|
|
||
| ||||||||
|
E' tornato. Sapevamo che sarebbe accaduto. L'abbiamo sempre saputo. Tutti. Eccolo, seduto accanto ad una finestra aperta, portare lentamente alle labbra il calice ed assaporare un gusto che il tempo non è riuscito a cancellare, conservato, com'era, in una lussuosa stanza della sua memoria. Il tempo. Le lancette, fedeli ancelle, hanno scandito inesorabili il ritmo di giorni e giorni trascorsi, chiuso nella sua prigione di ferro, a studiare la parte, ad immaginare la fredda ed inebriante sensazione della vendetta. L'oscurità, nera madre premurosa, lo avvolge. Il chiarore livido della luna crea sul suo volto strani giochi di luci ed ombre che ne rendono ancor più angosciosamente tetro il sorriso appena abbozzato. I fulmini disegnano nel cielo sinistre mani deformi ed illuminano ad intermittenza l'enigmatica figura de...
Il giocatore |
Nel silenzio della mente riusciamo a vederne la mano, intenta a voltar pagina. La punta della penna ha assorbito la giusta quantità del nero liquido, quanto basta per lasciar dietro di sè la guidata traccia. La carta, avida, beve la prima dose di inchiostro ed ha così inizio l'ennesimo capitolo di un'opera magnifica che, oramai, sarebbe assolutamente riduttivo accostare al più riuscito dei feuilleton.
Si accendono le luci, interne ed esterne, del convoglio. Come il giorno con la notte, così il sole delle vicende storiche degli Stati Uniti d'America di fine ottocento cede il passo lentamente all'avanzare, strisciante ed ineluttabile, delle tenebre fredde e profonde in cui è immersa la Volta Nera. Preceduto dal lieve ondeggiare delle due metà, il sipario si apre. Lo spettacolo ha inizio! I primi personaggi entrano in scena, uno dopo l'altro, secondo i tempi stabiliti dal copione. Si muovono sicuri e decisi; scandiscono, da consumati professionisti, le proprie battute. Dietro le quinte, altri attori attendono trepidanti il loro momento, la propria razione di applausi, ripassando con cura la parte. Tutto deve essere perfetto. In sala, un silenzio assoluto: il pubblico è rapito dalla maestosa bellezza della trama e dalla maestria di chi calca il palcoscenico. Qualcosa spezza l'incanto. Un rumore. Non si sa da dove provenga e non promette nulla di buono. Qualcuno ha capito. Con gesti frenetici, convulsi, indica qualcosa. Il sinistro suono cresce d'intensità. Gli interpreti, immersi nella recitazione, non si sono accorti di niente. Sono tutti in scena. Le assi vibrano sotto il loro peso e...
Ed ecco Magico Vento e Poe, Norma Snow ed i
mostruosi esseri creati da Aiwass, trasformati, ignari,
in fanti, alfieri, torri, re e regine. Ignari, dicevamo: sì, perchè
credono di potersi muovere liberamente, in piena autonomia;
ciascuno pensa di poter seguire la propria rotta, di poter raggiungere
la propria destinazione. Bianchi contro neri, tentano
reciprocamente di fare breccia nel fronte nemico, di prevalere gli
uni sugli altri...
In un soggetto come al solito ricco, avvincente e vincente,
estrinsecato in una sceneggiatura quasi perfetta, Manfredi serve
all'affamato lettore un prelibato antipasto.
Torvald Van Buren, occhialini, panciotto e pancione, è
scettico. Egli, fondatore della Volta Nera, stenta a credere
che la setta sia un nido di vipere, che Aiwass abbia reso uguali a sè
altri "fratelli". "Ci crederò solo quando avrò visto una di queste
creature con i miei occhi!", dice. Il giocatore lo aveva previsto.
"Avrà le sue prove", mormora a denti stretti e nella sua testa
risuona l'eco di un pensiero a lungo accarezzato: "di nuovo, da solo,
sul ponte di comando! Marinai, vele spiegate verso l'isola
Vendetta!". Ed ecco l'ombra minacciosa della sua mano proiettarsi
sulla scacchiera ed investire di buio le pedine prescelte:
Norma e Ned, Giulietta e Romeo di un
amore impossibile, entrambi consapevoli del parallelismo delle
rispettive, sottili linee nere, destinate ad avvicinarsi, a sfiorarsi
forse, ma mai ad incrociarsi. Magico Vento, malgrado ciò, non si
rassegna; ha deciso di combattere fino in fondo contro il mulino a
vento: "ci ha messi nella stessa squadra", pensa, "e proteggerò fino
alla fine la mia compagna".
Hogan vince la partita su tutti i fronti, mettendo fuori gioco anche i servizi segreti federali. Dick Carr, il trasformista del senatore Fulton, marca stretto prima Norma Snow, insospettito dal suo ritorno in teatro, poi l' "attore" Peter Naylor. Suicidio tattico. Lester, il tranquillo impresario, sfiora il goal della vittoria, consentendo alla propria compagine, ai mostri creati da Aiwass, di mettere in guai seri lo sciamano bianco dei Sioux... Scacco matto! Il giocatore, con movimenti faticosi ma solenni, si allontana dall'elegante scacchiera di legno pregiato. Ha in mano qualcosa. La mostra al pubblico. Sembra una delle pedine. No. E' la pedina. E' Boris! Sipario. Nero. Le luci artificiali sono ancora accese. La fine del tunnel è lontana. Seduti comodamente sui lussuosi sedili di questo treno di prima classe, dondolati dolcemente dal vagone, osserveremo cadere l'inarrestabile sabbia del tempo, cercando una risposta per ognuna delle domande che, simili a tante piccole lampadine, Manfredi ha acceso nella nostra mente. Chi sono, cosa sono gli antichi nemici dei Sioux risvegliati da Aiwass, di cui parla Cavallo Zoppo? In che modo quest'ultimo ha salvato Ned nello scontro con Boris, che lo aveva imprigionato con il suo sguardo? "Questo è solo il principio, Poe...". Magico Vento ha ragione. Il viaggio è ancora lungo. Noi, comunque, non abbiamo alcuna fretta...
Se è vero il detto secondo cui "anche l'occhio vuole la sua parte", allora possiamo ben dire che i nostri, terminata la lettura della storia, erano tutt'altro che pienamente soddisfatti. La coppia in questione, esordiente sulle pagine di Magico Vento, non convince, offrendo una prova appena discreta, valutabile attraverso diversi piani di lettura.
A differenza di quanto accade in altri famosi binomi bonelliani come
Barbati & Ramella o Montanari & Grassani, i due autori
dimostrano di non essere ancora sulla stessa lunghezza d'onda e
peccano nella organizzazione del lavoro: sarebbe stato decisamente
più opportuno che fosse il solo Piccatto, già alla sua terza
storia per MV, a disegnare i personaggi cardine della vicenda. Così
non è stato. Dinamica: questo l'aggettivo atto a qualificare la bella cover di Pasquale Frisenda. Fedele ai canoni del perfetto copertinista, egli cattura l'attenzione e la curiosità del lettore e senza anticipare niente lo spinge a capire il perchè della situazione raffigurata. L'ennesima conferma di un artista da tempo consacratosi in questo ruolo come uno dei migliori. In assoluto.
Le illustrazioni di Frisenda sono indubbiamente parte essenziale
della potente struttura muscolare che consente alla creatura di
Gianfranco Manfredi di scalare vette sempre più elevate, meritando
giustamente la maglia rosa del fumetto italiano.
vedere anche la scheda della storia
|
|||||||||||||||||||||||||||||||
|