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Ad una prima lettura, "Kidnapping Express" mi lasciò, lo ammetto, più che perlesso: come conciliare quella inverosimile lotta sul tetto innevato di un treno in corsa col realismo che, in genere, aveva caratterizzato tutti i numeri precedenti? Trovata la risposta (cfr. la recensione), diventava però facile considerare quel numero come un'eccezione, come un divertissement paragonabile, per restare nell'ambito della produzione di Giancarlo Berardi, all'esilarante "Boston" KP 54, nel quale Ken Parker si trovava a dover risolvere un enigma poliziesco a fianco di versioni garbatamente parodistiche di cinque grandi investigatori (Auguste Dupin, Sherlock Holmes, Philo Vance, Hercule Poirot, Ellery Queen) e finiva con l'essere rapito da una specie di Queen Kong.
Nel corso del suo incontro col pubblico a Lucca Comics 2000, Berardi preannunciò però altri numeri "fuori serie". Uno è stato per l'appunto il poetico "Nel paese di Alice", nel quale Julia scopre il colpevole di un delitto investigando, in sogno, a fianco di un orsacchiotto e di una bambola. Un altro numero fuori serie è questo "Ucciderò", nel quale Berardi ironizza, in maniera lieve, sul suo stesso personaggio.

Julia dinanzi a se stessa - Disegno di Laura Zuccheri (c) 2001 SBE |
"Black City" - la serie che una studentessa propone a Julia quale materiale per una tesi di laurea, serie della quale è protagonista "una criminologa [che] affronta casi un po' particolari", "con una certa umanità", "una tipa sensibile", che "non spara, non usa le arti marziali" (pag.20) - è però essenzialmente solo la chiave di lettura dell'albo; un mezzo per farci capire che tutto quanto viene raccontato deve essere letto ironicamente, ovvero, per certi versi, come una sorta di parodia di quanto si trova, di norma, in un numero di Julia "realistico".
Solo così si trova la giusta chiave di lettura delle parole con le quali Waldo preannuncia a Julia la sua intenzione di uccidere un uomo ("ho provato di tutto, mi deve credere... gli hobby, la cultura, la vita sociale... ma quella voglia torna sempre...", pag.8) o del grottesco travestimento col quale questo personaggio si aggira nel supermercato "Best Quality" in cerca di una vittima.
Questo registro ironico non impedisce peraltro Berardi di tracciare un ritratto da manuale di psicanalisi di Waldo e di sua sorella Milly, attraverso una telefonata della stessa sorella a un'amica e, al rientro a casa di Waldo, attraverso l'interazione fra i due personaggi (pagg.74-79, le più perfette dell'albo).
Berardi, però, non si ferma qui. Dopo aver fatto prevalere per circa 100 pagine il comico (e il sentimentale, grazie alla love story fra Julia e Chester...) sul patetico e sul drammatico e dopo non aver così lasciato più alcun dubbio al lettore sull'inettitudine di Waldo, Berardi fa sì che l'aspirante assassino riesca finalmente a catturare un ragazzo e finisca, per soddisfare il suo desiderio di sfida nei confronti di Julia, per amputargli un dito; col che la storia scarta improvvisamente verso il dramma, trasformandosi, anche se solo per poche pagine, in un noir che non offrirà più alcun motivo per ridere.
Unico punto debole della trama è il finale, non tanto per l'improbabilità del piano architettato da Julia (quanto tempo sarebbe occorso per realizzarlo? e quanti operai si sarebbero dovuti mettere al lavoro, attirando inevitabilmente l'attenzione?), né per la prevedibilità della fiacca resa di Waldo (con netta prevalenza, in questo caso, del patetico sul comico), bensì per il modo pretestuoso col quale si fa uscire dalla pseudo-continuity della serie Chester Wayne, il fascinoso ingegnere elettronico col quale Julia aveva iniziato una relazione. Un altro, dopo Kolb (cfr. "Echi dal passato/Il reduce" JU 9/10), col quale scambiarsi gli auguri per Natale e nulla più.
  
Quanta strada ha fatto Laura Zuccheri dai tempi in cui era soltanto uno fra i tanti allievi di Milazzo i cui nomi comparivano, in coda a quello del "maestro", nei credits dei Ken Parker Magazine!
I disegni per una storia fuori collana di Maurizio Mantero ("Hardware" ZX 35b), realizzati con la collaborazione di Pasquale Frisenda (altro ex-allievo di Milazzo, oggi talentuosissimo copertinista e disegnatore per Magico Vento), lasciavano già capire quanto la ragazza fosse in gamba. Nei primi mesi di vita editoriale di Julia, alterne vicende hanno portato la Zuccheri a non poter lavorare nelle condizioni più ottimali, chiamata com'era a dover terminare, ad esempio, degli albi cominciati da altri. Solo da un paio di numeri a questa parte (ovvero da "Chi è Christine?" JU 25) sembra che questa disegnatrice abbia finalmente modo di dedicarsi alla realizzazione degli albi che le sono affidati senza doversi contemporaneamente preoccupare di dover fare anche da risolvi-problemi.
Se già in "Chi è Christine?" si poteva scorgere un ulteriore progresso rispetto alle prove precedenti, sfogliando questo "Ucciderò" ritengo ci si possa persino azzardare a dire che è probabilmente proprio Laura Zuccheri la disegnatrice destinata a raccogliere l'eredità di Ivo Milazzo, ovvero la disegnatrice destinata a legare, nel prossimo futuro, il proprio cognome a quello di Berardi. Mi spinge a pensarlo l'abilità con la quale la Zuccheri - comprendendo perfettamente le intenzioni di Berardi - esprime la componente ironico-grottesca della sceneggiatura, particolarmente tramite il ricorso a una quasi impercettibile caricaturalità e a una ben armonizzata stilizzazione (cfr., esempio spicciolo ma efficace, la seconda e la terza vignetta di pag.34).
  
Un ottimo albo, in definitiva. Un albo che, anche in ragione della sua peculiarità che lo farà presumibilmente restare un caso isolato, merita un posto di rilievo nella serie.
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