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Echi di contemporaneità dalla saga nathaneveriana sulla guerra tra Terra e Stazioni orbitanti.
Nathan e la guerra che non c'è
Il "mondo in guerra" visto sulle pagine di Nathan Never (NN 157-161) condivide con la nostra contemporaneità situazioni e paure che sono oggi assolutamente al centro dell'attenzione globale: guerra, terrorismo, il fantasma delle libertà civili violate in nome della guerra al terrorismo. Si tratta di una coincidenza, molto probabilmente, visto che i tempi lunghi di lavorazione di una storia bonelliana rendono molto difficile produrre, anche volendo, storie "di attualità". Ma nella storia si trovano, di fatto, analogie piuttosto interessanti. Una considerazione preliminare. Chi è il più "americano" dei personaggi Bonelli? Martin Mystère? E' cosmopolita ed esoterico. Nick Raider? E' un giallo privo di memoria storica. Julia? Troppo intimista, borghese e a suo modo europea. Mister No? Beat generation, è andato in Brasile proprio perchè non si sente "americano". Nathan Never è la risposta: più di tutti questi oggi ci racconta l' America, gli Stati Uniti. Un'America al centro del mondo, terra di grandi sogni, libertà e contraddizioni. L'America come allegoria della promessa, il futuro è una terra promessa, il luogo della disillusione dall'utopia, degli ingranaggi infernali della produzione industriale e delle grandi frontiere illuministiche. Un'America tra guerra e attentati.
Ma se la guerra di Nathan sembra tanto vicina al nostro mondo al contempo ne risulta terribilmente lontana. L'America di Nathan non vede la guerra fino all'epilogo La distanza dal lettore/spettatore risulta persino ampliata dal fatto che è proprio una guerra quella che si è voluta raccontare. Sembra che Vietti si interessi di più al proprio meccano dei grandi eventi piuttosto che alla piccola vita che vi pullula attorno. Anche i dialoghi personali degli uomini sono sempre riassunti o espedienti narrativi (ricordare che succede, allontanare Legs) quando non vengono interrotti troppo presto. E se la guerra è la massima espressione del meccano è anche vero che la personalità viene per lo più negata in questa sceneggiatura.
Personaggi spogli e vuoti come la superficie lunare, il rifugio del demiurgo Alfa, come l'interiorità del demiurgo stesso. Come tante scatole vuote nei racconti viettiani: Skotos che distrugge tutti i propri tecnodroidi nell'opinabile distruzione di Hell's Island (NN149) , Melpomene, priva di soldati suoi, al momento decisivo difetta anche di quelli di Mister Alfa che si rivela privo di difese lui stesso nella propria grande base segreta quando viene attaccato. In pratica grandi apparati scenici risolti in modo quasi comico tirando giù una tenda e scoprendo il trucco, pigiando un bottone, ricorrendo ad un irritante deus ex machina.
E l'impatto della storia sui lettori, proprio per la drammaticità delle scene che vediamo tutti i giorni in TV e che il nostro mondo vive realmente, risulta davvero ridotto in virtù di tutta una serie di "difetti" di soggetto e sceneggiatura che non la rendono coinvolgente e quantomeno la fanno svanire di fronte alla realtà. Tutto sembra terribilmente vuoto. E' una guerra che somiglia poco alle guerre moderne ed è più simile a quelle napoleoniche che con poche battaglie campali decidevano le sorti delle nazioni. Ma feriti non ci sono, i mutilati assenti, niente carroarmati per strada e altre scene che potevano essere di impatto. Il cosiddetto "fronte interno", la produzione bellica industriale, è un elemento sconosciuto, la propaganda militare non si vede all'opera, l'impatto sui mezzi di comunicazione residuale, lo scontro sociale tra le parti è minimale. Le guerre moderne si trascinano nei mesi o negli anni lungo drammatiche linee di resistenza, cariche di mine e di vittime civili soprattutto, con dopoguerra bellicosi. Questa ha una sua lunghezza fatta tutta di attese, di vuoti e c'è in pratica un unica battaglia. I morti civili sono frutto di una casualità, del finale ad effetto, slegata a ben vedere dalla logica bellica. Altro rispetto a Napoleone e alla guerra in generale, quella che in genere siamo abituati a considerare "guerra".
Finita la saga, la storia tripla Medda/Olivares ci racconterà da Novembre il dopoguerra con un salto temporale di tre anni. Il mondo si ritrova nelle mani dei Pretoriani (complottistico governo ombra), di Mister Alfa, del SIM, di tutti coloro che passano il loro tempo a tramare negli angoli, la giustizia e le libertà civili si riducono in nome della "sicurezza" (la giustizia, sommaria, sarà amministrata da "proconsoli" che richiamano Judge Dredd). Nathan Never il lettore se lo ritrova tutto vestito di nero, in lutto ma pettinato con il gel, dopo la guerra e la caduta di Urania, come uno spettro angosciante sopravvissuto al dileguarsi del proprio mondo e dall'identità sempre più variabile se non inconsistente.
Questo Nathan ci racconta, come mai prima, la contemporaneità e al
contempo la più completa irrealtà. La guerra sembra censurata nel suo
orrore e resa domestica, ancor meno che televisiva. Per tutta una serie di motivi,
alla fine della lettura viene quasi da dire che sulle pagine di Nathan
la guerra non c'è stata. Speriamo almeno nel futuro del futuro, se la
guerra di secessione è finita...
"Domani è un altro giorno". Con l' augurio di un migliore Nathan
Never.
Per ulteriori approfondimenti vedere anche la
recensione della storia, la
scheda della storia e l'articolo sui
personaggi.
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