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E' il 1992 quando, sul settimanale Skorpio della Eura
Editoriale fa il suo esordio Chiara di notte. Chiara nasce dalla fervida fantasia di Carlos Trillo - ottimamente coadiuvato ai testi da Eduardo Maicas - e dal pennello di Jordi Bernet. Di mestiere fa la prostituta (anzi, per dirla tutta, come lei per prima fa: Chiara fa la puttana) e ogni settimana i suoi autori ne raccontano le brevi storie, quasi sempre in 2 tavole, popolate della più varia umanità, nel cui mezzo spiccano due comprimari semi-fissi: il figlio Paolino e l'amica Virginia.
La vita e i tempi di Chiara
Almeno restando nelle mani dello stesso autore. Temi, situazioni, idee finiscono fatalmente per assumere aspetti ripetitivi. In ambito fumettistico, a questa "regola" non si sono sottratti neppure i paperi di Barks o i Peanuts. Tuttavia, il rientro nei ranghi della (relativa) "normalità" non necessariamente significa declino; o almeno declino inteso come perdita completa e continuativamente progressiva di valore. A Schulz non venne mai meno la poesia e a Barks la capacità di narrare. Anche per Chiara è passato il tempo e quella carica iconoclasta che ne ha fatto un personaggio tanto significativo è scemata. Le rappresentazioni iniziali ce la mostravano donna a tutto tondo, di volta in volta cinica, tenera, spregiudicata, ingenua. Madre amorevole, oppure preoccupata, professionista attenta alla lira o pronta a inseguire l'ultimo - improbabile - sogno romantico, amica partecipe. Memore di un passato di dolore eppure donna in grado di guardare alla vita con gioia oltre che con pragmatico realismo. Un essere umano, insomma, al quale Trillo, Maicas e Bernet facevano vivere la vita vera di una prostituta, senza falsi moralismi e senza emettere giudizi ipocriti ed inutili. Chiara era dura, poetica e graffiante; uno sguardo disincantato sull'universo maschile (e non solo), eppure capace di compassione e soprattutto di non rinunciare mai a una visione ottimistica e positiva dell'esistenza.
Oggi, in un certo senso, il personaggio e la striscia sono una rappresentazione di quelle rappresentazioni. Chiara non è più QUELLA donna, ma un'attrice che recita la parte di quella donna, e che a volte ha delle defaillances. Oggi è un TIPO umano più che un ESSERE umano. Quelle emozioni che viveva (e faceva vivere) si sono fissate in una cornice di maniera. Paradossalmente, l'eccellenza ormai assoluta raggiunta da Bernet nel disegnarla ne è un segnale. Dal (relativo) realismo iniziale, il grande artista iberico è passato a un tratto decisamente essenziale, con il quale può ormai rappresentare in modo perfetto l'idea di Chiara più che non la donna. Bernet, con suprema purezza e sintesi, disegna la "Chiaritas" e non Chiara la prostituta.
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