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A cosa somigliava il West?
Gli italiani leggevano i primi fumetti americani già dal 1908. A quell'epoca, il Corriere dei Piccoli ospitava le pagine domenicali di Buster Brown, Happy Hooligan, The Katzenjammer Kids, The Newly Weds e soprattutto Little Nemo. Questi fumetti furono adattati alle caratteristiche delle riviste per bambini di allora, che voleva dire censurare i dialoghi ed inserire semplici didascalie rimate. I primi fumetti italiani seguirono lo stesso schema. Negli anni Trenta, con la pubblicazione dei primi giornali, gli adulti cominciarono a far parte dei lettori di fumetti. Di solito, i giornali uscivano settimanalmente e contenevano articoli, illustrazioni e giochi, strisce di fumetti americani e italiani. In giornali come Topolino e L'Avventuroso i lettori trovavano alcuni delle produzioni Disney, assieme a Mandrake, The Phantom, Buck Rogers, Tarzan e molti altri. Con l'imposizione di Mussolini di pubblicare solo cose con protagonisti italiani, le pagine di queste riviste subirono un drastico cambiamento. Con l'eccezione di Topolino, amato dai figli del Duce, gli altri personaggi vennero italianizzati o germanizzati e le loro storie vennero tradotte finché durarono le scorte. Poi furono gli autori italiani a scriverne le storie. Federico Fellini, per esempio, scrisse alcuni episodi di Flash Gordon [nota III].
Abbastanza fortunatamente, gli autori dovevano trattare con un pubblico ancora più impreparato di loro. La gente era ingenua e non sapeva se questo o l'altro dettaglio fosse o non fosse accurato e, avendo a che fare con le stesse fonti della narrativa d'avventura, avvertì una profonda coerenza con le avventure improbabili dei loro eroi italo-americani. Sin dall'inizio, Bonelli e Galep lavorarono per documentarsi sul West americano. Le loro fonti principali erano i romanzi d'avventura, i film e le illustrazioni pubblicate ne Il Giornale Illustrato dei Viaggi. Fecero del loro meglio per rispettare la geografia in ogni suo dettaglio e la studiarono attraverso le cartine del West. Ci vollero anni, tuttavia, prima che Bonelli e Galep potessero consultare una carta dell'epoca dei loro eroi ["Tex e il sogno continua"] e dovette trascorrere almeno un decennio perché leggessero le prime descrizioni degli indiani che andavano oltre l'approccio scolastico ed imperialistico dei primi libri di testo. I cambiamenti apportati alla figura di Tex, alle sue qualità sia fisiche che morali, e la maggiore accuratezza nel ritrarre paesaggi, Indiani, luoghi e oggetti, andavano di pari passo con l'età del pubblico e questo è probabilmente uno dei segreti della sua longevità. In un primo momento ci furono i film, di John Ford, Howard Hawks, Anthony Mann e via dicendo, con attori ed attrici carismatici. Il viso di Tex venne modellato su quello di Gary Cooper, Cary Grant, John Wayne e, in seguito, dello stesso Galleppini. Ci furono, naturalmente, delle riproduzioni di dipinti di Bodmer, Catlin, Remington e la narrativa western, o piuttosto "del deserto" con i suoi classici pubblicati nella collana "Romantica" edita da Sonzogno. Per Galep (Galleppini) la vera ispirazione giunse dalle strisce popolari di Flash Gordon e Rip Kirby disegnate da Alex Raymond, ed in particolare dallo Steve Canyon di Milton Caniff.
Poi, per diversificare i volti e la personalità dei vari personaggi, si ispirò alle caratteristiche di vicini di casa, colleghi e amici. Nel suo "Indiani di fantasia". Galleppini scrive: "... da tutto ciò che mi circonda, traggo spunto e ispirazione per il mio lavoro. Mi si perdoni quindi se qualche volta i miei indiani possono essere apparsi con un aspetto un po' casalingo, così com'è stato per tanti altri elementi inseriti nel mio Tex: forse i visi marcati e rugosi dei pescatori incontrati per caso in qualche spiaggia della nostra Liguria non ne sono del tutto estranei". Commentando la qualità fantastica e surreale dei primi western italiani, Antonio Faeti parla di "un trepido, straordinario omaggio al West statunitense" espresso dall'arte prima ingenua e poi matura dei primi fautori del western italiano ["I butteri di Nerbini, Gli scorridori di Sonzogno"]. Forse, se questi aspetti della cultura italiana fossero stati noti agli americani all'epoca degli Spaghetti Western (dove l'elemento surreale e fantastico ricorre spesso) i critici sarebbero stati commossi piuttosto che irritati, come invece spesso accadde, dalla parodia e dalla distorsione del loro mito nazionale. Questo tributo è una maniera di integrare la straordinaria a unica avventura americana in una società più antica attraverso la cultura popolare. Essa definisce il paesaggio mentale di una nazione la cui cultura fu profondamente influenzata e trasformata dall'esperienza americana, non solo la "Frontiera" come simbolo manicheo di mondi opposti, ma il mondo di una memoria nazionale mista al "Wild West Show" ed alla lunga parata di eroi passati che hanno fatto la storia. G.L. Bonelli aveva creato l'eroe come voleva che fosse: un uomo coraggioso e generoso che non tollera l'arroganza, il potere, la menzogna e i soldati. Un uomo che condanni qualsiasi atto di violenza gratuita ma che non tema niente e nessuno. Quale espressione di un dinamismo e di un energia che fosse un concentrato delle immagini del West contenute nei film e nella letteratura, ma anche degli eroi di London, Dumas, Hugo, Verne e Salgari, Tex è un ibrido che nasce spontaneamente dall'immaginazione di Bonelli e Galleppini, in seguito rifinito dal figlio di Bonelli, Sergio, da Claudio Nizzi e da diversi altri artisti. G.L. Bonelli amava l'azione e gli intrighi, Sergio aveva un'inclinazione per il fantastico, Nizzi tornò al modello originale e rese l'eroe ancor più invincibile e le storie più realistiche. Dall'altro lato, Bonelli e Galep amavano le terre desolate e traevano ispirazione non soltanto dalla Monument Valley di Ford ma anche dai deserti della nativa Sardegna di Galep ["Tex e il sogno continua"]; Ticci amava sia le figure che i paesaggi. Egli cercò di rappresentare la tensione presente nei personaggi prima e durante un'azione, per conferire alla sua interpretazione di Tex sia realismo che stile cinematografico; lo stesso Tex, nato con le sembianze di Gary Cooper, diviene ora Charlton Heston ora John Wayne. L'alternanza degli autori salvò questo fumetto dalla ripetitività e fu una garanzia affinché gli eroi si evolvessero, maturassero e si affinassero in armonia con lo spirito del tempo ed i nuovi suggerimenti che arrivavano dal cinema e dalla cultura [nota IV]. Alcuni critici, per esempio, definirono il Tex attuale come un "western crepuscolare". Molti degli episodi di Tex di quell'epoca, infatti, mostravano un personaggio " più dubbioso e perplesso di quello classico, senza alcuna utopia trionfalistica e connotato da maggiore amarezza e più palese lirismo, quando comincia finalmente a cogliersi la follia della guerra e l'insensatezza della violenza, in stretto legame con film come "Piccolo grande uomo" e "Soldato blu" ["Io sparo positivo"]. In conclusione, vorrei sottolineare il progressivo approccio di G.L. Bonelli al problema razziale. Ogni tanto Tex si imbatte in indiani cattivi, ma tra gli indiani egli ha più amici che nemici. Trovandosi a scrivere in un'epoca priva del senso del "politicamente corretto" e del significato di "eurocentrismo", Bonelli tende a far sì che i bianchi siano predominanti e, come da tradizione americana, non permette ad un matrimonio interraziale di sopravvivere. D'altro canto, Lilyth stessa deve essere di sangue misto, almeno è quanto fanno supporre il suo nome ed i suoi occhi verdi. Questa riduzione dell' "Indianità" probabilmente influisce sulla sopravvivenza di Kit Willer.
Da una parte i giovani italiani erano portati a credere che gli indiani erano in grado di decifrare frasi complesse in segnali di fumo, complete di aggettivi, numeri e tempi verbali ["Western Graffiti"]. Dall'altra, chiunque non fosse un amico, o una tribù amica, era irrimediabilmente stupido, fesso e sanguinario. G.L. Bonelli ebbe le sue colpe a questo riguardo. Infatti, egli crede che, nel mondo manicheo di Tex, tutti i cattivi venissero rappresentati come stupidi, brutti e meschini. Secondo lui, egli dava agli indiani una gran dignità dal momento che essi erano semplicemente gli sconfitti, impoveriti e rattristati dalle circostanze ["Conversazione con Bonelli"].G.L. Bonelli scrisse che in molti modi gli indiani rappresentavano la figura negativa necessaria nella storia. Egli non è d'accordo con la nuova moda di rendere buoni tutti i "lupi delle favole". Pensa che tutti sapevamo già che la scoperta dell'America voleva dire genocidio, ma se Tex fosse stato troppo dalla parte degli indiani sarebbe probabilmente risultato antipatico. Bonelli, d'altro canto, ama gli indiani ma crede che il loro stile di vita non possa essere compreso dall'uomo bianco ["Mi sono simpatici"]. Quando Tex muoveva i suoi primi passi, un altro grande artista italiano, Hugo Pratt, scriveva ed illustrava una storia pro-indiani. Sgt. Kirk, pubblicato in Argentina, è la storia di un disertore dell'esercito americano che sceglie di vivere con una tribù indiana delle Pianure ["Comics of the American West"]. Ci vollero più di due decenni perché qualcosa di simile arrivasse anche nei film. Fuori dall'industria principale e lontano dal vero "West" era già possibile "ballare coi lupi".
Notes II. Da: Brunoro, Gedda e Verger. "Gli Ambienti." Tex e il sogno continua. (49-76). III. Questo schema della storia dei fumetti in Italia proviene da una pagina Web: "Italian Comics and the Industry of the Imagination." (http://www.bvzm.com/english/italianeng.html) IV. La descrizione dello stile dei diversi autori di Tex si trova in molte delle opere che ho consultato. In particolare, vedere i volumi Tex, Un Senese nel West con Tex e..., Tex e il sogno continua.
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