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" Il carro della
paura "


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Una vecchia fiaba nera sembra avere un fondo di verità; e la città di Doombar vive giorni di angoscia.

Terrore a quattro ruote
recensione di Alessandro Franchini



TESTI
Sog. e Sce. Claudio Chiaverotti    

In questo nuovo episodio, Brendon torna ad avere a che fare con nemici materiali e tangibili. Lasciatosi alle spalle angeli e morti viventi (vedi il n.8), eccolo alle prese con un pesante carrozzone popolato da piccole creature deformi ma armate e pericolose.

La trama é molto lineare e non comunica particolare suspence. Qualche emozione può venire suscitata dallo scontro con gli sciacalli, ma questa scena è ininfluente ai fini dell'economia della storia; serve solo a riempire qualche pagina e a mostrare l'abilità nel combattimento di Brendon. Provate a rileggere l'albo saltando quelle pagine e vedrete. Un'altra scena abbastanza gratutita è quella del "falso" carro; un tentativo di colpo di scena un po' maldestro, sia perché molto facile, sia perché Brendon è da tutt'altra parte. Nonostante questi "surplus", la storia fila liscia. Ma ancora una volta Brendon non riesce a venire a capo del mistero; infatti è Nigel ad avere l'intuizione giusta, ed è sempre Nigel a ferire il piccolo essere che darà al cavaliere di ventura l'indizio decisivo. Brendon come al solito è relegato all'eliminazione fisica del "mostro finale", come nei videogiochi.

E' comunque da apprezzare il fatto che non ci siano le solite facilonerie (almeno non troppe), ma rimane la nota dolente dei dialoghi ancora ridondanti e tronfi. Ad esempio: che bisogno ha Brendon di dirci che per poco il carro non lo investiva? (pag.11) Oppure: era proprio necessaria la "lezioncina" di pag.28 sulle superstizioni? I margini di miglioramento sono ancora ampi...

Per il resto, la storia ha anche dei lati positivi, come la figura di Nigel e Florence, due personaggi caratterizzati molto bene sotto il profilo psicologico. Interessante anche il tema predominante dell'opposizione amore-morte, l'amore in ogni sua forma visto come rimedio della morte. Nel finale troviamo la massima espressione di questo pensiero con Brendon che accetta di avere un figlio da Florence. Intanto c'è da registrare il fatto che il tema viene trattato quasi sottovoce, senza sbandieramenti o frasi roboanti; per questo possiamo finalmente battere le mani a Chiaverotti. In secondo luogo si apre una discussione dal sapore fortemente etico: è giusto che Brendon accetti di avere un figlio per poi abbandonarlo subito, prima ancora che nasca? La risposta non è facile, soprattutto pensando al fatto che il nostro cavaliere sa benissimo cosa vuole dire crescere senza padre.

Voi che cosa ne pensate?



DISEGNI
Corrado Roi    

Non c'è che dire, Roi si trova completamente a suo agio nel mondo di Brendon; il suo tratto sfumato e pieno di segni rende benissimo l'atmosfera cupa e carica di tensione di Doombar. Molto curati gli sfondi della città (guardate l'ombra della barca a pag.54) e le espressioni dei volti... tranne quello di Brendon che ritorna alla solita paralisi flaccida dei muscoli facciali :-).



GLOBALE
 

Non si può ancora dire che sia un bell'albo, ma è comunque leggibile, se non altro per il finale che può aprire una interessante discussione.
 

 


 
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