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La critica fumettistica esiste
di Leonardo Gori, critico e saggista
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> La critica fumettistica esiste?

Certo. Leggo quotidianamente una grande quantità di interventi sul Fumetto, sia in Internet che su carta. Specie nelle mailing list in lingua Inglese c'è molto fermento, perfino riguardo il fumetto classico o pre-classico (penso a CSC).

Il problema è la qualità di questa critica, specie di quella italiana, purtroppo. Non vedo un'autentica preparazione culturale in chi scrive, e spesso (troppo spesso) nemmeno una preparazione specifica. C'è ancora troppo "spirito da fan", che serve solo agli inizi, poi va abbandonato come un vestito vecchio.

Gli autori non possono certo sentirsi rappresentati, e soprattitto spronati, da una critica di questo livello. Ma forse è un circolo vizioso, perché di autori veramente validi se ne vedono sempre meno.

> Che funzione deve avere la critica?

Mettere sempre alle corde gli autori, sbattere loro in faccia le cose che non vanno, incoraggiarli quando serve. La funzione della critica è insostituibile, ovviamente non solo nel campo del Fumetto, ma in tutte le espressioni dell'Arte (Letteratura, Cinema, Televisione, ecc.). E anche la funzione della storiografia è essenziale, ovviamente.

Se è vero che ci sono intere fumettografie dimenticate o addirittura praticamente inedite (penso a tanti fumetti americani dalla fine dell'Ottocento al 1940), è anche vero che restano tali perché nessuno si occupa seriamente di indicizzarle, di curarne pubblicazioni filologiche, insomma di farle uscire dall'oblio.

Io e Fortunato Latella stiamo tentando, con i nostri miseri mezzi, una cosa del genere per "Connie" di Frank Godwin, un fumetto (e un autore) di straordinario livello qualitativo, di grande importanza storica, culturale e perfino sociologica. Ma, pur disponendo di molta "materia" prima, arranchiamo nel tentativo di trovare uno "sponsor".

> Cosa significa fare critica sul web?

Fare critica sul web (sui siti in modo strutturato, o nei newsgroup in modo spontaneo e disorganizzato) è come farla sulla carta, solo con un linguaggio un po' diverso.

Deve però essere uguale l'impegno... Scrivere di fumetti è roba da spezzare la schiena, amici. Non è un passatempo da fans. Giovanni Gentili dice, più o meno: "prima di fare un sito bisogna 'fare un progetto', chiedersi che cosa si vuole fare e l'impegno che sarà necessario, altrimenti meglio non iniziare nemmeno."

Come si fa a non essere d'accordo con lui? Senza un progetto valido non si va da nessuna parte, oppure si finisce nella masturbazione intellettuale (o para-intellettuale, o ancora più giù, nel feticismo puro).

Questo non significa affatto, però, che la critica debba essere delegata ai professori universitari (ben vengano e rimangano, comunque). Basta saper crescere, imparare ad esprimere in modo chiaro le proprie idee originali, vincere l'inerzia che porta a non leggere altro che l'oggetto delle proprie passioni e ad autoghettizzarsi.

In quest'ottica non ha senso chiedere se si può fare una distinzione fra critica "popolare" o "d'autore": esiste solo una critica valida e una non-critica. Ripeto, ci possono essere vari livelli di approfondimento, ma non mi pare proprio il caso di alzare altri steccati, fare il ghetto nel ghetto. Si può fare un'analisi seria e acuta di un fumetto anche con un'istruzione medio-bassa, al limite. Forse se si è semiologi è meglio, ma non ne sono affatto convinto ;-) Insomma: i piccoli critici poi crescono. Studiano, si fanno una cultura e diventano grandi critici.

> E' possibile essere professionisti della critica?

Nonostante quanto ho detto non credo, purtroppo, che sia possibile fare i professionisti della critica. Nessuno può pagare abbastanza un impegno che, ripeto ancora, è altamente defatigante (per scrivere un libro *serio* di critica ci vogliono dai sei mesi a un anno di lavoro duro). Non è possibile neppure fare i romanzieri di professione, a parte pochissimi casi, figurarsi.

Se la critica migliorasse, forse qualche grande settimanale aprirebbe davvero le porte a qualcuno, ma magari il problema non sta qui...

> Ha senso fare una fanzine di carta oggi?

In questo forum si chiede se le fanzines hanno senso. Ce l'hanno sempre, siano di carta o meno. L'importante è che abbiano dei lettori.

Ci si può domandare a questo punto quanti acquistino le fanzines cartacee: beh, questa sarebbe una buona indagine di mercato, che chiarirebbe le idee a molti.

Ma c'è da dire che Internet è un medium nuovo che ha un linguaggio nuovo e diverso. Certi critici, a mio modestissimo avviso, non sarebbero in grado di fare critica ad alto livello nei siti o nei newsgroup, e viceversa.

Dobbiamo imparare a convivere, almeno per un po' di anni (spero!) con un doppio binario, cartaceo ed elettronico. Finchè i due mezzi non si fonderanno oppure uno ucciderà l'altro.

Ancora Giovanni Gentili mi dice: "Quanti lettori potenziali si tagliano fuori dal fatto che pubblicano su carta e non su un sito?" Non lo so, forse meno di quanti crediamo. C'è ancora molta gente che non sa bene cosa sia un computer, ma legge critica sui fumetti... O la leggerebbe volentieri.

Non dimentichiamoci che il Fumetto non è una forma d'arte legata solo a una generazione o due. Non avete idea di quanti ultrasettantenni leggano fumetti, e non solo quelli "d'epoca"; poi c'è ancora un sacco di gente, di tutte le età, che è refrattaria in modo formidabile al mezzo elettronico, per esprimersi.

Guardate i siti personali di critici ben noti (non faccio nomi, ovviamente): alcuni "pezzi da novanta" sembrano, nel Web, bambini delle elementari. Insomma, non corriamo troppo, lasciamo vivere le fanzines, non credo sia suonata la loro ultima ora.

> Quali obiettivi deve avere un sito web?

Gli obiettivi di un sito, a mio modesto avviso, si riassumono principalmente in una sola parola: informazione.

Più ce n'è, meglio è. Poi, giust'appunto, critica: ma chi naviga, ve lo dico per esperienza personale, è portato a cercare innanzitutto notizie che non trova altrove, o che ha più comodità a reperire in forma elettronica, e solo in un secondo momento legge gli approfondimenti.

Ma, attenzione: la critica è necessaria, perbacco, ci deve essere, in Internet. Deve essere seria, ponderata, non condizionata.

> Un appello ai fanzinari

Proprio in IAF ho appoggiato entusiasticamente l'idea, nata in modo spontaneo, di un recupero elettronico della "critica perduta", quella non accessibile perché pubblicata in fanzines più o meno oscure, o su riviste e libri esuritissimo. Taglio e incollo quanto ho detto:

Si dovrebbe partire, per creare un'auspicabile Bibliografia della critica fumettistica italiana, verificandone i dati e poi aggiungendo quelli di altri indici facilmente reperibili. Che sono, principalmente, quelli di "Linus" (almeno per le prime annate), l'imperdibile "ANAF-ANAFI - Trent'anni al servizio del Fumetto" (che contiene l'indice completo dell'omonima rivista), quello oltretutto già on line di "Exploit Comics", quello di "Fumetti d'Italia", e qualche altro.

Poi si dovrebbero invitare caldamente tutti i fanzinari, in attività o meno, a spedire gli indici delle proprie pubblicazioni. Poi ancora invitare tutti i critici raggiungibili a inviare le proprie bibliografie. Infine, rimarrebbe il lavoro di ricerca vero e proprio. Per questo, visto che per vie misteriose questo messaggio è apparso anche su una lista di indicizzatori alquanto attivi occorrerebbe fare un piano di lavoro. Io ci sto, compatibilmente coi miei ristrettissimi tempi. L'altro problema è ancora più complicato. Sarebbe bello fare un sito (e un Cdrom) con tutti gli articoli sui fumetti, dalle origini a oggi.

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