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Dopolavoro
Dic.1998
      

Roba da ragazzini


commento di Fulvio a BR 3

Purtroppo devo condividere in pieno la vostra recensione, che sembra scritta da me tanto collima con le mie idee!!! La faccia della mamma di Brendon fa ridere e passi, gli errori di mira nello scontro a fuoco sono grotteschi e passi (è vero che anche Tex campa da anni su questo, ma Dio buono, addirittura con una mitraglietta non si centra il bersaglio...); ma il fondo si tocca con la storia del virus matematico, pensate che so per averlo letto su pubblicazioni specializzate che la NASA spende per il test dei nuovi software l'80% del budget del progetto (vuol dire che per collaudare un nuovo programma viene speso il quadruplo della spesa per svilupparlo)... perché non ricorrere al vecchio, caro sabotaggio tipo film di James Bond ? Purtroppo la mia prova delle nuove pubblicazioni arriva al terzo numero, dopodiché se non mi piace abbandono, e per Brendon siamo arrivati a questo punto.

Ultima cosa: ho l'impressione che Bonelli stia rivolgendosi al pubblico dei ragazzini vedi posta di Janine o Julia in tubino sexi sulla copertina del (bellissimo) numero 1.
 

 




Delusioni, atto primo


messaggio di Ivan Di Marco

Seguo Nathan da quando ero un liceale, ora sto per laurearmi e ancora aspetto con trepidazione l'uscita dell'albo in edicola. Pochi critici commenti però:

  1. Odio la presunzione e l'arroganza con cui viene curata la posta (v. Janine): la salto sistematicamente per non rovinarmi la storia. Era meglio Alfacom.
  2. Ho smesso di comprare gli almanacchi sia perché sono esageratamente costosi (non me ne frega niente della carta patinata, che si legge pure male sotto una lampada) sia perché finisco con il leggere solo la storia: tutto il resto ha il sapore di una pomposa retorica aristotelica elargita dagli unici conoscitori del mondo della fantascienza (notare il tono sarcastico)
  3. Nathan sta facendo la fine di Dylan Dog: sta diventando sempre più un prodotto commerciale e sempre meno un'attività culturale. Se il fumetto sta andando male credo sia anche un discorso di qualità e di mancanza di attenzione a un segmento (quello over 25) che al contrario apprezzerebbe una realtà che sappia far breccia nell'anima prima ancora che in una vetrina.
 
 




Delusioni, atto secondo


messaggio di Samantha Pack

Anche se sono consapevole del fatto che non fate da tramite con la redazione di Dylan Dog sento il bisogno di manifestare la mia delusione.

Ero, fino a un anno esatto fa, accanita lettrice dell'albo. Ho continuato ad esserlo nella speranza che, prima o poi, la qualità delle trame (e non dei disegni) migliorasse. Invece con mio sommo dolore ho dovuto interrompere l'acquisto mensile dell'albo (era diventata per me una scadenza quasi sacra, ancor più dello stipendio), perché oramai secondo il mio modesto parere la vena narrativa del Dylan si è esaurita. Non vi ho tradito. Se vi scrivo è proprio x sapere se c'è una qualche speranza di poter vedere le storie del Dylan belle come i primi 100 numeri. Nel frattempo mi sto dedicando a Julia, la nuova nata in casa Bonelli. Se c'è qualche speranza vi prego di farmi sapere.
 

 




Analogie


intervento di Eleonora Storari

Con riferimento all'articolo "Unanimous Brendon censure". Alcune analogie tra Brendon e Dylan Dog possono essere applicate anche all'albo Julia.

  • e' anche lei detective, anche se non per professione;
  • ha anche lei una specie di aiutante (non sul lavoro, ma piu' sullo spirito: sembra piu' la voce della sua coscienza), anche lei comunque buffonesca e chiacchierona (Emily);
  • ha un passato misterioso e comunque anche lei una vita famigliare travagliata e inquieta (vedi ad esempio il difficile rapporto con la sorella);
  • ha anche lei un passatempo/perditempo legato al lavoro, cioe' scrivere quotidianamente sul suo diario;
  • ha un discreto ascendente sugli uomini, (Leo Baxter, Alan Webb e il misterioso giornalista con cui ha appena chiuso una relazione);
  • il suo volto e' quello di una attrice (Audrey Hepburn), come Dylan Dog e' ispirato all'attore Rupert Everett.
In generale credo che questa sia una miscela di elementi ricorrenti nell'edizione degli albi bonelliani e che comunque permetta di garantire una discreta dose di lettori e di interesse da parte del pubblico dei lettori.
 
 


 
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