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 articolo di Vincenzo Oliva  | 
La fucina italiana del fumetto Disney è in questi anni molto attiva, e sulla scorta del successo di Witch continua a sfornare testate estranee all’universo dei Topi e Paperi creati dallo zio Walt: Monster Allergy e buon ultimo, per ora, Kylion, sotto l’etichetta Buena Vista Comics. 
 
 La prima idea è stata quella di affidarsi a disegni che hanno anteposto alla semplice “bellezza” estetica (comunque indubbia) perfette funzionalità e narratività, e un’efficacia descrittiva che è risultata di decisivo supporto alla sceneggiatura di Francesco Artibani, autore dei testi di "Colony 6". 
Giulio De Vita è più noto in Francia che nella sua patria italiana. Oltralpe sta realizzando su testi di Yves Swolfs
(autore di serie come Durango e Il Principe della Notte) la serie di James Healer,
nota anche ai lettori italiani grazie
all’Eura Editoriale Nel realizzare i disegni di questo primo albo di Kylion, De Vita dà mostra di una completa padronanza espressiva del medium e della conseguente flessibilità ad adattarsi a un modulo narrativo che impone la ricerca di uno stile grafico “di confine” tra realismo e reminiscenze del più classico canone disneyano. Su questo realismo sfumatamente “cartoonesco” si innestano vaghi richiami manga, e soprattutto una scoperta ma finissima analisi psicologica dei personaggi, operata in dettaglio proprio e principalmente a cominciare dal disegno, che anticipa spesso e volentieri i testi delle sequenze più intime dell’albo, rendendoli in più di una occasione ridondanti. A partire dalla prima tavola dove i sei protagonisti ci vengono presentati tutti insieme, a pagina 15: chi siano – che persone siano - Tanner, Mita, Raiden, Erin, Cole e Calliope è abilmente e agevolmente offerto da subito alla nostra intuizione in questa sfilata di ritratti in posa, e verrà confermato dalle pagine seguenti. 
 De Vita sfrutta a fondo le possibilità dategli da una estrema libertà compositiva della tavola; le vignette assottigliano ed ispessiscono i bordi, ne mutano il colore, si scontornano, si frastagliano, invadono l’intera pagina, si incastonano le une nelle altre, si ingabbiano rigidamente; tutto è dettato dalle esigenze della storia: a dilatare o rendere frenetici i tempi, a sottolineare un fatto, a focalizzare l’attenzione del lettore su un personaggio, un evento o un dettaglio, oppure a renderlo periferico. Nonostante un chiaro intento (a mio parere raggiunto) di rendere piacevole e accattivante il disegno, Giulio De Vita non ha minimamente sacrificato a questo scopo l’elemento narrativo, al contrario esaltando, portando sotto l’occhio dei riflettori i momenti centrali dell’albo (dalla tavola di presentazione del cast di cui si è detto alla delicatezza del momento in cui Calliope libera Memoria nelle acque del pianeta sconosciuto (pag.39), o alla lunga, drammatica sequenza della tempesta alle pagg.58-69). 
 La seconda idea, molto ben collaudata, è stata quella di creare un gruppo di protagonisti non troppo ampio da essere ingestibile ma abbastanza da proporre un variegato ventaglio di personalità ben distinte e riconoscibili (con i loro tormenti, speranze e quant’altro) nei quali ciascun lettore possa trovare l’ancoraggio alla storia che più gli si confà. Semplice e diretto, che poi funzioni è un altro discorso: al progetto deve seguire un’adeguata realizzazione (e incontrare quella sfinge terrorizzante che è il riscontro di pubblico ;-)). In questo primo, introduttivo albo Artibani presenta a pennellate rapide e decise la situazione di partenza della serie e i suoi personaggi principali, senza tralasciare di iniziare ad approfondire le psicologie dei ragazzi e delle ragazze, lasciando per il momento più indefinita la figura di Erin. Vi è una lunga tradizione nella fantascienza, in particolare quella americana - e coltivata con maggiore successo da uno dei suoi migliori autori, Robert A. Heinlein - di romanzi imperniati sulla figura di giovani adolescenti che si trovano ad affrontare situazioni (apparentemente) superiori alle loro forze. Questi juveniles, come sono chiamati, trovano la loro linfa nell’esaltazione della sfida “impossibile”, nel percorso di crescita del protagonista, nell’identificazione del lettore con esso. Kylion, quanto meno il suo primo albo, possiede le caratteristiche di un juvenile corale. 
 Artibani lavora bene su questa situazione di partenza, scrivendo con semplicità e senza fronzoli, e con un linguaggio diretto, quasi elementare ma energico: strumenti che utilizzati insieme al disegno di De Vita gli permettono di descrivere in modo incisivo i protagonisti. Dietro Kylion si percepisce una cura notevole, una cura anche “ruffiana” e tentata dalle mode. L’assortimento dei personaggi, lo scenario e il tipo di situazioni in cui presumibilmente si muoveranno (e quelli di questo primo albo, naturalmente), tutto mostra la precisa ricerca di quelle alchimie che si instaurano tra lettore e personaggio di fantasia e di quell’appeal che determinate storie esercitano. Se commercialmente il risultato sarà stato raggiunto o meno ce lo diranno i prossimi mesi o anni. Anche le potenzialità di farne un buon fumetto seriale ci sono, si tratterà di non sprecarle. 
Kylion n.1 - Colony 6 testi di Francesco Artibani, disegni di Giulio De Vita, colori di Litomilano / Andrea Cagol  | 
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