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Arrivederci Groucho! recensione di Vincenzo Oliva Quando un’amante maniacale incontra un battutista maniacale per colpa di un maniaco dell’ordine affetto dalla classica mania inglese per i fantasmi, il lettore maniacale di fumetti scopre finalmente il più folle maniaco che esista sulla Terra: l’autore di fumetti! :-)
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Basandosi su una storia-non storia e sul meccanismo fin troppo abusato dei mondi funzionanti "a contrario", Tito Faraci, qui al suo esordio bonelliano, imbastisce un sontuoso divertissement, degno del personaggio affidato alle sue cure ed al suo talento d’autore. Questo "Grouchino" è l’ultimo, come ricordato anche nella seconda di copertina dell’albetto, e Faraci si regola di conseguenza, regalando al personaggio un finale col botto, esplorando (e sfruttando) tutte le potenzialità dell’umorismo vuoi demenziale, vuoi surreale, vuoi anche grassoccio che lo caratterizza, in un fuoco scoppiettante di trovate: un autentico saturnale.
L’ubiquo Faraci (Disney, Diabolik, Lupo Alberto, ora la SBE, dove vuole arrivare quest’uomo? :-)) si diverte e fa divertire il lettore, cosa volere di più da un albetto? Specialmente di Groucho. Quasi sempre gli albetti allegati agli speciali si sono rivelati storielline sciape e senza valore; questa anche, è una storia minima, in fondo, ma è scritta con gusto, intelligenza e rispetto per il lettore.
E’ un po’ distratto, per questa occasione, Luigi Piccatto. Certo è giusto che le sue migliori energie e capacità le riservi per la serie regolare (come nella recente, straordinaria, prova fornita in DD 154 "Il battito del tempo") o per Magico Vento; tuttavia per l’ultima avventura "a solo" di Groucho ci saremmo aspettati un po’ di più. Aleggia, infatti, sulle tavole della storia una cert’aria di tirato via in fretta: i volti poco curati, le espressioni poco intense, alcuni sfondi che paiono abbozzati appena. L’operato dell’artista riprende però quota con le sapienti ed indovinate caratterizzazioni di un ottimo Groucho, di cui Piccatto sfrutta a fondo le potenzialità umoristiche, facendone emergere la vis comica della maschera, e della sua "complice", l’improbabile "serial lover", cui dona un volto ora incantevolmente seducente, ora bamboleggiante, ora (quando si trasforma in serial killer) di feroce furia vendicatrice; mostrando una buona capacità di esplorare l’espressività femminile. Si conclude dunque l’avventura editoriale di Groucho con una propria testata (seppur vicaria degli speciali annuali di Dylan Dog), e questo avviene con una storia decisamente superiore a quella dello speciale 13 "Goliath" al quale è allegata, tanto che si può ben affermare che sarebbe proprio lo speciale ad esser meglio considerato come allegato del Grouchino! Se ne accorge anche Stano che per la copertina dell’albetto si impegna certamente di più, tirando fuori una gustosa rappresentazione della "relazione particolare" tra il buon Groucho e la "sua" serial lover, disegnata in un trionfo di carnalità femminile.
Se le storie fossero sempre come questa, scambierei volentieri il MaxiDylan annuale con una breve storia annuale di Groucho, staccata dallo speciale.
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