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cover dell'edizione integrale francese
che ristampa i 3 volumi originari
disegni Griffo (c) Dupuis

articolo di Vincenzo Oliva


Nel n.20 di Skorpio, il più "giovane" dei due settimanali dell'Eura editoriale, si è conclusa la pubblicazione di S.O.S. Felicità, per i testi di Jean Van Hamme - ben noto ai lettori di fumetti per serie come Largo Winch, Thorgal, XIII, la saga degli Chninkel e Les Maîtres de l'Orge - e i disegni narrativi e funzionali di Griffo, realizzatore, tra le altre cose, di Giacomo C..

Partita come opera di fantasociologia, assimilabile, per i temi trattati e il modo di trattarli, alla social science fiction americana, fiorita soprattutto negli anni '50 dello scorso secolo con autori come Frederik Pohl e Cyril Kornbluth, Robert Sheckley o Damon Knight, ha poi attuato una diversione nel più tranquillizzante thriller fantapolitico, adombrando la possibilità concreta di un annacquamento definitivo dei contenuti, privilegiando l'azione e gli aspetti di più facile fruizione rispetto allo stimolo alla riflessione, ma terminando, infine, con una conclusione molto meno scontata e ovvia di quanto possa apparire.

In giro per la rete..
L'Eura editoriale

L'opera si apre sotto l'insegna di una schematica - ma efficacissima ed efficacemente rappresentata - contrapposizione tra libertà individuale e solidarietà collettiva organizzata. Il mondo rappresentato è quello di una dittatura sollecita e soffocante nei confronti dei propri cittadini, una sorta di madre totalizzante per il popolo. Van Hamme sfrutta a fondo e con abilità sapiente l'artificio comune a quella fantascienza che ricordavo: porre un aspetto potenzialmente patogeno dell'organizzazione socioeconomica sotto la lente deformante della satira e portarlo alle sue conseguenze estreme. Ad aumentare la carica di disagio spirituale nel lettore vi è il fatto che i fenomeni che Van Hamme pone sotto osservazione sono in generale visti come "positivi". E' così che - dopo un inquietante prologo ambientato in un'azienda della quale nessuno, ivi compresi dipendenti e dirigenti, conosce scopi o prodotti - sfilano davanti ai nostri occhi le mutazioni grottesche della sanità pubblica, del sostegno alla cultura, dell'organizzazione del tempo libero e delle vacanze, oppure "invenzioni" che non fatichiamo a immaginare prossime come la T.U., documento polivalente di identificazione personale, senza il quale per il cittadino è la morte civile.

Un sottile ma persistente sospetto di qualunquismo aleggia su questa prima parte dell'opera; la visione offerta appare in certi momenti troppo manichea, e la soluzione proposta fin troppo scontata. Tuttavia Van Hamme sa conservare l'equilibrio, e il senso di attesa e rimando che attraversa la narrazione mantiene la tensione e induce a non fermarsi alle apparenze, e soprattutto sprona il lettore al dubbio incoraggiandone il pensiero critico.

Dopo aver effettuato una disamina approfondita della struttura sociale ed economica, l'autore si è dilungato nel mostrare la vita degli esclusi - volontari o meno - dall'abbraccio dello Stato-Madre, la genesi delle ribellioni individuali e della rivoluzione collettiva. In questa seconda parte della serie, l'elemento d'azione ha spesso e volentieri prevaricato o sostituito tout-court quello di riflessione sociale, adombrando l'idea di una facile spettacolarizzazione dell'opera o di un suo allungamento a meri fini commerciali. Le ultime tavole restituiscono invece vigore a tutta la narrazione.

S.O.S. Felicità si conclude dando corpo al sospetto di qualunquismo sorto quasi da subito, e tuttavia la carica di completa disperazione spesa nelle ultime pagine dall'autore riscatta l'opera sul piano narrativo.

Il finale è perfino banale nella sua linearità, e un po' lo si aspettava in base a come si era evoluta la storia: gli uomini nulla possono per essere davvero protagonisti della propria vita e per potersi dire realmente liberi: ci sarà sempre un qualcuno, dei Loro onnipotenti - oggi e qui in questo fumetto realisticamente impersonati dal potere globale e transnazionale dei grandi conglomerati industriali -, che decideranno le sorti degli individui e dei popoli, delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni (che quindi sono perfettamente funzionali alla conservazione della struttura eterna del Potere). Ergo, tentare di decidere per sé (ma anche collettivamente) è inutile, ci si ritrova comunque nella parte delle marionette le cui fila sono tirate dall'alto. La rassegnazione, e ancor più la rassegnazione serena, stadio di perfezionamento di una visione qualunquista della vita, sembra la soluzione proposta. Eppure è nella disperazione finale incarnata dal commissario Louis Carelli che Van Hamme può offrire una via d'uscita alle catene soporifere di questa rassegnazione. Proprio giunto al punto più estremo di tale filosofia, con la sconfitta definitiva del libero pensiero e del libero arbitrio di fronte alle capacità di manipolazione del Potere, l'assassinio del commissario riafferma la libertà individuale al suo livello più primario di scelta elementare tra la vita e la morte. Ancora una volta si tratta in realtà di una manipolazione, di un omicidio/suicidio pianificato dall'alto, ma Carelli lo accetta in un tentativo inutile e privo di speranza di sovvertire l'ordine prestabilito: comunque un guizzo della volontà. Finale fin troppo d'effetto e abusato, con il martirio di Carelli che assume valenza diversa per i lettori e per i protagonisti della storia (e ulteriormente diversa per ciascuno di questi), ma riscattato dalla sua carica di energia primitiva, di riappropriazione della personalità e singolarità umane perfino all'interno di un sistema che non ammette alcuna eccezione alla propria volontà, e dal mestiere sicuro di Van Hamme che sa costruire un'atmosfera compiutamente disperante a cornice ultima di un vero e proprio romanzo che nel finale appare ancora più vicino a noi e al nostro tempo di quanto non fosse all'inizio.

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tavola con Carelli
disegni Griffo (c) Dupuis

Opera sfuggente a facili catalogazioni, S.O.S. Felicità è scritta con innegabile capacità di affascinare il lettore e tenerlo avvinto alla pagina. Van Hamme non sa rinunciare del tutto a venire incontro ai gusti estetici del pubblico e a fornirgli quel tipo di costruzione narrativa grandiosa dove l'eroe si erge da solo contro forze troppo superiori all'individuo affrontando la sconfitta che lo innalza a un piano più alto; riesce tuttavia a farlo senza mai scadere in un peloso patetismo, e anzi rivestendo di dignità questo meccanismo logoro.

Nelle sue imperfezione e ambiguità, S.O.S. Felicità appare opera più matura e sicuramente più complessa della scintillante saga di XIII (per altro molto scaduta di tono dopo il primo, esplosivo ciclo di avventure) e dello stesso affresco multigenerazionale dei Maîtres de l'Orge. Griffo aggiunge alla storia un disegno chiaro e funzionale, atto a raccontare con semplicità.


S.O.S. Felicità di Jean Van Hamme (testi) e Griffo (disegni)
(Skorpio - Eura Editoriale) 159pp a colori, pubblicato sul settimanale Skorpio dal n.8 al n.20 del 2003, spillato, euro 2,40.

 

 


 
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