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Accadde alla Luna delle Foglie Cadenti. . . recensione di Vincenzo Oliva Due donne in fuga che si amano e il loro uomo spietato che le insegue... uno spirito che chiede a Magico Vento di proteggere quell’amore, ma lo sciamano dalla pelle bianca non è onnipotente e non potrà salvare Sole-nei-capelli...
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Gianfranco Manfredi deve avere l’animo di un poeta; un poeta che è anche padre premuroso, complice, affettuoso, dei personaggi che nascono dalla sua penna, per i quali egli sa creare vite intense e morti commoventi pur senza indulgere al patetismo. Dopo la drammatica e cupa storia cittadina presentata nel n.34 "I cancelli dell’Inferno", Manfredi torna al mondo ed alla spiritualità di quel popolo pellerossa del quale va raccontando in questi anni costumi, credenze e quotidianità con grande rispetto ed amore sincero. Anche questa, è storia altamente drammatica, ma priva dei toni allucinati, dei deliri, della precedente. La vicenda ruota attorno al sentimento d’amore che lega tra loro Sole-nei-capelli e Danza-con-l’erba, mogli del valoroso ma spietato guerriero Guscio duro. Nonostante la "scuderia Bonelli" conti tra le sue fila un personaggio dichiaratamente omosessuale come Legs, e nonostante altre recenti incursioni nel tema - come quelle in Julia, da ultimo nel n.15 "Morte assicurata", compiute da Giancarlo Berardi (a mia memoria il primo ad aver rappresentato in ambito bonelliano un personaggio omosessuale: Junius Foy in Ken Parker n.36 "Diritto e rovescio") - è indubbio che per un editore tradizionale come la SBE l’argomento resti spinoso.
Come dicevo, è un padre amorevole, Manfredi, e sembra avere una predilezione particolare per Sole-nei-capelli, questa sua figlia così sfortunata, che ha subìto innumerevoli violenze e che dall’uomo non ha avuto altro, che fosse bianco o rosso. Manfredi le dà il conforto dell’amore di Danza-con-l’erba e alla fine dell’albo le riserva la morte degli eroi che hanno raggiunto la propria meta. Non una morte intrisa di retorica, però, chè Manfredi se ne tiene a distanza, preferendo un registro poetico per raccontare la morte della donna: la dolce follia di Sole elude la banalità della retorica per raccontarci di una donna che trova finalmente la sua pace dopo una vita di sofferenze; e con essa Manfredi ci parla anche della necessità dei sogni, alimento spirituale insostituibile per gli esseri umani, e della funzione che essi assolvono, sospingendoli in avanti, dando loro la forza di lottare ed amare. E’ il sogno della Città di Cristallo che permette a Sole e Danza di sfuggire a Guscio duro.
In un mondo di nuvole parlanti dove sempre più spesso le parole sono usate per spiegare le immagini, Manfredi sa usare le immagini per raccontarci una storia, per trasmetterci le emozioni, i drammi, le gioie che egli fa vivere ai suoi protagonisti; e laddove fa più uso delle parole per veicolare la narrazione - come nella sequenza iniziale tra Sole e Danza, o nella morte della stessa Sole, o ancora nel dialogo tra Rifiuta-di-smettere e la sua giovane cugina Volpe veloce - egli sceglie con cura le parole che più si adattano ai personaggi e che meno rischino di scivolare nella retorica o in un melenso sentimentalismo: Manfredi usa i dialoghi non per stupire, ma per comunicare emozioni.
Limitate ma salienti le scene in cui è presente Rifiuta-di-smettere. La donna si conferma uno dei punti fermi della serie, e di gran lunga il personaggio di maggior rilievo e spessore dopo Magico Vento (spesso più di lui). Umana e reale laddove Hogan era teatrale, a tratti forzato (grandiosamente forzato, sia chiaro), è una donna "moderna", una leader autentica, eppure è anche una donna comune che sa trovare le parole per confortare una bambina spaventata (p.14) dalla sua nascente femminilità e dalle responsabilità che ne comportano, una donna prudente ma che non ha voluto rinunciare a gestire in proprio la sua sessualità: "... Ti basterà fare come me: rifiutare i pretendenti... e cercarti degli amanti discreti." (sempre a p.14). La sua figura forte e terrena contrasta con quella di Sole-nei-capelli, la cui forza nasce dalla ribellione al proprio destino più che dalla consapevolezza della propria dignità personale; oltre che dall’amore per Danza-con-l’erba - tutti elementi che tendono a unificarsi nella "nobile" follia finale della donna, in gran parte dovuta allo shock dello stupro. Danza-con-l'erba ci viene mostrata più debole di Sole e di Rifiuta-di-smettere, tuttavia è lei il perno attorno al quale ruota la storia: è lei che Sole-nei-capelli ama, è lei che porta in grembo il figlio di Guscio duro, è la sua danza che Rifiuta-di-smettere ricorda con gioia, è, infine, certamente lei (e la sua creatura) che la donna Doppia Faccia vuole salvare fisicamente. Manfredi dà dunque al suo personaggio più indifeso il compito di rappresentare la continuità della vita a dispetto della sua ingiustizia. Si arriva quindi al finale, dove l'autore vuole che siano Danza-con-l'erba e Rifiuta-di-smettere ad avere il compito di chiudere la storia: il loro abbraccio esprime la solidarietà femminile, la comunanza del dolore e la vita che continua e deve continuare al di là degli avvenimenti che accadono nell'esistenza di ciascun essere umano. Happy end? Forse, certamente è un finale consolatorio; ma sobrio... ![]() ![]() ![]()
Barbati e Ramella fanno ampiamente il loro dovere, raccontando la storia senza perdersi in virtuosismi, rendendo al meglio, con quelle pennellate violente di nero, con i contrasti netti tra chiari e scuri, l’atmosfera drammatica e concitata dell’inseguimento da parte di Guscio duro delle sue donne in fuga, della lotta dello lo stesso Guscio duro con i Guerrieri Cane prima e con Magico Vento dopo. Ottime anche le tenebrose scene iniziali tra Guscio duro e sua madre Grande Ombra, dove la vecchia strega risalta in modo particolare, il volto sfatto, malvagio, percorso da una ragnatela di rughe che vogliono accentuarne la durezza e la malignità. Minor successo hanno con le scene dove il dramma si stempera nella dolcezza del rapporto tra Sole e Danza ed essi non sanno adattare il loro stile, come ad esempio alle pp.7/8, dove pur presente l’angoscia della fuga, il tono si fa via via più malinconico e disteso (ma perfetta ne appare la conclusione, con quella vignetta appena riempita dalle figure in lontananza delle due donne): qui il tratto così contrastato della coppia appare fuori posto, come togliesse al testo manfrediano parte della sua delicatezza, quasi a ricordarci che siamo comunque nell’ovest americano del secolo scorso. Anche la scena in flashback nella quale Rifiuta-di-smettere rievoca il suo incontro con Danza-con-l’erba avrebbe decisamente tratto maggior risalto da uno stile più arioso, meno cupo ed opprimente di quello di Barbati e Ramella; il testo di Manfredi ci viene descrivendo una scena poetica, un ricordo soffuso di dolcezza, un piccolo idillio sulla comunione profonda tra una donna e la natura, ma le vignette che ci scorrono sotto gli occhi sono eccessivamente cariche: inchiostrate pesantemente tolgono respiro al testo, che recupera il suo senso solo grazie all’effetto del flashback, che permette al lettore di immedesimarsi nelle sensazioni più sfumate che dà il ricordo.
Il caleidoscopio di emozioni che riescono a materializzare con il volto di Rifiuta-di-smettere è sicuramente il miglior risultato che gli artisti ottengono con questo albo. Meno incisivo il loro lavoro sugli altri personaggi, anche se con Grande Ombra e, a tratti, Sole-nei-capelli arrivano davvero vicini agli ottimi livelli raggiunti con Rifiuta-di-smettere. Magico Vento sconta la relativa inespressività che sembra connaturata al suo personaggio (oltre al suo ruolo un po’ periferico nell’azione) e Poe la sua marginalità nell’ambito della storia; è tuttavia di grande impatto il suo volto sofferente di p.82.
Una prova eccellente, dunque, per quanto non esente da pecche.
Continua con questo numero la lunga serie di successi inanellata quasi ininterrottamente da Magico Vento e dal suo autore. La serie gode narrativamente di una salute invidiabile: solo Napoleone, forse, riesce a mantenerne il passo. Terminata la "saga di Hogan" che aveva fatto da collante della progressiva crescita e affermazione della testata si poteva forse temere uno scadimento della serie, e se qualcuno può aver nutrito dei dubbi dopo lo scorso numero (io personalmente no :-) ), questo albo dovrebbe averli dissipati tutti. Aggiungendo che la serie gode dei redazionali più curati ed interessanti del parco testate bonelliano, l'elogio è completo! :-)
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