ubcfumetti.com
Indice del SitoNovità !Cerca nel SitoScrivi a uBC
MagazineRecensioni




" Il Classico:
Blade lo spadaccino"


In questa pagina:
Testi
Disegni
Globale


Pagine correlate:
Nello stesso albo:
"La stirpe di Elän:
Sull'orlo dell'abisso"


Non aprite quella cassa!
recensione di Vincenzo Oliva

Un pizzico di fiaba, poteri ESP a volontà, una buona dose di draghi a scelta, uno schizzo di tecnologia, una principessa (o quasi) in pericolo, la strega cattiva, il fascinoso avventuriero ed altro... molto altro... mescolate il tutto e servite in tavola ancora fumante, lasciandovi trasportare nel mondo fatato della contea di Mirrin....



TESTI
Sog.e Sce. Francesco Donato    

Una buona storia questa "Blade lo spadaccino", che prosegue dignitosamente la serie di successi inanellata ultimamente dai "classici" di Zona X .

Infatti, pur non raggiungendo vertici di eccellenza assoluta, anche questa storia vince agevolmente il confronto con il racconto della "Stirpe di Elän" contenuto nello stesso albo. Su un soggetto solido, una storia fantasy di impianto moderno ma che non rinuncia alla gran parte dei topoi specifici del genere - anche se l’assenza della magia è uno spunto di una certa originalità, e che merita di essere menzionato (il "tocco del mentore" non viene, infatti, rappresentato come magia, ma, piuttosto, come un potere assimilabile ai poteri ESP) - l’autore Francesco Donato - di ritorno sui classici dopo la collaborazione con Federico Memola ai testi di, "Agguato nello spazio", in Zona X 34 e l’ottima prova in solitario de "La notte delle streghe" in Zona X 33 - innesta una sceneggiatura senza sbavature od errori di sorta che vivifica la storia.

Il soggetto in sé, infatti, pur non banale, neppure risulterebbe di interesse estremo se la sceneggiatura non tratteggiasse molto bene l’atmosfera e non sviluppasse compiutamente le caratteristiche dei personaggi. Vale la pena, poi, di far notare l’accostamento tra tematiche animaliste ed una storia di pura fantasia.

Soprattutto, un soggetto fantasy è un rischio per un autore, di fumetti o meno che sia. Se infatti la libertà assoluta di cui gode l’estensore di una storia del genere gli regala, apparentemente, una sorta di infallibilità, giacché egli può scegliere ogni e qualsiasi intreccio, personaggio, situazione - quasi legislatore supremo di questo suo mondo di fantasia che ha creato dal nulla - è d’altro canto vero che proprio tanta libertà può indurre nell’autore una sorta di "delirio di onnipotenza" e portarlo alla creazione di un mondo privato e non condivisibile dai fruitori dell’opera, un mondo retto da logiche comprensibili solo dall’autore stesso. p> Il rischio è stato qui completamente evitato, anzi i toni della storia sono sommessi. Lungo tutto l’arco della narrazione si nota un’ammirevole economia di tensione drammatica: Donato lascia che siano gli eventi stessi ed i personaggi a parlare per lui, senza interferire più di tanto nel dipanarsi degli avvenimenti. Anche le scene istrioniche di Blade, che - degno emulo di D’Artagnan - infligge sonore lezioni sia ai bulletti di paese incontrati all’inizio della storia, sia agli sgherri della contessa Labethis Dorka verso la fine, sono raccontate in modo bonario, senza eccessi di tragedia, come se il narratore avesse un sorriso gentile sulle labbra. La morte stessa della contessa, uccisa dal drago volante a cui aveva dato una caccia spietata, viene rappresentata con pudore, evitando la tentazione di una fin troppo facile scena splatter.

Il personaggio centrale, la figura di Blade lo spadaccino, definito "fante di spade" e cioè una sorta di bardo itinerante riesce ad andare oltre la pura dimensione stereotipa dell’avventuriero fascinoso, un po’ cinico all’apparenza, ma di gran cuore. Donato gli costruisce una personalità cauta ma al contempo irruente ed appassionata. Quando si avvede che il giovane paggio Kyle, al quale aveva cominciato ad affezionarsi, è stato fatto uccidere dalla contessa, libera la figlia della stessa, Gwenith, dalla prigione dove la madre l’aveva fatta rinchiudere e fugge con lei. E’ l’unica scena della storia dove sia rintracciabile una vera tensione drammatica e l’impresa sembra più frutto dell’impeto momentaneo, del carattere impetuoso di Blade, che non di un animo veramente amante della giustizia.

Molto ben delineati sono anche i tre co-protagonisti: la contessa, Kyle e Gwenith, appunto. Labethis Dorka ci fornisce un bel ritratto di donna emancipata, sicura delle proprie attrattive femminili, ma anche fragile ed insicura nei rapporti con la nobiltà del suo feudo a causa delle sue origini borghesi e soprattutto ossessionata a livello patologico dal rapporto con i suoi draghi dei boschi, con i quali vive quasi in simbiosi, rapporto cui vuole aggiungere dei draghi volanti, ed è per questo che da la caccia alla femmina di drago volante che ha nidificato nelle sue terre.

Kyle, il paggio adolescente innamorato della contessina Gwenith, è un delicato ritratto di adolescente; il tono contenuto della sceneggiatura si adatta in modo particolarmente felice alla sua figura: né il suo amore per la ragazza, infatti, né l’infatuazione per la figura - che vede eroica - di Blade assumono, in tal modo caratteristiche sdolcinate o patetiche; mantenendo, invece, una sobrietà non comune. La sua morte, sbranato dai draghi da guardia della contessa per aver tentato di aiutarne la giovane figlia, rappresenta l’espediente narrativo per innescare la reazione dell’eroe, altrimenti recalcitrante ad assumere la propria parte.

Gwenith, infine, la segregata della torre.

Rinchiusa dalla madre per aver fatto fuggire il drago volante catturato dagli uomini di Labethis, la ragazza non sembra avere la tempra della ribelle. Eppure tutto in lei contrasta con il carattere della contessa, a cominciare dal "tocco del mentore", il potere di controllare gli animali che, con ogni evidenza è alla base del conflitto irrisolto con la madre. Lo sviluppo del suo personaggio è l’unico mezzo passo falso dell’autore. Troppo buona, troppo generosa nei confronti della madre da cui ha avuto solo male, non un pensiero malevolo sembra attraversarle la mente. Anche quando il drago volante sotto il suo controllo uccide Labethis, ciò avviene solo per un riflesso di autodifesa della ragazza minacciata dalla donna.

Gwenith non riesce dunque a togliersi di dosso una certa staticità e bidimensionalità; ma sono difetti tutto sommato veniali, ben compensati dalla dolcezza con cui Donato raffigura l’ingenuità e gli slanci di generosità di questa adolescente.



DISEGNI
Giovanni Romanini    

Un bel ritorno di Giovanni Romanini dopo, da ultimo, la sua buona partecipazione a "Figli di un mondo perduto" in Zona X 30, la storia in solitario di Diana Lombard.

E’ un Romanini in gran forma quello che troviamo al lavoro qui, che non raggiunge il massimo solo per una certa "predestinazione" scritta sui volti dei personaggi - i buoni sembrano buoni da subito e i cattivi non possono che avere una faccia cattiva - e per la non soddisfacente resa del personaggio di Kyle: a seconda delle occasioni il giovane paggio sembra avere 14,15 anni oppure 18,20, fino ad arrivare alla terza vignetta di p.160 dove appare come un giovane di 24,25 anni.

Per il resto lo stile luminoso di Romanini si adatta bene alla storia, solare anche nei suoi personaggi negativi (la sensualità della contessa è non meno innegabile del suo agire maniacale); e si esalta, raggiungendo il massimo, nelle splendide rappresentazioni, minuziosissime, degli edifici e degli interni, oltre che degli scorci naturali e dei draghi, disegnati con quello che non può non definirsi "realismo". Un tratto, in definitiva, che fa molto piacere aver ammirato di nuovo.



GLOBALE
 

Pur non facendo gridare al miracolo "Blade lo spadaccino" è una storia che si legge con gusto e risulta molto ben congegnata, con il giusto ritmo, personaggi ben delineati e una storia non banale. Un risultato non da poco per un racconto di 67 tavole.
 

 


 
(c) 1996 uBC all right reserved worldwide
Top
http://www.ubcfumetti.com §