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Sog. e Sce. Alfredo Nogara
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Un omicidio al molo quattordici può nascondere molte cose, al di là dello scoprire l'identità dell'assassino o degli assassini.
La storia imbastita da Nogara di elementi ne porta a galla, durante lo svolgimento delle indagini, molte: una relazione
tra il morto ed una donna sposata, relazione che inizialmente travia le indagini stesse; un barbone, testimone dell'accaduto,
che vuole approfittare di quanto ha visto per finire su giornali e televisioni; un ladro d'auto, amico di Nick, che gli
permette, a Nick stesso, di riuscire a scoprire qualcosa di nuovo e, con una seconda, finale scoperta, di arrivare al dunque;
un funzionario di una compagnia telefonica, corrotto.
La storia regge bene, la sceneggiatura pure, con un appunto positivo, o meglio più positivo rispetto ad altri: il mettere
in evidenza il lato umano di Nick, sia nei rapporti con gli informatori, sia con possibili sospetti, culminante nell'atto
finale di consegnare le lettere d'amore scritte dalla signora Mann, all'amante, l'assassinato.
Inoltre ritorna D'Angelo e mostra il tenente Art in azione.
  

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Luigi Coppello
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Il riferimento alla linea chiara nei tratti di Coppello è evidente: lo sforzo e l'impegno ci sono, i risultati
meno, con diverse indecisioni nei visi (in alcuni, pochi casi, qui forse ridisegnati, si veda pag.33, II vignetta, come esempio;
indecisioni tra l'altro riscontrate anche nella recensione delle sua precedente storia) ed alcuni tratteggi che sembrano essere stati aggiunti a
posteriori appositamente, ma mal si amalgano con il resto. Il tutto crea una certa instabilità nella lettura della storia.
Comunque il desiderio, lo sforzo, di creare un tratto indipendente dalla sua scuola (Coppello ha lavorato insieme a Biglia
con Calegari sul primo almanacco del West) è lodevole e sicuramente la prova successiva ci porterà un risultato ancora più
leggibile ed apprezzabile.
  
Storia forse appena al di sotto dello standard delle avventure di Nick Raider, ma comunque sempre apprezzabile.
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