà, alla sua indubbia capacità di creare personaggi affascinanti e storie in cui salgono a ribalta i non-protagonisti, allora forse potremmo leggere davvero belle cose sui futuri Mister No...

DISEGNI
Fabio Valdambrini
Oreste Suarez
Roberto Diso
   

(23k)
Una splendida Delia di Valdambrini
(c) 1997 SBE
   
 
Il problema più grosso nell'affidare una storia unitaria a più di una matita era nell'ottenere una notevole difformità nei volti, disorientando ulteriormente il lettore, già messo in crisi dalla trama iper-ramificata. Puntualmente il problema si è verificato, soprattutto nel passaggio tra le figure graffiate e puntute di Valdambrini a quelle più piene e pesanti di Suarez. Il cubano ci ha un po' deluso proprio nella resa dei personaggi, i cui volti sono risultati tutti grassocci e arrotondati oltre misura.

Suarez si è però ampiamente riscattato con un segno che ha reso con mirabile impatto gli ambienti "sporchi" della storia (penso ai Docks, o ai vicoli in notturna) e con sequenze di grande impatto (tra tutte quella dell'omicidio di Candyman, pagg.94-95 del n.272).

Il tratto di Valdambrini ha mostrato una certa difformità tra il primo dei suoi albi (n.268) e il successivo (n.270): soprattutte i neri sono sembrate più abbozzati e meno coprenti, non si sa se per sveltire il lavoro o se per dare più movimento alle vignette. Qualche carenza anatomica nelle scene d'azione (v. l'incipit della storia, sul n.268), ma una meravigliosa resa dei volti, soprattutto di quelli femminili. Da sottolineare l'ennesima, splendida, mezzatinta utilizzata per riprodurre un film d'epoca (stavolta "Viale del tramonto", v. n.270 pagg.7/9).

Decisamente buono anche l'apporto di Diso, cui è stato affidato l'episodio più "vecchio stampo" della saga, il quarto. Le sue figure in movimento (e nel n.271 ce n'erano a iosa) sprizzano energia cinetica da tutti i pori, e dopo 20 anni, restano un piacere per il lettore.



GLOBALE
 

Che dire di questa saga? Dopo che un paio di episodi avevamo temuto di avere sottomano un polpettone fatto con gli avanzi e pure un po' insipido, alla fine possiamo complimentarci se non altro per il buon finale. E per averci fatto leggere una storia "interessante" (posto che l'interesse è del tutto soggettivo), perché complessa e diversa dal solito plot sul tipaccio cattivo cattivo che ammazza/ruba/picchia e poi viene sculacciato dall'eroico eroe. Per impatto ed effetto plastico, non scorderò la semplice ma epica cover del n.269, in cui un campo medio dal basso inquadra i tre protagonisti in posa.

Sul ritorno a Manaus e su altre quisquilie e pinzillacchere, avremo tempo di discutere...  

 


 
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