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I critici: solo resti fossili dell'Ade? di Stefano Priarone, critico e saggista > La critica fumettistica esiste? Mi chiedi di parlare di critica fumettistica (la citazione dell'incipit dell'ultimo libro della Fallaci non è casuale, vorrei che i miei libri vendessero l'1% di quello che vendono i suoi...): va bene, parlerò di critica e dei "resti fossili dell'Ade". "Resti fossili dell'Ade" sono i critici secondo Azazel, il simpatico demone creato da Isaac Asimov. Può anche essere vero, come ha detto Mark Twain, che "il mestiere del critico, in musica letteratura, teatro, è il lavoro più degradante che ci sia" (e meno male che all'epoca di Twain il fumetto non era stato ancora inventato, altrimenti avrebbe incluso anche i critici fumettistici). Tuttavia, chi si occupa di critica fumettistica è in una posizione ben diversa rispetto agli altri critici. In un vecchio numero di Lazarus Ledd, "Di donne, cavalier, gatte ed amori", uno dei personaggi dice "I critici sono una categoria assolutamente inutile" e, secondo un altro, "la categoria serve a dare un impiego ai cerebrolesi". Sulla prima affermazione si può discutere, la seconda è invece assolutamente falsa. I critici fumettistici non sono una "categoria": in genere sono un gruppo di poveri sfigati, che spreca tempo prezioso per scrivere articoli che nel novantanove virgola nove periodico dei casi non sono pagati e che, soprattutto, non sono letti quasi da nessuno. I critici fumettistici sono i dilettanti per antonomasia. Dilettanti e invisibili per eccellenza. Praticamente nessun volume a fumetti esce con l'introduzione di un critico fumettistico, nessun giudizio critico importa alle case editrici o agli autori (anche se alcuni autori hanno reazioni isteriche se leggono una sia pur minima critica). Inoltre, mentre anche nella stampa non specializzata si possono trovare recensioni di film, libri, dischi, al fumetto è riservato solo qualche articolo di costume (quando va bene...). E questo è un indice della persistente marginalità del fumetto, tagliato fuori dall'industria culturale. Eppure, malgrado la perenne crisi, molte testate a fumetti hanno vendite nettamente superiori rispetto alle vendite dei libri. Ma nessuno le nota. Tuttolibri, il supplemento letterario de La Stampa, da circa tre anni presenta anche rubriche su cinema, musica, Internet, Playstation, slow food, mostre d'arte, recensioni di ristoranti e alberghi (fatte dal grande Edoardo Raspelli, probabilmente l'unico vero motivo per leggere ancora Tuttolibri), ma ignora il fumetto. Il fumetto, come ha scritto Guido Tiberga, non è cool (che gli Dei Oscuri mi perdonino per aver scritto quest'orrenda parola...), non interessa ai Powers That Be culturali. E, forse, non hanno tutti i torti. La critica sembra non interessare a nessuno, nemmeno ai lettori (magari un libro di critica avesse le vendite di Kill Killer...). Ancora Azazel, parafrasando la stupenda (e politicamente scorrettissima, con il suo sessismo spudorato) "Goe and Catch a Falling Starre" (poesia che si dice abbia ispirato Lee Falk nel creare Mandrake) di John Donne, dice: "Piuttosto cerca rose in dicembre, e ghiaccio in giugno. Spera di trovare costanza nel vento o grano nella paglia. Credi ad una donna o a un epitaffio, o a qualsiasi altra falsità, prima di fidarti dei critici". Eppure, chi scrive (che non scrive solo di critica fumettistica) pensa che qualche tentativo per diffondere di più la critica (la critica fatta bene, fragrante, non le robacce che spesso si leggono) si possa e si debba fare. > Ha senso fare una fanzine di carta oggi? Qual è allora il futuro delle famose fanzine fumettistiche (spesso benemerite, come le storiche Collezionare e Made in USA fiorite nei primi anni Novanta)? Internet, naturalmente. Costi limitati e possibilità di raggiungere un vasto pubblico. Uno di questi siti lo conoscete già: è uBC Fumetti che mi ospita. Un altro è sorto da pochi mesi, fondato da chi scrive, insieme ad alcuni amici: è Prospettiva Globale, un sito votato esplicitamente alla critica sul fumetto ("coacervo di arte sequenziale" è il sottotitolo). Sarebbe bello avere poi una rivista di critica professionale e diffusa: c'è Fumo di china, ma non basta. Speriamo che lo possa essere la versione italiana del Comics Journal (spudorata autopromozione, visto che sono uno dei collaboratori...). E sarebbe bello che certi autori non guardassero con una certa spocchia chi critica le loro storie, come se solo chi scrive fiction possa essere considerato uno scrittore, e come se non costasse fatica anche scrivere saggi. E, invece, storicamente, gli italiani sono stati in media più bravi come saggisti che non come romanzieri.
Inoltre, si può anche essere ottimi critici fumettistici e ottimi romanzieri, come Leonardo Gori
(in bocca al lupo con "I delitti del mondo nuovo", che esce adesso, Leonardo! :-).
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