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" La star"

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Gli amanti del Nathan più tradizionale preparino i fazzoletti...
ci sarà da piangere!

Ann è guarita e Hadija mi ama?
Che bello, mo' mi taglio le basette!

recensione di Riccardo Panichi



TESTI
Sog. e Sce. Stefano Piani    

Una storia sconcertante. L'altalena Neveriana ci aveva abituato negli ultimi anni a dei violenti sbalzi di qualità, ma raramente (forse mai) si era tradito lo spirito della serie come in questo numero. I lettori di Nathan sono cresciuti potendo contare su due costanti che si erano delineate sin dall'inizio:

  • La componente prettamente fantascientifica e tecnologica, che, sebbene sia stata sfruttata soprattutto in un secondo tempo, ha avuto un ruolo fondamentale sin dagli esordi, dove veniva utilizzata con razionalità ed efficacia.
  • La figura di Nathan, il "musone" per antonomasia, l'uomo tradito dalla vita e costretto a sprofondare nei rimorsi.

    Questo lavoro di Piani è, dicevo, sconcertante, in quanto rovescia entrambi i punti appena citati.
    In primo luogo, se si escludono gli scenari cittadini, la storia non presenta alcun elemento proprio del genere fantascientifico. Quella che il nostro Agente Alfa porta a termine è una banalissima missione di protezione, un'operazione che si svolge accompagnando l'indagine di un giornalista alla ricerca di un'attrice scomparsa. Ovvero, un plot perfettamente interpretabile da un qualsiasi agente privato a noi contemporaneo. Non è la prima volta che ciò accade, è vero, ma gli autori erano in precedenza sempre riusciti a inserire (magari anche male) almeno un paio di topoi fantascientifici (un'ambientazione futuristica, un inseguimento spettacolare, ecc.) per garantire alle loro storie la contestualizzazione all'interno della continuity spazio-temporale.

    In secondo luogo, il Nathan di questo numero non è il Nathan che conosciamo. Si è detto ormai un milione di volte che, dal momento che Ann è guarita e Hadija ha colmato il vuoto lasciato da Laura, il nostro eroe non avrebbe più ragione di rimanere un musone ad oltranza. E' quindi lecito e auspicabile che il suo carattere muti lentamente verso un atteggiamento più positivistico. In effetti la saga Alfa aveva mostrato qualcosa a questo proposito, ma gli intenti non sembrano ancora chiarissimi. Tuttavia una cosa è sicura: mai e poi mai, neanche se avesse appena vinto un viaggio alle Sun Islands, Nathan si comporterebbe in modo così scanzonato, tanto da arrivare, in un raptus di follia, a tagliarsi le basette (qui i lettori di lunga data si sono ribellati, chissà se ricresceranno...). Un uomo può cambiare ma non può vedere stravolti i suoi principi; pensate ad un Martin Mystère che risponde solo per monosillabi o ad un Dylan Dog che non si porta più a letto nessuna ragazza.

    C'è inoltre una terza componente, non meno fastidiosa delle altre. Ovvero l'atmosfera Legsiana che trasuda questo numero. I due ladruncoli sono vagamente simpatici, ma una tavola come quella di pag.41, su Nathan ci sta come i cavoli a merenda. Allo stesso modo sarebbe meglio sorvolare sulla conduzione dell'indagine, che si risolve solo grazie a Sigmund, in un clima da commedia poliziesca di totale rilassatezza e assoluta mancanza di pathos.

    Segnaliamo infine due chicche, che, per la loro banalità, certamente non aiutano la storia a risollevarsi dalle gravi carenze già evidenziate:
    La prima è la sequenza onirico-comatosa di Nathan, che, bambino, si trova a passare dall'altra parte dello schermo per incontrare finalmente l'amata Jessica. Ogni riferimento è puramente casuale.
    La seconda sono invece le ultime tre tavole, con tanto di citazione di Antonioni, che ci svelano un inquietante retroscena: la nostra Jessica altri non è che il clone di Marilyn Morris. Anche qui ogni riferimento è puramente casuale...



    DISEGNI
    Matteo Resinanti    

    Ma che fine ha fatto Matteo Resinanti? Non posso credere che quello di questo numero sia lo stesso che aveva disegnato splendidamente un paio di storie di Legs e il 93 di Nathan.

    Dei tanti pregi evidenziati in tali sedi possiamo qui rilevare solamente la grande personalità di tratto, certo non sufficiente per rimediare ad una prova assai deludente.

    Le perplessità maggiori derivano senza dubbio dalle grande libertà che Resinanti si prende nel caratterizzare Nathan, che ora appare strabico, ora paffutello, ora eccessivamente duro nei lineamenti. Una scarsa uniformità nei volti, quindi, che si riflette anche nella raffigurazione dei comprimari.

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    disegni di Matteo Resinanti
    (c)2000 SBE

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    disegni di Matteo Resinanti
    (c)2000 SBE

    L'uso delle chine appare spesso grossolano, così come i contrasti chiaroscurali sono in genere semplicistici. A favore del giovane disegnatore vanno tuttavia un buon numero di vignette molto ben realizzate, soprattutto sotto il punto di vista dinamico.

    Inutile dire che aspettiamo presto Resinanti ad una prova che lo riconduca ai livelli a cui ci aveva abituato.



    GLOBALE
     

    Copertina, tanto per rimanere in tema, che poco c'entra con l'albo in questione. La scena raffigurata è inrintracciabile e la realizzazione appare persino grossolana e certamente troppo cupa.

    Un albo da dimenticare, che non avrebbe mai dovuto uscire in un periodo delicato come quello estivo, dove si possono raccattare preziosi lettori occasionali da ombrellone. Tutto questo senza contare che la saga Alfa è finita solo da due numeri e che i rapporti tra Sigmund e Nathan sembrano ritornati inspiegabilmente idilliaci.
     

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