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| pillole dal mondo del fumetto |
Il grande Blek
di Marco Zucchi
Due sono gli appunti che si potrebbero fare a questa iniziativa: la colorazione, un po' troppo pesante, e il costo, di £.50.000; quest'ultimo aspetto si spiega innanzitutto come prodotto destinato ad un piccola nicchia di mercato, ed è comunque compensato da un volumetto allegato, spillato in bianco e nero, dove viene proposta per la prima volta in Italia un'avventura inedita di Blek, prodotto negli anni 80 nella ex Jugoslavia. Si tratta de Il fantasma di Boston, 60 tavole scritte da Svetozar Obradovic e illustrare da Pavel Koza, facenti parte di una cinquantina di avventure prodotte appositamente nelle ex Jugoslavia, stante l'enorme successo che all'epoca riscuoteva il personaggio creato nel 1954 dalla Essegesse, ovvero Sinchetto, Guzzon e Sartoris. Due parole ancora sulla storia: si tratta dell'avventura in cui probabilmente appare il più grande nemico di Blek, appunto il Pipistrello: originariamente occupò tutta la sesta serie, ovvero 21 albetti da 32 strisce, contro i soliti sette albetti in cui si sviluppava un'avventura. E' la storia in cui è presente anche un siparietto d'avanspettacolo, quello del satrapo, omaggio all'allora Sarchiapone di Walter Chiari, omaggiato tra l'altro anche da Martin Mystere nel quinto dei racconti brevi che compongono la serie Mysteri in treno. Ottima infine la scelta di presentare in copertina la locandina pubblicitaria dell'epoca.
5/7
Il grande Blek edito da Editoriale Dardo
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Mars
di Pierfilippo Dionisio
In questo numero in Kira si agita ancora il pensiero del destino scelto dal gemello di Rei, Sei - suicidatosi a seguito dell'eccessivo attaccamento per l'altro fratello - e delle conseguenze che hanno operato su quest'ultimo. L'evento è descritto in un modo che sfiora l'inquietudine, scavando nel subconscio del ragazzo. Rei intanto è occupato nella preparazione e poi partecipazione alla Otto Ore di Suzuka, gara motociclistica che lo impegna sotto ogni punto di vista. Nonostante non sia fisicamente lì, la presenza di Kira sarà determinante a far concludere la prova a Rei, che raggiungerà il traguardo pur essendo squalificato, giusto per il senso di sfida, proprio della sua indole. E Kira ha terminato il ritratto che lo raffigura, intitolandolo Mars...
Il tratto di Fuyumi Souryo ben evidenzia le situazioni in cui i personaggi si trovano, sottolineando gli elementi essenziali su cui si basa il rapporto tra i due. Francamente però non si discosta molto dagli altri fumetti di genere ed ancora non presenta nuove situazioni, proponendo quel qualcosa di già letto e di già visto: sia la forma che il contenuto ancora non si distinguono per l'originalità sopurattuto quando si parla di sentimenti così forti come l'amore o quello che dovrebbe rappresentare. Ma, siccome la serie si deve ancora sviluppare, nutriamo speranza di trovare tra le pagine una qualche stimmung - quel non so che - adatta a far crescere l'interesse.
3/7
Mars n.3 di Fuyumi Souryo
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I Maestri Disney Oro
di Pierfilippo Dionisio
Questa volta tocca ad un grande artista - degno del titolo di Maestro - come Romano Scarpa occupare il posto d'onore. E così, tra notizie di più ampio respiro come commenti critici alle storie, aneddoti sul suo passato, progetti presenti ed anteprime future, troviamo alcune delle più belle avventure disneyane scritte e/o disegnate da lui. Un grande autore, famoso non solo per il notevole contributo apportato alla creazione di nuovi personaggi, ma anche per la riscoperta ed utilizzo di quelli che si erano persi nel corso degli anni e che nessuno più rispolverava. Inoltre degno di nota è quel taglio delle storie, vere e proprie avventure che nulla hanno da farci rimpiangere se comparate allo stile di quel glorioso Floyd Gottfredson, rivitalizzando Topolino e trasformandolo in vero EROE. Tutt'oggi Scarpa è ritenuto il più internazionale dei disegnatori Disney-Italia e tanta è la sua fama nel mondo. Addiritura viene considerato un punto di riferimento costante per le nuove leve in quanto il tratto è classico ma sempre moderno. Le storie contenute in questo numero sono tutte - ma proprio tutte - ottime, grazie anche alla scelta operata dai curatori di abbinarle assieme. Strano a dirsi - anzi, a scriversi - anche quella di Biancaneve ("I sette nani e la Fata incatenata"), non è semplice riempitivo o commemorazione di antiche storie giusto per far prendere aria agli archivi, ma è un esempio di bravura sia di Scarpa che dello sceneggiatore, l'altrettanto famoso Guido Martina. Le alte storie presenti sono: "Topolino e l'enigma di Brigaboom", godibilissima storia, qui in una veste rimontata perché originariamente apparsa su strisce orizzontali, 2 per ogni 2 pagine (per una svista del montatore c'è un piccolo errore di composizione); "Topolino e la Regina d'Africa", avvenutura che presenta Zenobia, la più famosa fidanzata di Pippo, qui nella sua prima apparizione antecedente al cambio di look con i capelli biondi; "Paperino ritardario cronico" (testo di Pete Hansen; e l'inedita per il mercato italiano "Topolino in un ragazzo davvero "in gamba" " (testo di David Gerstein), con un Topolino ed un Gambadilegno in una veste inusuale e piena di ricordi... Non è possibile non conferire il voto più alto - i 7/7 - a questa raccolta, da definirsi: imperdibile!
7/7
i Maestri Disney Oro (n.19) - Romano Scarpa
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Kayan
di Marco Pesce
Il protagonista, eroico e nerboruto guerriero persiano, trova il proprio villaggio massacrato dagli Unni e parte in cerca di vendetta. Una tumultuosa odissea che lo porterà a scontrarsi con Attila in persona e a combattere a fianco del generale romano Ezio durante l'impero di Valentiniano (V secolo dC).
I toni sono epici, lunghe le didascalie colme di frasi altisonanti, forti le emozioni e i sentimenti espressi: coraggio e paura, onore e sacrificio, lealtà e tradimento, rabbia e amore, vita e morte. Un Wood che più classico non si può, insomma, e come sempre non mancherà chi lo accusa di essere troppo retorico ed eccessivo; chi già lo ama e sa che cosa aspettarsi ritroverà invece il consueto rigore documentaristico dell'autore sudamericano e alcune delle migliori atmosfere di Nippur, l'opera di Wood che più si avvicina a questa. Il sumero con un occhio solo è un personaggio molto più ironico e sicuramente superiore come caratterizzazione, ma il confronto è lecito anche solo a livello grafico, dato che i disegnatori sono gli stessi.
Kayan è sicuramente posteriore a Nippur, ma è impossibile dire di quanto. Wood dichiarò di starci ancora lavorando nel 1994, ma a giudicare dai disegni di Zaffino l'opera sembra iniziata molto prima. Il punto è che, malgrado le ripetute richieste dei lettori, l'Eura continua a omettere qualunque tipo di indicazione cronologica, né ci dice quale disegnatore abbia realizzato quali capitoli. Per chi già lo conosce, distinguere l'elegante Enrique Villagran (capitoli 17-22) è molto facile, più incerto invece dire dove finisca il poderoso Zaffino (i primi capitoli sono sicuramente suoi) e dove cominci Barreto. Il mutevole stile di Zaffino è comunque lontano dal superbo espressionismo visto in Nippur (Euracomix n.50, "Lupi") e, come Barreto, sembra molto influenzato del classico Conan di John Buscema e dai disegni di altri maestri yankee: non c'è da stupirsene, entrambi hanno lavorato a lungo per Marvel e DC e si esibiscono spesso in una costruzione della tavola tipica del comic nordamericano, compresi spettacolari disegni a tutta pagina.
Questioni filologiche a parte, chi ama Wood può andare a colpo sicuro. Gli altri provino, potrebbe essere una sorpresa.
4/7
I Giganti dell'Avventura n.22: Kayan vol.1 di Robin Wood e Zaffino/Villagran/Barreto, volume brossurato B/N, 300 pagine formato Texone, lire 15000 (Eura editoriale).
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Luna di guerra
di Marco Pesce
Che cosa succede quando ad un banchetto di matrimonio i gamberetti risultano sgraditi a un cliente? Se quel cliente è il signor Maillard, padre dello sposo e agricoltore tanto ricco quanto rude e volgare, e il padrone del ristorante è l'orgoglioso signor Berger dalla doppietta facile, l'ecatombe è assicurata! Se poi a raccontarci la storia ci si mettono autori del calibro di Jean Van Hamme e Hermann, il rischio che ne venga fuori qualcosa di memorabile comincia a farsi davvero alto.
La vicenda è in continuo crescendo: dal diverbio sui gamberetti si passa agli insulti, Maillard e il clan dei parenti abbandonano il locale minacciando di diffamarlo, Berger prende in ostaggio la sposa e la madre dello sposo cosicché i Maillard isolano e stringono d'assedio il ristorante-albergo, immerso nella campagna, decisi a riprendersi le donne con le armi. Si parte, insomma, con il divertente e corrosivo ritratto di certa arricchita provincia francese (inevitabili i raffronti con la nostra realtà), con lampanti riferimenti alle atmosfere del filone più acido e grottesco della commedia all'italiana, ovvero a film come "La grande abbuffata" di Marco Ferreri o "I mostri" di Dino Risi, ma il procedere inesorabile verso il catastrofico epilogo finisce piuttosto per ricordare "Cane di paglia" di Sam Peckinpah.
Quel che stupisce è poi la vastità del cast impiegato e orchestrato da Van Hamme, già in ottima sintonia con Hermann anche se si tratta della prima collaborazione dei due: tra clan dei parenti, clan dei ristoratori e vari clienti dell'albergo troviamo decine di personaggi, decine di vicende paralelle, intrecci sentimentali, rancori, invidie, meschinità e gelosie assortite; decine di tasselli che alla fine si incastrano perfettamente nel quadro complessivo, risultando tutti, nessuno escluso, essenziali al procedere della vicenda. Una sceneggiatura a prova di bomba, insomma, che conferma Van Hamme ai vertici del fumetto francobelga e mondiale. Se qualche volta capita di confondere alcuni dei personaggi, è perchè opere come questa nascono per l'edizione in volume unico e la lettura diluita in episodi può far dimenticare per strada qualche particolare. Speriamo arrivi, prima o poi, l'edizione in cartonato, magari con una qualità di stampa più decente di quella solita dei settimanali Eura (casa editrice da lodare, comunque sia, per la scelta di portare questi fumetti in Italia).
6/7
"Luna di guerra" di Jean Van Hamme e Hermann, avventura di 54 tavole a colori suddivisa in 5 episodi pubblicati sul settimanale Skorpio (Eura, lire 4000) dal n.17/2000 al n.21/2000
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X-1999
di Marco Pesce
Un gran calderone, tutto sommato, con una trama a dir poco contorta che non è stato finora facile seguire, anche per le alterne vicende editoriali della testata (ma finalmente dal n.7 le uscite sembrano diventate più regolari). Al di là dei dettagli e dei nuovi personaggi che si aggiungono ad infittire l'intreccio, di numero in numero la situazione evolve con esasperante lentezza e alcune scene si ripetono, con poche varianti, al punto da risultare davvero tediose (ad esempio Kamui che rievoca il proprio passato o ha tormentate visioni del futuro). Finora insomma pochi nodi sono giunti al pettine: del resto, le autrici sono il prolifico Studio Clamp, occupato su svariate serie contemporaneamente, e X-1999 è di fatto un progetto di lungo corso del quale finora non hanno prodotto in media più di due tankobon (volumetti) all'anno -in Giappone sono giunte a 14 sui 22 previsti.
Sicuramente d'impatto sono i disegni, tanto caotici nelle scene d'azione quanto raffinati ed elegantemente barocchi nelle scene statiche e nelle sequenze oniriche e/o soprannaturali. Il problema è che dette sequenze, ricolme di effetti speciali e di trovate grafiche, sono fin troppo frequenti e assumono un peso eccessivo nell'economia del fumetto, risultando spesso stucchevoli, ripetitive e fini a se stesse: generano infatti un vero e proprio sovraccarico visivo, che a lungo andare viene inevitabilmente a noia.
Che rimane allora d'interessante? Il tentativo di ibridazione. X-1999 potrebbe infatti essere definito come uno shojo manga (lett. manga per ragazze) horror-avventuroso, ponendosi come esempio lampante del fatto che shojo è in realtà uno stile e non un genere: ecco allora le pagine piene di piume svolazzanti, ecco i personaggi longilinei ed efebici ed ecco la storia d'amore adolescenziale tra Kamui e la candida amica d'infanzia, come nei più classici shojo romantici; ma ecco anche i temi millenaristici e i combattimenti, il sangue e lo splatter profusi a piene mani, proprio come nei fumetti d'azione "per ragazzi". E in effetti il pubblico cui questo prodotto si rivolge potrebbe essere potenzialmente molto vasto, peccato però che l'amalgama funzioni davvero poco e che gli elementi d'interesse alla fine risultino troppo diluiti e coperti dai difetti già elencati.
Da segnalare, in ogni caso, la qualità dell'edizione italiana, molto buona per confezione, stampa e (da due numeri a questa parte) anche per traduzione e note. Il voto e' riferito all'intera serie fin qui.
2/7
X-1999 n.8 di Studio Clamp, brossurato di 190 pagine b/n con sovracoperta (Jade-Ediperiodici, 6500 lire), in edicola e in libreria, ufficialmente bimestrale ma esce ogni tre/quattro mesi.
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