ubcfumetti.com
Indice del SitoNovità !Cerca nel SitoScrivi a uBC
MagazineRecensioni




" Terra di nessuno"


Pagine correlate:

Confini
recensione di Vincenzo Oliva

Confini.

Limiti, muri, passaggi, cesure, suddivisioni, diversità. E’ di questo che la presente storia doppia di Magico Vento parla, è di questo che il suo autore Gianfranco Manfredi si serve per continuare la sua esplorazione dell’Ovest americano, degli uomini che lo popolarono, e, in ultima analisi, dell’animo umano in generale.

Confini a volte sottili, impercettibili, altre netti; confini come barriere invalicabili, oppure come momenti di transizione; confini che sono luoghi fisici, ovvero luoghi mentali, limiti psicologici.

Il confine delle Badlands: di là le terre prospere e ricche della riserva, di qua le rocce aride, il regno delle lucertole delle Terre Cattive; un confine che si replica, si fa sociale, giuridico, spirituale: di là l’organizzazione della grande nazione Sioux, di qua i reietti, gli outcast incapaci di disciplina, gli spiriti troppo liberi, uomini e donne in fuga dai parenti, dalle autorità tribali, dal colore della propria pelle; in ultima analisi da se stessi: come Costola d’orso/Grande Aquila. Manfredi è abile nel gestire il rivelarsi di questi confini, nel mostrare l’ambiente geografico e umano delle Terre Cattive; le sue coordinate mentali: l’effetto della natura e dell’altro uomo sull’uomo.

cliccare per ingrandire
(cliccare 22k)

Sintesi... un po' troppo greve disegni di Ivo Milazzo (c) SBE 2005

Il confine tribale tra Sioux e Shoshoni. Permeabile, perché si condivide, almeno parzialmente, lo stesso sangue; ed è attraverso il confine/porta del sangue che Magico Vento arriva al cuore di Lava Incandescente a dirimere nel finale la guerra tribale. Ma è anche un confine invalicabile, perché nell’eterna lotta tra le due tribù, una sarebbe disposta a tradire il sangue e allearsi con l’Uomo Bianco per prevalere.

Il confine razziale, che uomini come Magico Vento varcano per caso ed accolgono per convinzione profonda, per condivisione di un modo di essere e di sentire; che altri uomini soffrono sulla propria pelle: a causa di una pelle di confine. Come Spirito della notte. Un confine che, collettivamente, è una condanna: tra bianchi e indiani, tra Sioux e Shoshoni non può esservi dialogo, abbattimento del limite. Al massimo temporaneo scambio.

Il confine interiore: confine tra la volontà, le potenzialità che possediamo, e i nostri demoni personali: l’istinto, l’egoismo. Costola d’orso/Grande Aquila soccomberà alla parte autodistruttiva di sé, Toro Infuriato troverà nella propria le risorse per sopravvivere in una situazione di crisi. E’ sottile Manfredi nel tratteggiare il personaggio più difficile, il fedifrago, viscido, eppure umanissimo Costola d’orso/Grande Aquila; più lineare la figura di Spirito della notte.

"Confini, limiti, muri, passaggi, cesure, suddivisioni, diversità..."
   
Il confine tra libertà e licenza, tra consapevolezza di sé e spreco di sé: che Farfalla mostra di conoscere alla perfezione. E’ un ammirevole cesellatore di donne, illustratore attento e partecipe dell’animo femminile, Manfredi; anche quando riserva alle sue figure femminili uno spazio minimo, cosa che non è per Farfalla, comunque.

Il confine di classe, che la società degli indiani delle praterie era ben lungi dal non avere. E’ a questo confine – sempre così difficile da infrangere – che si ribella e soccombe Costola d’orso.

Confini, varchi. Anche quando sono chiusi o appaiono troppo impervi da valicare: è sempre il miraggio di attraversarli che muove gli esseri umani: il maggior merito di Manfredi è di far emergere con naturalezza questa tensione; il limite – il confine! - quello di apparire a tratti quasi didascalico.

"Le staffette tra disegnatori quasi sempre si risolvono in un danno per le storie"
   
Confini caratterizzano questa storia anche dal lato grafico. Ivo Milazzo e Darko Perovic sono i disegnatori chiamati a darsi il cambio al termine dell’albo n.89, in un passaggio di consegne che quasi mai rende un buon servizio alla storia ed al lettore.

Confini si ritrovano - in questa storia - nei disegni di Milazzo per l’albo n.89. Diversità sostanziali: il segno tanto ammirato, rapido e certosino, qui lo troviamo rapido e frettoloso. Svogliato in questa occasione, laddove esso sa invece essere sintesi compiuta e totale di emozioni e descrizioni. Le magiche ombre ridotte a macchie, talvolta grossolane, di inchiostro. Le fisionomie appesantite, sgraziate, prive di quell’essenzialità di segni con la quale ha sempre rappresentato l’anima dei personaggi. Il tratto si mostra spesso rozzo e non, come d’abitudine, armonioso e curatissimo. Intatta la capacità di narrare, visualizzare le scene. Solo fretta? Disinteresse? E’ ozioso ipotizzare i motivi di questa evidente trascuratezza, possiamo solo augurarci che si tratti di un episodio isolato, se la collaborazione di Milazzo alla testata proseguirà; oppure augurare a Magico Vento e allo stesso Milazzo di trovare partner più compatibili.

cliccare per ingrandire
(cliccare 22k)

Il dinamismo di Perovic (c) SBE 2005

Confini oltre i quali è chiamato a subentrare Perovic, che immaginiamo abbia dovuto lavorare con quella certa urgenza che affiora in un lavoro meno convincente dei suoi precedenti. Comunque buono, soprattutto ricco di dinamismo, piacevole nella resa scenografica dell’ambientazione, sia notturna che diurna, di queste Terre Cattive riarse, petrose, le cui notti pericolose si prestano agli agguati, alle veglie attorno ai fuochi. Sono i visi ad essere talvolta incerti, peggiorando il già ovvio problema di riconoscere da un albo all’altro i vari personaggi, che si ritrovano a cambiar fattezze tra Milazzo e Perovic.

Confini. Sono anche punti di contatto: tra autore e pubblico; per mezzo del rispetto del primo per il secondo. Quel rispetto che muta una storia elementare, quasi banale in un racconto articolato, avvincente, profondo: attraverso il varco di una scrittura che non lascia nulla al caso e nel calderone alchemico della fantasia del narratore trasforma gli ingredienti a propria disposizione: un varco – un confine – che Gianfranco Manfredi sa usare al meglio.

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
(c) 1996 uBC all right reserved worldwide
Top
http://www.ubcfumetti.com §