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Bentornato Mister No, addio Mister No Jerry Drake torna a Manaus... Ma i lettori cosa ne pensano? Ecco il parere di uno di loro. Ebbene sì, lo ammetto: sono uno dei vecchi lettori di Mister No, uno degli aficionados della primissima ora. Uno di quelli che, quando Jerry Drake fece la sua comparsa nelle edicole nel lontano 1975, fu letteralmente folgorato: finalmente qualcosa di diverso dai "soliti", inossidabili Tex e Zagor! Finalmente un fumetto non ambientato nel West! I primi quindici numeri della collana hanno ancora oggi, a più di vent’anni di distanza, un posto privilegiato nei miei ricordi di lettore quasi onnivoro. Grazie a Nolitta e alle sue storie si svelava davanti ai miei occhi un mondo lontano e sconosciuto, popolato da figure indimenticabili, come ad esempio i Cangaçeiros protagonisti della prima, vera avventura del nostro pilota.
Ebbene sì, lo ammetto: sono uno dei vecchi lettori di Mister No, uno di quelli che, esaurita l’esplosiva carica iniziale, a suo tempo cominciò a perdere di vista il personaggio, a causa del riproporsi eccessivo di alcuni "cliché" (il "solito" cliente disonesto grazie al quale iniziava l’avventura, tanto per fare un esempio) e a causa anche di alcune storie francamente scadenti, con Jerry quasi relegato nel ruolo di macchietta - un ubriacone rissoso che non riesce mai ad arricchirsi. Era il periodo nel quale si alternarono diversi autori, ma questo non potevo saperlo: a quel tempo le avventure non nolittiane non venivano firmate, per timore che i lettori non gradissero il graduale passaggio di consegne di un Nolitta-Bonelli sempre più oberato dai suoi impegni di editore e di autore "anonimo" di Tex (sul quale, per una curiosa coincidenza, si ripeteva la stessa situazione, con G. L. Bonelli unico autore accreditato).
Ebbene sì, lo ammetto: sono uno dei vecchi lettori di Mister No, uno di quelli che, spinto dalla nostalgia, a suo tempo aveva recuperato quasi tutti i numeri fino al 200, con un occhio di riguardo soprattutto per la trasferta africana. Anche se alcune avventure non erano eccezionali, qua e là facevano capolino piccoli capolavori: la lunga storia ambientata nel Pantanal, l’avventura tra i Tuareg, qualche chicca di Sclavi... Il merito della trasferta africana, soprattutto, era stato quello di cambiare aria per un po’, anche se a volte il cambiamento era stato solo a livello di ambientazione e non di tematiche. Ebbene sì, lo ammetto: sono uno dei vecchi lettori di Mister No, uno di quelli che, con "Vento rosso", si è finalmente deciso ad acquistare regolarmente le avventure di Jerry Drake, come ai vecchi bei tempi. Finalmente una virata decisa, finalmente una nuova trasferta, finalmente un avversario di grande spessore! Ho seguito con molto interesse i numeri di "avvicinamento" a New York, storcendo il naso solo per la sovrabbondanza di psicopatici (i mafiosi dei nn. 242-243, gli agenti deviati della Cia del n. 245, il rapinatore del n. 247, gli "abitanti" di Redención eccetera eccetera...) che comparivano mese dopo mese. E ho seguito con altrettanto interesse le prime avventure nella Grande Mela, in attesa degli sviluppi imminenti, dell’incontro di Jerry con il padre incarcerato, del ritorno di Ishikawa (che sicuramente non è morto...), della partenza per il Giappone - come annunciato nel Giornale di Sergio Bonelli edizione aprile ’95...
Ebbene sì, lo ammetto: sono uno dei molti lettori che, con il ritorno del nostro eroe a Manaus, ha di nuovo abbandonato Mister No. Non conosco con precisione le ragioni di questo ritorno, in fortissimo anticipo rispetto alle previsioni - e infatti vi sono ancora diverse storie, praticamente pronte, ambientate a New York: ufficialmente, il "nuovo corso" di Mister No non ha entusiasmato i lettori (ma non era stato varato perché le vendite, con Jerry in Amazzonia, erano inesorabilmente in calo?); ufficiosamente, il "nuovo corso" non ha, soprattutto, entusiasmato l’editore. Resta il fatto che, a livello personale, questa nuova svolta non mi ha assolutamente convinto, come non mi ha convinto la storia del ritorno a Manaus. Da qui la decisione, sofferta: addio, Mister No. Con la speranza, tuttavia, che questo addio si trasformi presto, grazie a nuove belle avventure, in un arrivederci.
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