  

|
Sog. e
Sce. Alfredo Nogara e Luigi Mignacco
| |
|
Dopo un periodo di buone storie si ricade nel fondo del barile da cui
faticosamente la serie stava risalendo. Sicuramente la causa è legata al
fatto che la storia in questione, giacente da tempo in redazione, è stata
ripresa e rivista. Ma mentre altre volte Mignacco lavorando sulla
base di Nogara è riuscito a tirare fuori un buon lavoro, questa
volta mi sento di dire che non c'è riuscito.
Già il soggetto lascia perplessi con l'idea che il sindaco di New York
affidi direttamente a Nick l'indagine; ma è la sceneggiatura a trascinarsi a
fatica lungo l'intero albo, con incongruenze che risaltano bellamente all'occhio
del lettore, pur se distratto: Nick riceve pieni poteri poi appena gli dicono
di farsi da parte accetta senza battere ciglio (il Nick visto in Missione solitaria
non l'avrebbe mai accettato), come pure quando lo lasciano fuori nell'incursione finale alla nave dove si trovano
gli ostaggi. Tanto lui sa che uno dei rapinatori non è lì:-)
Anche l'atteggiamento di Thelma è ambiguo: lascia il numero di cellulare
al medico del figlio per farsi contattare in caso di necessità (senza comunciare
ciò ai compagni), poi accetta che sia la compagna a fare un controllo in ospedale.
Comico è poi l'atteggiamento degli infermieri che fanno saltare l'operazione di
controllo in ospedale.
  

|
Renato Polese
| |
|
Il giudizio espresso sopra è anche influenzato dai disegni: inutile dilungarsi su
Polese, autore su cui si può sempre contare, ma sui cui non si può fare
affidamento sulla qualità. Qualche miglioramento (se per uno della sua esperienza
si può dire così) si era visto anche ultimamente, mo ora sembra essere svanito.
Visi tirati via che da giovani diventano anziani solo a qualche tavola di distanza,
e particolari non curati risaltano: un esempio sono le basi dell'elicottero di pag.36,
dove a destra sono uniformi, mentre a sinistra sembrano saldate male.
  
Storia negativa, che sicuramente nell'ottica dei miglioramenti visti nel
recente passato, è solo di passaggio. Così ce lo auguriamo.
|