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J & J, Jerome & Jerry recensione di Marco Zucchi Vent'anni sono passati ed in questi venti anni Mister No ha affrontato tante avventure: si è scontrato con i cangaceiros, con sfruttatori, con scienziati pazzi, con ex nazisti, con militari altezzosi, con esper, con mostri di ogni genere. Solo un mostro non ha affrontato direttamente: quello dello spettro del padre...
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"Caro Babbo inutile discutere, d'accordo non saremo mai, che cosa c'è di strano in ciò...". Prendo in prestito le strofe iniziali della canzone A mio padre di Andrea Bocelli (©1999 - Insieme srl) per introdurre l'argomento di questa storia di Mister No: l'incontro di Jerry Drake con il padre Jerome. Nel corso della venticinquennale carriera del pilota amazzonico, non abbiamo mai avuto grosse informazioni sulla sua famiglia: solo negli ultimi anni ci è stato detto che il padre era finito in carcere, ma ben poco o nulla di più. Negli albi in cui Jerry rivive la sua gioventù (in particolare Maxi N.2 in primis), il padre non è ancora finito dietro le sbarre, ma è andato in Spagna a combattere contro i nazionalisti. Ora con questa avventura in tre parti viene finalmente svelata la verità, non solo a noi ma anche a Junior stesso, come lo chiama il padre. Ideata in coro dagli attuali sceneggiatori della serie (Colombo, Marzorati, Masiero e Mignacco), la storia viene essenzialmente scritta da Mignacco con un contributo nel primo dei tre albi di Masiero: il risultato che ne esce è un altro bel romanzo, come era stato il Maxi N.2 di Colombo e di Giovanni Bruzzo. Jerome esce dal carcere dal carcere dopo venti anni e prima di compiere una certa missione si reca a Manaus per ritrovare il figlio e restituirgli del denaro che Jerry gli aveva fatto avere da Max Culver, prima di ripartirsene da New York. La scena dell'incontro padre-figlio è tranquilla, quasi naturale, da parte di Jerome, mentre Jerry ad un primo momento di stupore, fa seguire rabbia ed incredulita'. Nel rivedere ciò che è accaduto in passato, raccontandolo ad Esse esse, Mister No a fatica ritira fuori la definizione che in quasi vent'anni aveva tenuto per il padre: vigliacco. Vigliacco per non avere denunciato degli aggressori, vigliacco per essere sfuggito alle proprie responsabilità, vigliacco per essersene andato in Spagna, vigliacco per non ammettere di avere ucciso colui che per Jerry ragazzo era un idolo e per il padre il miglior amico. In un viaggio sul Piper sopra la foresta amazzonica, finalmente i due possono chiarirsi: Jerome racconta quello che è veramente accaduto in Spagna: Logan Sinclair, un tempo idolo per Jerry, era un traditore, che aveva contribuito a dare uccidere per denaro e per gloria (il suo mestiere era il giornalista) degli amici. Il suo assassino, una volta ritornati negli Stati Uniti, non era stato Jerome, ma questi aveva accettato di assumerne la colpa per proteggere la sua compagna di un tempo: Petra. Il racconto, unito al senso dell'onore del padre, che per una colpa non sua si è fatto venti anni di carcere, senso dell'onore che è proprio anche di Jerry, fa rivalutare il genitore agli occhi del figlio.
Ad una narrazione con piglio e ritmo per i primi due albi almeno, segue
una girandola di cambi di scena nell'ultimo albo, l'unico tutto al
presente: il possibile traditore cambia in continuazione, disorientando
forse anche il lettore, e solo alla fine si scoprirà che i vecchi compagni
di un tempo agivano tutti per il bene l'uno dell'altro. "...Ti sembrerà incredibile, ma più ci penso più m'accorgo che assomiglio proprio a Te...".
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Questa avventura è un'avventura dove i testi, i dialoghi, sono preponderanti come importanza nello svolgimento della narrazione rispetto ai disegni, visto l'argomento trattato. Ma l'elevata qualità di questi ultimi contribuisce a rendere ancora più apprezzabile la storia. Tecnicamente il presente viene affidato ai pennelli di Diso, più in forma che mai, ed il passato al tratto graffiante di Orestes Suarez, sempre più indispensabile alla serie. Proprio il tratto del disegnatore sudamericano più si avvicina alla linea di Bruzzo, disegnatore del Maxi N.2, e visto che il passato di Jerry, disegnato da Bruzzo, e quello di Jerome, disegnato da Suarez, sono passati che si svolgono in contemporanea, la scelta è stata veramente ottima.
Purtroppo c'è una nota stonata: penso che problemi di scadenza abbiano richiesto l'intervento di Busticchi e Paesani, per disegnare otto tavole in flash back. Il duo ha svolto dei bei lavori per la serie, ma il tratto al confronto con quello di Suarez, che li precede, e di Diso, che li segue, non può fare altro che perderci, soprattutto nei visi dei personaggi: sono otto pagine stonate, che nell'ottica di un discorso complessivo, ovviamente, non devono influenzare più di tanto nel dare un giudizio più che positivo ai disegni. ![]() ![]() ![]()
A lungo attesa questa storia, ha mantenuto le promesse. Bella è l'idea
di fare disegnare a due disegnatori distinti fasi diverse della
narrazione, quali il presente ed il passato. La storia ha un notevole
spessore psicologico e se vogliamo ci lancia anche un messaggio:
l'importanza del dialogo tra genitori e figli, dialoghi che possono
spiegare e chiarire tante cose e dubbi, che anziché fare vivere male
la vita, possono aiutarla ad affrontarla meglio, a superare ostacoli,
ad essere certi che c'è sempre qualcuno su cui contare.
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