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"Dalla fanzine
alla webzine":
quale futuro per la critica
e per i siti di fumetti?

di Giovanni Gentili

Conferenza a Romics

Domenica 25 novembre 2001 si è tenuta nell'ambito dell'interessante manifestazione Romics una tavola rotonda dal titolo "Dalla fanzine alla webzine", ovvero un momento di riflessione sul crescente fermento internettiano che fa nascere ogni giorno nuovi siti che si occupano di fumetti.

Questo momento particolare, come uBC ha puntualmente testimoniato nell'ultimo mese, vede anche lo sbocciare di molte iniziative italiane di fumetto elettronico (da Armadel ad Alias per citarne solo due).

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una parte del folto gruppo di relatori presenti a Romics
(c)2001 uBC

Alla tavola rotonda organizzata e moderata da Andrea Materia hanno partecipato rappresentanti delle principali realtà del "web fumettistico" italiano: oltre a noi di uBC c'erano Adam Italia, Fucine Mute, INCA, Inducks Italia, Rorschach, Ultrazine, Wangazine con l'aggiunta del collegamento "telematico" di Gianfranco Goria di afNews.

(15k)
Gianfranco Goria interviene in via... ehm... "telematica" :-)
(c)2001 uBC

Durante la tavola rotonda sono emersi molti argomenti interessanti, che inevitabilmente per motivi di tempo (visto anche il grosso numero di relatori) non si sono potuti approfondire.

Ho ritenuto quindi di consegnare molte delle domande inespresse che mi sono venute in mente durante l'incontro a questa pagina web, visto che qui il tempo e lo spazio non sono tiranni :-).

uBC Forum Molte domande e poche risposte... ma spero che altri vogliano dire la loro in questo "forum online".

La critica fumettistica esiste?

Prima di chiedersi quale sia lo specifico della critica sul web, è forse necessario focalizzarsi su cosa sia la critica fumettistica in Italia.

Uno dei più grossi problemi di oggi è a mio avviso la profonda "depressione" che ha colpito gli autori di fumetti. Non si tratta del problema economico, del restringersi del mercato, ma del fatto che molti non credono più nel fumetto stesso.

Il fumetto non è morto, sono gli editori e gli autori che forse "non stanno bene" (vedere le interessanti considerazioni di Pili su Ultrazine).

Posso solo riportare una frase di Alan Moore che forse dice tutto:

Non so se sia possibile invertire la tendenza per cui le cose vanno male. Ci sono molte ragioni, anche complesse, per cui il mercato del Fumetto si trova in questo stato di crisi... Ma non sono un economista, sono uno scrittore di fumetti.

Penso che se i fumetti fossero migliori, se producessimo i fumetti che la gente vorrebbe leggere, se stessimo creando un prodotto di cui i lettori non potessero fare a meno, allora molti problemi sarebbero risolti. Quello che so è che come artista la sola parte dell’equazione su cui ho controllo è la qualità del mio lavoro.

Alan Moore, parlando di Tom Strong

Intanto il "fumetto elettronico" emette i primi vagiti, e su questo potrebbe partire un discorso alla "Apocalittici e integrati" che è però fuori dal tema che voglio discutere.

Passiamo quindi al punto centrale: esiste o è mai esistita una critica fumettistica in Italia? A sentire la maggior parte degli autori la risposta è no. Gli autori si "lamentano" spesso di questa assenza della "critica di qualità" e questa è una delle evidenze della loro depressione, della mancanza di auto-stima, del sentirsi parte di un'arte minore.

Ma la maggior parte degli autori definisce il fumetto "artigianato e non arte" quindi non si vede perchè la critica "alta" dovrebbe occuparsene :-) (vedere le interessanti considerazioni di Medda sul suo sito).

Se per critica si intende uno studio accademico del fumetto, un approccio metodologico e scientifico di analisi in ambito universitario, forse questa è ridottissima e si devono scomodare Umberto Eco, Elio Vittorini e Oreste del Buono.

Ma la definizione di critica è ben più ampia e per questo riporto la definizione presa dalla Treccani:

critica s.f. (gr. "arte del giudicare") -
Facoltà fondamentale dell'intelletto che tende a esaminare gli uomini o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il bello (..)

dall'Enciclopedia Treccani

In quest'ambito allargato, di critica fumettistica ne esiste anche troppa, con una produzione maggiore rispetto a quella cinematografica se si fa il debito rapporto con i relativi volumi di pubblico.

Critica popolare o d'autore?

Il vero problema è che molti vorrebbero che ad occuparsi di fumetto fossero i critici "famosi", nomi come Fofi, Ghezzi, Sgarbi, Grasso o Mollica. Forse solo per il chiaro effetto pubblicitario che questo avrebbe...

Lancio una provocazione (che ha echi lontani): esiste una critica popolare e una critica d'autore? se esiste questa distinzione, noi di uBC siamo fieri di fare "critica popolare".

Di certo nessuno negherà l'esistenza delle critica cinematografica d'autore, e allora perchè Steven Spielberg afferma quanto segue?...

Non leggo recensioni, né buone né cattive. La critica è la nebbia che bisogna attraversare per arrivare alla luce del sole che brilla su milioni di persone affamate di buoni film.

Steven Spielberg, regista

E allora qual'è il vero scopo della critica? serve agli autori? agli addetti ai lavori? al pubblico? e che cosa cambia sul web?

Fare critica sul web

Cosa significa fare critica su internet? non cambia nulla nel passaggio fanzine(carta)/webzine(internet) o è necessario rifletterci sopra? scrivere in una mailing-list è fare critica? quali sono i destinatari della critica sul web?

Per tentare qualche risposta, due sono gli aspetti di cui bisogna sicuramente tener conto parlando di critica che si sposta sul web:

  • la critica web può avere una platea molto più vasta di quella tradizionale;
  • la "platea" su internet può dire la sua direttamente al posto del "critico".

Riguardo al primo punto, è facile notare come il pubblico sia molto più vasto e non costituito solo da super esperti o da un gruppo ristretto di appassionati. Appassionati che hanno già altre occasioni e altri canali di incontro e comunicazione (e quindi un minor benefit dall'ingresso in internet, soprattutto se non cambiano le loro logiche "cartacee").

Ma l'aspetto più innovativo è che la possibilità di esprimersi diventa accessibile a tutti (ci sono PC anche nelle biblioteche pubbliche). Chiunque può scrivere su un newsgroup oppure spedire un articolo ad uno dei tanti siti esistenti. Certo non tutti saranno "ascoltati" allo stesso modo, ma questo dipende dalla qualità di ciò che si scrive e dal progetto che c'è dietro: in fondo sono i lettori che giudicano l'autorevolezza delle opinioni. E' innegabile comunque che tutti hanno la stessa raggiungibilità tecnica, sia la CNN che uBC.

Nasce quindi una sorta di critica di massa, fatta dalla gente, che non sostituisce la critica accademica tradizionale, ma la affianca con scopi e risultati diversi.

Su internet la critica assume anche una funzione di auto-analisi dei propri gusti, un continuo confronto con gli altri che non può che accrescere il nostro bagaglio culturale (se siamo aperti alle opinioni degli altri naturalmente). Questo non vuol dire che tutti devono pensarla allo stesso modo (e basta fare un giro su un qualsiasi newsgroup per vedere che internet non "omologa" certo il pensiero). Questa critica aiuta la crescita di persone che non sarebbero mai entrate in una biblioteca per accedere a "polverosi" trattati accademici...

Chiaramente diventa molto interessante andare a rilevare anche i dati statistici che emergono da questo lavoro critico di gruppo. Anche per questo su uBC si danno valutazioni numeriche che, che se viste invece riguardo alla singola opera o persona, possono sembrare un giochino inutile o insensato (della serie "ma cosa vuoi dare voti al grande Magnus?!").

Ed ecco quindi che esistono una critica d'autore, relegata in un mondo chiuso e autoreferenziale (o su qualche sito con poche visite, quando va bene) e una critica popolare, dotata di una funzione sociale.

Esagero? Già nel 1865, Matthew Arnold propone una funzione sociale della critica, ponendo però alcune condizioni:

Sono condizionato dalla mia stessa definizione di critica: un tentativo disinteressato di apprendere e divulgare il meglio di ciò che è conosciuto e pensato nel mondo.

Matthew Arnold, "The Function of Criticism at the Present Time", 1865

Professionismo e soldi

A metà tra critica popolare e critica d'autore, rimane la critica giornalistica, quella classica legata al pubblicizzare un opera in 10 righe, con tutti i problemi legati al rapporto tra editore&autore del giornale di critica e editore&autore dell'opera.

Non è certo l'essere iscritti all'albo dei giornalisti a garantire la qualità di una recensione (soprattutto di fumetti). E' in atto proprio in questo periodo un profondo ripensamento della professione giornalistica stessa, con lo scontro tra chi pensa debba essere ancora più chiusa (vedere "La laurea in giornalismo unica via d'accesso alla professione" di Franco Abruzzo) e chi invece vuole l'apertura (vedere "Editoria, un confuso groviglio normativo" di Manlio Cammarata).

Henry James pubblica nel 1891 una riflessione sulla critica letteraria dell'epoca, in rapporto al proliferare di recensioni critiche nelle riviste del tempo:

Se è possibile sostenere che la critica letteraria fiorisca fra noi, allora è fuor di dubbio che essa fiorisce immensamente, poiché scorre attraverso la stampa periodica come un fiume che abbia rotto gli argini. La sua quantità è prodigiosa ed è un bene di consumo del quale l’offerta, a prescindere dalle stime sulla domanda, sarà senza ombra di dubbio l’ultima cosa che ci verrà a mancare.

La volgarità, la grossolanità, la stupidità che questa combinazione assai gradita della recensione improvvisata con il nostro meraviglioso sistema pubblicitario ha posto in circolazione su scala così vasta, possono essere raffigurate, in tale prospettiva, come un’invenzione senza precedenti finalizzata a oscurare il giudizio.

Henry James, "The Science of Criticism", 1891

Henry James ha ben chiaro (già nel 1891!) che la critica non può essere elemento centrale di un'attività economica. Purtroppo non possiamo sapere cosa avrebbe pensato di internet (a lui sembrava già troppa la produzione critica dell'epoca ma perchè aveva paura che diventasse un "bene di consumo" assoggettato a leggi di mercato) ma è chiaro che su internet può nascere un nuovo concetto di critica che, in mancanza di un termine migliore, definisco "popolare".

Se in campo cinematografico è forse diverso, oggi in campo fumettistico c'è spazio per "far soldi" con la critica solo grazie a sovvenzioni pubbliche. Niente di male in quest'ultima possibilità, dipende solo dagli obiettivi che uno si pone e dal "modo" in cui poi li persegue. In Italia ci sono istituzioni che lavorano bene e credono nel fumetto ma anche "scatoloni vuoti" che sfruttano le sovvenzioni e basta.

Su uBC, guidati dalla nostra passione, non siamo professionisti, ma puntiamo ad essere professionali. Non inseguiamo sovvenzioni, siamo separati da qualsiasi collegamento economico con le varie realtà editoriali e crediamo che questo sia uno dei nostri punti di forza: l'indipendenza.

E solo internet, vista la povertà di mezzi necessari ad accedervi, può permettere oggi questa indipendenza, quel "disinteresse" condizione sine qua non della critica ideale ipotizzata da Matthew Arnold nel 1864.

Mezzo e messaggio

Quando la critica arriva su internet cambia qualcosa? E' nata una nuova forma di critica oppure internet non ha cambiato nulla nella possibilità che hanno le persone di esprimersi e confrontarsi?

Internet non è ne buono ne cattivo (su questo non c'è dubbio) ma attenzione a non commettere l'errore di pensare che sia neutrale.

Vale la pena di richiamare quanto dice McLuhan già nel 1964:

In una cultura come la nostra, abituata a frazionare ogni cosa al fine di controllarla, è talvolta un po' urtante sentirsi ricordare che, dal punto di vista operativo e pratico, il medium è il messaggio.

Questo significa, semplicemente, che le conseguenze individuali e sociali di ogni medium cioè di ogni estensione di noi stessi derivano dalle nuove proporzioni introdotte nella nostra situazione personale da ognuna di tali estensioni o da ogni nuova tecnologia.

Marshall McLuhan, "Understanding Media", 1964

La natura del medium impone le sue regole e bisogna evitare di essere "affascinati" dalla tecnologia al punto da pensare che sia un mero strumento nelle nostre mani.

McLuhan arriva a dire che un artista autentico è colui che è in grado di fronteggiare impunemente la tecnologia, proprio perché è un esperto consapevole dei mutamenti che intervengono nella percezione sensoriale.

Quindi è chiaro che internet cambia le regole del gioco anche sulla critica, influenza il modo in cui viene fatta. Quando uso il termine "critica popolare" uso un'etichetta con cui cerco di definire qualcosa di nuovo e (ancora) imprecisato.

Newsgroup e mailing list

Una delle grandi novità di internet è la possibilità di incontrare virtualmente altre persone e discutere liberamente di qualsiasi argomento in "gruppi di discussione", siano essi usenet o mailing-list.

Personalmente credo maggiormente nel valore del lavoro che si fa su un sito, seguendo un progetto, rispetto alle discussioni fatte nei gruppi di discussione. Il lavoro fatto su un sito è solitamente più organico e organizzato, riflessivo e mediato, sottoposto a editing (ove c'è un gruppo di lavoro).

Anche una mailing-list fa "critica", ma a differenza di un sito il "discorso" non segue un filo, non si costruisce qualcosa: è come fare due chiacchiere in una fumetteria globale.

Internet cambierà qualcosa anche nella critica letteraria?
La critica letteraria come tale rischia di evaporare totalmente. Da una parte può diventare tecnicizzazione pura, dato che Internet come strumento risolve una serie di problemi, che prima richiedevano ricerche sistematiche impossibili all'essere umano da solo. Ma se per critica si intende interrogazione della parola in rapporto al senso del mondo, siamo completamente fuori fase. C'è il rischio del dominio assoluto di quel discorso secondo di cui parlava Steiner a proposito della superfetazione della critica che cresce intorno alle cose ma non le interroga più, ma anche dell'astrazione di ogni materiale culturale, di una separazione dal senso dell'esistere.

Giulio Ferroni, intervistato da MediaMente, 2000

Quello che di buono emerge nelle discussioni di una mailing-list, purtroppo non è facilmente raggiungibile ne tantomeno viene catalogato in qualche maniera.

Al limite si può tentare qualche faticosa ricerca full-text in archivi tipo Deja ma la lettura è pesantissima e non può seguire percorsi logici. Sicuramente la maggior parte delle persone non hanno il tempo e/o le capacità necessarie a fruire di informazioni in questa forma o per partecipare attivamente ad un gruppo.

Diverso può essere il discorso nel caso di newsgroup o liste moderate, ove c'è qualcuno che esamina tutti i messaggi, fa editing e decide quali pubblicare verso il gruppo.

La maggior parte dei membri di mailing-list pensano dopo un po' che sia molto più utile avere una lista moderata che una non moderata. Chiaramente, la principale lamentela che io abbia mai sentito da iscritti a liste di discussione è che qualche volta si sentono inondati di posta elettronica.

Una lista moderata riduce di qualche ordine di grandezza la quantità dei messaggi e tiene fuori quei messaggi veramente "utili" che tutti vogliono ricevere, tipo il classico: "Sono completamente d'accordo con Dave - f.to Bob".

Essere il moderatore di una lista non è un concorso di popolarità. Ci sono giorni in cui vi chiederete come è possibile che abbiate deciso di iniziare a gestire una lista di discussione. Dovrete ricordare i vostri obiettivi e rimanere focalizzati. Un moderatore veramente bravo ed efficace è quello che cerca di fare il suo lavoro bene senza preoccuparsi di cercare di piacere a tutta la gente tutte le volte. Scoprirete che non importa quello che fate, ci saranno sempre persone a cui non piace quello che fate e il modo in cui gestite la lista.

Adam Boettiger, moderatore di I-Advertising, una mailing-list con più di 10.000 iscritti

Attenzione: lista moderata non vuol dire lista censurata, lo scopo del moderatore è quello di filtrare, aiutare le persone a cogliere quello che c'è di interessante in mezzo a tanto rumore di fondo.

E' chiaro che qui diventa importante la capacità e l'autorevolezza del moderatore. Ma al crescere della massa di informazioni a disposizione, è inevitabile che ci siano delle "guide" tra il lettore e le informazioni, siano esse delle mailing-list moderate oppure dei siti.

L'utente di Internet oggi è incapace di discriminare, almeno al primo sguardo, tra una fonte informativa sicura ed una incontrollata. Abbiamo bisogno di una nuova forma di competenza critica, un'ancora sconosciuta arte della selezione e della riduzione delle informazioni, in breve, una nuova saggezza.

Umberto Eco

Rumore di fondo: siete sicuri di voler fare un sito?

Non vorrei che si pensasse a questo punto che io vedo qualcosa di negativo nell'avere una marea di siti e liste non moderate e che magari mi piacerebbe che tutti i siti fosse ospitati da uBC in un progetto organico...

No. Io ho questa teoria personale, che può sembrare strana: non vedo un concorrente in un sito fatto bene, il problema sono i siti fatti male.

In internet un sito fatto bene accresce il valore delle risorse disponibili, in fondo accresce il valore di tutti i siti già presenti. C'è spazio per tutti questo è certo.

Invece un sito fatto male, con una serie di pagine lasciate a metà, pieno di scritte "pagine in construzione", link non aggiornati, magari anche informazioni sbagliate, è un danno reale per tutti.

Non solo l'autore del sito ha perso tempo, ma quanto ha prodotto non è altro che "rumore di fondo" che da fastidio a chi cerca con i motori di ricerca le pagine che contengono realmente le informazioni di cui ha bisogno.

Ecco perchè prima di iniziare la costruzione di un sito, invito tutti a riflettere sugli obiettivi che si vogliono perseguire (e alle energie che sarà necessario investire). Altrimenti ci sono già così tanti progetti avviati su internet a cui unirsi, che è meglio non disperdere energie...

C'è una domanda che può sembrare banale, ma che molti non si pongono quando iniziano a costruire un sito: "cosa voglio fare?"

Ha senso fare una fanzine oggi?

Se ci domanda quali siano le differenze tra fanzine e webzine e quindi quali scopi debba perseguire una webzine in rete, mi sembra giusto fare anche una riflessione nella direzione opposta.

Ha senso fare una fanzine oggi? Ha senso decidere di girare le fiere dei fumetti distribuendo "ciclostili"? Ha senso imboccare la strada dell'autoproduzione cartacea, affrontando mille problemi di distribuzione, quando pubblicando un fumetto su internet si può raggiungere istantaneamente, a costo zero, una platea immensamente più vasta? Per tacere poi della possibilità di esplorare nuove potenzialità espressive legate al fumetto elettronico...

Dato che pubblicare una fanzine o un'autoproduzione non è mai un attività che porta veri guadagni, il pubblicare su internet, necessariamente gratis, non è certo un problema. Ma aumenta di gran lunga la possibilità di farsi vedere, di autopromuoversi.

Certo ci sono due possibili problemi: il primo è di ordine tecnologico, e riguarda l'avere le conoscenze necessarie a fare pagine web; il secondo è far trovare il proprio sito nel mare magnum internettiano.

Sia il primo che il secondo problema si risolvono semplicemente rivolgendosi ad uno dei tanti siti esistenti, che hanno le capacità tecniche per aiutare i neofiti e sono già ben conosciuti.

Ad esempio uBC ospita già 15 siti indipendenti e in molti casi abbiamo aiutato gli autori a costruirli mettendo a loro disposizione la nostra esperienza. Siamo sempre a disposizione di chiunque abbia un progetto serio e voglia pubblicare un sito o un fumetto online. E così fanno molti altri siti oltre ad uBC.

Un appello ai fanzinari

Sia chiaro che con quanto scritto sopra, non voglio assolutamente svilire il valore storico di questo tipo di pubblicazioni.

A partire dalle prime fanzine di fumetti create in Italia nel 1965 da Castelli, Sala (Comics Club 104) e Bono la produzione è stata ricchissima ed interessantissima, fino ad evolversi in alcune pubblicazioni di qualità, come IF.

Alla comunità fumettistica italiana vorrei però offrire anche un altro spunto di riflessione: che fine ha fatto tutto questo materiale? Si sono versati proverbiali "fiumi di inchiostro" di cui oggi ci rimane veramente poco, alla faccia di chi sostiene che quello che si scrive su carta resta...

Certo ci sono i collezionisti e le pubblicazioni migliori sono ancora reperibili, ma questo materiale è realmente accessibile ad un giovane che oggi voglia fare ricerche storiche sul fumetto? No. E' accessibile a chi non conosce il fumetto? Quel materiale aiuta in qualche modo la causa del fumetto?

Il mio appello è questo: "Fanzinari di tutta Italia, andate a cercare in soffitta il vostro materiale e pubblicatelo su un sito". E' chiaro che il copyright su quel materiale non ha alcun valore se sta chiuso in soffitta, se non avete le energie per fare un sito vostro cedetelo ad un sito esistente per pubblicarlo sul web e sarà accessibile anche ai posteri...

Sfruttare le specificità del web

Deve essere chiaro, nel momento in cui si progetta un sito internet, che si devono sfruttare appieno le specificità del web e non limitarsi a riproporre semplicemente l'ormai classico modello fanzine, in cui un ristretto gruppo di appassionati scrive o disegna per un altrettanto ristretto gruppo di destinatari.

Su intenet la platea (ipotetica) è mondiale, fatta anche di persone non appassionate, anche di persone che non leggono fumetti. Fatta anche di persone che non sanno nemmeno cosa sia un fumetto!

Perchè escludere queste persone? Non dargli nemmeno una possibilità di capire di che cosa parliamo? Mentre per la fanzine tradizionale questo problema non si pone nemmeno (si tratta di un target irraggiungibile), per un sito fumettistico si tratta di scegliere degli obiettivi.

Uno degli obiettivi che si pone uBC è quello della "promozione" ovvero offrire un servizio anche a chi il fumetto non lo conosce e guidarlo verso di esso.

Do you speak English?

Si pone poi il problema della lingua, ovvero il fatto che su internet è possibile raggiungere, senza costi aggiuntivi, persone di tutte le nazionalità.

Uno degli obiettivi che si pone uBC è anche quello della promozione del fumetto italiano verso il pubblico estero. Su uBC ospitiamo traduzioni in ben 18 lingue per offrire anche agli stranieri la possibilità di reperire informazioni su fumetti italiani.

Possibilità altrimenti completamente negata, visto il totale disinteresse degli editori e degli autori in questa direzione. Disinteresse che ha provocato infatti, anno dopo anno, la situazione di isolamento del fumetto italiano (che ha la sua evidenza nel fatto che le opere italiane non sono quasi mai citate nei saggi stranieri...).

Internet offre una possibilità di rimediare anche a questo e uBC nel suo piccolo cerca di fare qualcosa. Le nostre traduzioni sono fatte da appassionati di nazionalità straniera che stravedono per il fumetto italiano e vorrebbero farlo conoscere anche ai loro connazionali.

Collaborazione tra siti

Rimane un ultimo punto: quale collaborazione è possibile tra siti diversi? non certo sui contenuti, dove i vari siti sono teoricamente "concorrenti" (ma vedi quanto ho scritto prima).

Quando fu fondata l'INCA nel 1997, la comunità dei siti fumettistici italiani, le idee alla sua base erano due:

  • creare una sorta di guida ai siti italiani di fumetti;
  • fare in modo che tutti questi siti supportassero un unico premio assegnato dalla rete alle migliori opere dell'anno.
E' chiaro infatti che se ogni sito facesse il suo premio, il valore degli stessi svanirebbe...

Penso che quello del premio unico e autorevole sia un obiettivo raggiunto e proprio quest'anno il premio è stato consegnato fisicamente per la prima volta durante una bella cerimonia a Torino Comics.

Però l'esperienza della tavola rotonda di Romics mi è sembrata estremamente positiva: va bene amare la virtualità :-) ma incontrare di persona altri webmaster mi è sembrato importante, ci si è potuto conoscere e discutere dei significati di quello che facciamo. Un qualcosa da riproporre periodicamente.

L'idea che lancio è quindi di istituzionalizzare un incontro nazionale della rete fumettistica italiana naturalmente sotto l'egida dell'INCA.

Un incontro tra webmaster, chattatori, newgrouppisti, e chi più ne ha più ne metta... con dibattiti, presentazioni, incontri con gli autori che parlano della propria esperienza in rete...

Magari da tenere proprio in occasione della consegna dei premi INCA, che si svolge in primavera, e che potrebbe essere itinerante e ospitato di volta in volta da varie fiere fumettistiche (se mostreranno adeguata sensibilità) per non scontentare chi abita qui o là: per continuare a ragionare in maniera distribuita, come la rete.

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